“Abbiamo giocato male, ho sbagliato a preparare la partita, ora siamo con un piede fuori dall'Europa". Queste le parole, oneste e amare, di Roberto Mancini dopo la sconfitta del suo City contro l'Ajax nel girone di ferro della Champions League. Parole che sanno di resa alla lotta per la competizione più ambita. 

 

Competizione in cui il Mancio non riesce proprio ad avere soddisfazione. Sì perchè il rebus Mancini Champions parte da lontano, da circa vent'anni fa. Era il 1992, era di maggio, il teatro era il più prestigioso: Wembley. 

 

Roberto Mancini all'epoca non aveva neanche 28 anni, era uno degli artefici del miracolo Samp di Vujadin Boskov. Quella dello scudetto, quella di Vialli e Pagliuca, di Lombardo e Cerezo, di Vierchowod e capitan Mannini. A Wembley la Doria disputava la finale di quella che si chiamava ancora Coppa dei campioni

 

Di fronte c'era il Barcellona di Cruijff, di Zubizarreta e Bakero, di Michael Laudrup e un giovanissimo Pep Guardiola, di Hristo Stoickov e, soprattutto, di Rambo Koeman. Fu proprio il difensore olandese a decidere la partita con un punizione delle sue al minuto 112. Da allora per il Mancio la Coppa dei campioni, adesso Champions, è uno di quei pensieri da non dormirci la notte. Un cruccio permanente e fastidioso.

 

Da allenatore, infatti, le cose non sono andate meglio. Come tecnico dell'Inter lo Jesino vi ha partecipato 4 volte. E tutte le volte sono state cocenti delusioni. Come l'eliminazione nel derby ai quarti di finale del 2005. Come l'ancor più pesante eliminazione dell'anno successivo ad opera del Villareal, quando i nerazzurri vengono buttati fuori, sempre ai quarti, da un gol di Arrubarrena. Altro nome che infoltisce la lista dei fantasmi notturni del Mancio. 

 

Poi, addirittura, due passi indietro, elimazioni agli ottavi di finale. Prima il Valencia, che la spunta con un beffardo 2-2 a San Siro e 0 a 0 al Mestalla, con rissoso epilogo finale. Ma il culmine è raggiunto nel 2008: eliminati dal Liverpool di Rafa Benitez con improvvise dichiarazioni post-partita del Mancio che prometteva di lasciare la panchina nerazzurra alla fine dell'anno. In seguito lui ritrattò, ma Moratti aveva già scelto Mourinho che per riportare l'Inter sul tetto d'Europa ci mise meno di due anni!

 

Il resto è storia recente: il City degli sceicchi fatto fuori lo scorso anno dal Bayern e dal Napoli di Mazzarri. Fino ad arrivare a mercoledì, all'Ajax, a De Jong, a Moisander, a Eriksen: altri nomi da ricordare, o forse dimenticare più in fretta possibile. Perchè tanto dopo di loro ce ne saranno altri e il rebus Mancini Champions continuerà a non risolversi.

 

 

Fabio Galluzzo