di Pietro Turchi

 

 

Il vissuto tifoso interista è sempre pratico nell’apostrofare come “bidone” un nuovo acquisto che non ha soddisfatto le aspettative. A prima vista, la situazione di Shaqiri potrebbe rientrare nella prima definizione, vista la scarsa utilità degli ultimi mesi e i 15 milioni che l’Inter dovrà recapitare in estate al Bayern Monaco.

Proviamo però ad analizzare meglio la situazione.

 

L’impatto di Shaqiri sull’Inter è stato, nei primi mesi, positivo. Lo svizzero ha portato freschezza alla manovra offensiva nerazzurra, oliando meccanismi inceppati per le poche soluzioni di gioco.

Si è distinto particolarmente nelle gare con Palermo, Atalanta, Fiorentina e Napoli poi, pian piano, il rendimento è calato.

Complice sicuramente la sua idea di calcio, ancora lontana dalla coralità italiana, Shaqiri ha mostrato più volte la tendenza a vivere di iniziative personali. Un po’ alla Menez, se vogliamo provare ad azzardare il paragone.

Questa situazione è assolutamente deleteria per la crescita della squadra, che necessita della ripetitività dei gesti tecnici e della creazione di soluzioni di gioco replicabili.

In aggiunta a questo fattore ci si è messo pure il calo fisico patito dalla svizzero, riflesso della prima parte di stagione da spettatore e di una risicata preparazione atletica invernale.

 

A questo punto, Mancini decide di relegare lo svizzero in panchina e rispolverare Hernanes. Il brasiliano, accantonato dalla gestione Mazzarri, risponde alla grande agli stimoli e inanella prestazioni d’alto livello tecnico e di quantità invidiabile.

Hernanes, a differenza di Shaqiri, conosce benissimo il calcio italiano e garantisce un maggiore equilibrio, visto anche l’ottimo senso tattico acquisito nel tempo.

Shaqiri rimane in panchina e nelle ultime 8 gare gioca titolare solamente contro la Juventus, vista la squalifica di Hernanes.

 

Trarre conclusioni affrettate sarebbe facile e scontato, ma personalmente mi sento di andare verso un’altra direzione.

Avere Shaqiri in rosa solamente da gennaio è differente dall’averlo a inizio stagione. Entrare in squadra in corsa non è assolutamente semplice, poiché si deve tentare di assorbire velocemente un nuovo metodo d’allenamento.
L'ex Bayern, nonostante sia basso di statura, ha un fisico possente che necessita di tempo per adeguarsi ad altri tipi di lavoro.

Inoltre, non è da trascurare la difficoltà d'adattamento ad un campionato diverso dalla Bundesliga, con mentalità e tattiche totalmente diverse.

Le basi del trequartista ci sono e sono salde; ha dimostrato altrove di essere un giocatore vero, prima con la maglia del Basilea, poi con quella del Bayern e recentemente durante i Mondiali in Brasile.

Non gridiamo al bidone, vale la pena aspettare prima di dare un giudizio univoco sull’esperienza di Shaqiri in nerazzurro.