Non hanno ancora approvato il regolamento della zuffa. Si recita a canovaccio. Soggetto libero e montaggio improvvisato tipo blob.

 

Nel calcio c’è chi litiga per procura. E non sono pochi. Una volta, sul brutto ceffo in prestito alla ribellione, si diceva che “non le mandava a dire”. Adesso sembra che ognuno si adoperi per fare il contrario. Le conferenze stampa sembrano lo sfogo di una giovane casalinga in preda a un provvisorio esaurimento nervoso, sfoderato come l’arte della seduzione, con l’unica differenza che di piacevole c’è solo la scarsa durata della performance, e l’avance assicura l’effimera soddisfazione per chi, si potrebbe dirlo non senza una punta di commiserazione, che quelle cose volevano sentirsele dire.

 

Figuriamoci a crederci, all’"Under pressure" generale. Non c’è peggior ridicolo che credersi attori principali. Fa meglio chi ci prova gusto, ma alla fine trova sempre il modo di lasciare la scia dell’intelligenza. Questi no, questi ci credono a quello che dicono, e non perché sia giusto e corrisponda al vero, ma perché vogliono che siano gli altri a crederlo.

 

Sembrano i soliloqui davanti al bar, i comizi della nuova generazione, gli isterismi dei reality, quegli assoli dietro a un microfono, modulati tra le frequenze della sceneggiata e quelle dello sfogo malriuscito. Le domande, e non che siano da storia del giornalismo, degli “astanti” dell’irritabilità, si sentono appena, ma si capiscono benissimo dalle risposte. Fanno un po’ sorridere quei monologhi nevrotici che ricordano i discorsi di certi dittatori. Se non fosse per le argomentazioni, verrebbe quasi da farlo, l’infelice paragone.
Gli allenatori in seconda si danno al cabaret e al british humour, gli allenatori in prima chiamano quelli in seconda, rischiando la duplice offesa, non solo per il destinatario della risposta, ma pure per il presunto alleato. Si sentono nobiluomini del nuovo millennio questi personaggi del calcio coi processi in arretrato. Aspettano i padrini, dopo essersi appostati a lungo per cogliere sul fatto gli amanti adulteri.

 

Alcuni calciatori, invece, prima si accasano presso nuovi lidi improvvisamente desiderati, poi confessano misfatti e malumori delle relazioni interrotte. C’è chi ride di gusto, reagendo con ghigni fragorosi, sempre nelle proverbiali conferenze stampa. Quasi sbronzi, stravaccati, rossi d’isteria e di ogni cosa. È un risiko di mandate a farsi benedire questa dialettica, che tanto piace a chi non sa come e dove consegnarne una decente a questi oratori dell’ultima ora.

 

Chissà se basti aspettare un ometto vestito di grazia, che con fare sobrio e discreto si avvicini tomo tomo, per affacciarsi in sala durante una di queste conferenze che ormai vanno e vengono come i turni dietro un banco delle televendite. Chissà che invece di affannarsi a fare domande, a chiedersi i come e i perché, a interrogarsi sui torti e le ragioni, questo tizio non si faccia una risata, sana, educata, sincera, come Snoopy. Oppure, che faccia come Charlie Brown, poggiando il mento sulle dita incrociate e dica a tutti perdonatemi ma mi avete un po’ annoiato.

 

Elio Goka