Felipao is on fire. Gli ultimi 180 minuti ufficiali della stagione della Lazio hanno regalato a Simone Inzaghi un Felipe Anderson in versione superstar. I due assist per Milinkovic-Savic nella trasferta di domenica pomeriggio sul campo del Sassuolo sono la prova schiacciante che il brasiliano è ormai tornato ai suoi (elevatissimi) livelli. Concentrato, preciso, imperturbabile, a tratti persino devastante. Come in Europa League, giovedì scorso. Inevitabilmente, però, crescono anche i rimpianti. L'infortunio di fine luglio, apparentemente non così serio, di fatto ha compromesso la sua annata, facendogli saltare l'intero girone d'andata in campionato. Sarebbe servito come il pane, da titolare ma anche a gara in corso, in quelle partite (Spal, derby e Fiorentina, giusto per citarne qualcuna del girone d'andata) in cui la squadra non girava a meraviglia e/o le difese avversarie riuscivano costantemente a prendere le misure agli attaccanti biancocelesti. C'è però da considerare anche l'altra faccia della medaglia: senza il suo travagliato KO, forse, Luis Alberto non sarebbe esploso e diventato uno dei centrocampisti più incisivi e belli da vedere di tutta la Serie A (e anche oltre).

Il valore del giocatore, in ogni caso, non è mai stato in discussione. Qualità che si sono palesate con veemenza nelle altre due partite di campionato in cui Anderson ha messo a referto acuti a suon di bonus: rete nel 4-0 al Crotone (10 in pagella), gol e assist nel recupero vinto 3-0 con l'Udinese (11.5 il suo fanta-voto). Con i due +1 del Mapei Stadium, l'ex Santos ha portato la sua fanta-media sul 7.35, nettamente tra le più elevate del reparto. Insomma, la 'punizione' post-Genoa, concretizzatasi con la mancata convocazione per Napoli, sembra aver sortito l'effetto più positivo possibile. Felipe ha imparato la lezione, si è messo a totale disposizione del gruppo e del tecnico, comprendendo in via definitiva di non poter più essere considerato un elemento intoccabile, ma parte di uno zoccolo duro di grandi giocatori pronti ad alternarsi per l'esclusivo bene della Lazio. Il primo indizio della svolta si è avuto, come detto, nel ritorno dei sedicesimi di EL contro l'FCSB. Una prova maiuscola, impreziosita da due splendidi assist per Immobile e dalla discesa vincente chiusa con il diagonale del provvisorio 4-0. Ecco perché Inzaghi l'ha lanciato da titolare due giorni fa: un'intuizione (l'ennesima), di fatto, vincente.

E ora che cosa aspettarsi in ottica fantacalcio? I più lungimiranti lo hanno aspettato con pazienza, resistendo all'amara tentazione di svincolarlo o di cederlo tramite scambio. Sarà interessante a questo punto valutare come l'allenatore capitolino gestirà l'abbondanza di elementi dal centrocampo in su. Il problema resta sempre lo stesso: oltre al totem Immobile ed escludendo Nani, che parte leggermente indietro nelle gerarchie offensive, ci sono due posti per tre giocatori, ovvero Milinkovic-Savic, Luis Alberto e, appunto, Felipe Anderson. Passando in alcune occasioni dal collaudatissimo 3-5-1-1 al comunque fruttuoso 3-4-2-1, la soluzione più spregiudicata (e già andata in scena) potrebbe essere quella di abbassare uno tra il serbo e lo spagnolo in mediana per dare spazio agli altri due alle spalle del capocannoniere partenopeo. In tal caso, però, sarebbe escluso Parolo o Leiva, due delle pedine (non solo) tatticamente più importanti di questa Lazio. All'orizzonte tre partite casalinghe che daranno le indicazioni principali sul prosieguo della stagione: Milan in Tim Cup, Juventus in campionato, Dinamo Kiev in Europa League. E i fantallenatori di Anderson si augurano che il brasiliano continui a fare la differenza. Magari con un minutaggio stabilmente più corposo.