Da qualche ora circola, in rete, la lettera aperta che un pungente giornalista gossipparo tedesco, tale Franz Wagner, ha pubblicato sulle colonne della Bild nella giornata di ieri. Per il momento, mi limito a riportarla.
Caro italiano, di nuovo lei.
Con il suo vino, la grappa, gli spaghetti all’arrabbiata, il tiramisù. Ciao bello mio.
Noi non abbiamo mai vinto contro l’Italia. Noi vi crediamo romantici, ma in realtà siete spietati.
La sconfitta più amara l’ho subita a 18 anni, in spiaggia, a Rimini: un italiano mi ha portato via la fidanzata. Spietato e romantico.
Non c’è bisogno di dirvi come ci si senta, da soli sull’asciugamano di quell'hotel.
L’italiano è un pirata, ti strappa la donna dall’asciugamano ed allo stesso modo ti fa gol. S’inginocchia davanti alla vergine Maria, poi davanti a Dio: ed allo stesso tempo è un killer. Che partita ci aspetta? Io ho paura per i nostri “bravi” ragazzi. Cordialmente,
Franz Josef Wagner
"Diamine - mi sono detto, leggendola -, ma ha ragione". In tutto e per tutto. Ci ha dipinti come meglio non si potrebbe. Beviamo vino, mangiamo spaghetti, rubiamo le donne agli altri. Siamo cattolici - quasi tutti, io faccio rara eccezione - e giochiamo a pallone come dei pirati. Allora, luogo comune per luogo comune, mi sono detto: ma se questo nobel tedesco per la letteratura riesce ad avere così riscontro nel suo Paese, grazie a questa morbosa apologia del luogo comune, non vedo perché anch'io, misero scribacchino di periferia del giornalismo, non possa dedicare a lui i miei versi, a lui pudicamente ispirati.
Caro tedesco, di nuovo lei.
Con la sua birra, i kartoffen, i wurstel, i crauti e lo strudel. Ciao brutto mio.
Noi abbiamo sempre vinto contro la Germania. Noi vi crediamo freddi, ma in realtà siete apatici. La vittoria più dolce l’ho vissuta a 22 anni, al Westfalenstadion, a Dortmund: dopo il gol di Grosso, ho portato via la fidanzata ad un crucco, spacciandomi per il fratello meno figo di Cannavaro. Io sono così, spietato e romantico.
Non c’è bisogno di dirvi come ci si senta, abbracciati a quella teutonica bionda sull' asciugamano di quell'hotel, nell'attesa di diventare Campioni del Mondo. Si, sono un pirata, ho rubato la donna d'altri ed allo stesso modo ho vinto i Mondiali facendo espellere Zidane. Mi inginocchio davanti a Dio e poi rubo, picchio i bambini e bestemmio. Che partita ci aspetta? Io non ho paura per i nostri “bravi” ragazzi. Cordialmente,
Alfredo De Vuono
E' così che vorresti che io ti rispondessi, vero? Così, ammettendo le mie italianissime viltà ed esplodendo le mie velleità, dandoti ragione su tutta la linea, mostrandomi spaccone e greve? COsì, volgare, gretto e banale come mi dipingi, a rinfacciarti le mie vittorie ed a ricordarti le tue sconfitte?
Se è questo che vuoi, beh, sappi che non lo avrai. Sono italiano, sì. E sono un pirata. E conosco la mia storia, il mio Paese ed i miei fratelli meglio di te. Ho tantissimi difetti, ma che fanno il paio con tutti i miei pregi. E non rinnegherò mai né gli uni e né gli altri. Ed in quelle rarissime occasioni - perché, credimi, non mancano - in cui mi vergogno delle mie pecche, e cerco di celarmi dietro una maschera che non m'appartiene, mi basta un sospiro - o un gol - per tornare me stesso. Guardarmi allo specchio, ridere per quanto io sia idiota nel cercare la tua apparente compostezza, e rifiutare quell'immagine.
Me l'ha insegnato a farlo un grande italiano, come Nino Manfredi: che, in "Pane e cioccolata" del 1974, veste i panni dell'emigrante italiano nella Svizzera tedesca. Qui, sopraffatto dal contesto e discriminato per la sua cultura e le sue origini, si finge teutonico. Fino a quando...
E' così che vuoi vedermi, vero? In mezzo ad una strada, col volto insanguinato, meritatamente solo a seguito dei miei raggiri, della mia pochezza, e del mio essere pirata ?
E così sia. Guardalo tutto, però, lo stralcio di questo capolavoro di Brusati. Perché anche e soprattutto quando tutto sarà finito, tu rimarrai nella taverna, con i tuoi compagni, a continuare a deridermi. Io, invece, resterò fuori. Solo con me stesso.
Anzi, no. Con una donna d'estrema bellezza e cortesia. Che però non é la donna che, da buon pirata, ti rubai anni addietro, ma una ragazza dalla nazionalità che dovrebbe farti presagire qualcosa. Ed adesso, si, che sto parlando di calcio.
Alfredo De Vuono