Da un amore tradito sono sempre nati i conflitti più feroci. Quella tra Gonzalo Higuain ed il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis è la classica storia d’amore finita male: due anni di goduria a suon di gol, di ribalta europea, di paragoni illustri col passato, del record di gol di Angelillo infranto, delle lacrime contro l’Arsenal, quando la qualificazione sfumò per la peggior differenza reti con gunners e Dormund (nonostante i 12 punti raccolti, caso unico nella storia calcistica). Tutto bello, almeno fino alle parole del fratello-agente Nicolas, datate giugno 2016:

"De Laurentiis chiede solo la clausola rescissoria per un'eventuale cessione. Di fronte a questa richiesta noi abbiamo il diritto di non voler rinnovare il contratto. Siamo arrivati a Napoli con un progetto da Champions, che puntava a vincere lo scudetto, un progetto ambizioso, con miglioramento delle strutture e voglia di crescere, ma la risposta della società non è stata corretta. Andremo a scadenza, poi si vedrà. Gonzalo è ultra professionale e darà il massimo. Vedremo cosa accadrà nel 2018, quando Gonzalo avrà 30 anni. Per ora continueremo a rispettare il contratto, poi non so cosa succederà, se arriverà un club e riuscirà a comprarlo o meno".

Il calciomercato aveva aperto da poco i battenti e l’Argentina aveva appena perso la Coppa America del Centenario ai rigori contro il Cile (con diverse occasioni da gol sprecate proprio dal Pipita e penalty decisivo sbagliato da Messi). Lo stupore dei primi giorni lasciò spazio poco a poco all'incubo di vedere il proprio beniamino con la casacca degli acerrimi rivali. Incubo che si materializzò il 26 luglio, quando ci fu l’ufficialità di Higuain alla Juventus. Il silenzio del non-saluto di Gonzalo fu compensato dal rumore di una piazza e di un presidente traditi nell'orgoglio.

Sono passati esattamente 9 mesi da quel giorno, ma la ferita sembra tutt’altro che rimarginata. Tutta colpa della semifinale di ritorno di Coppa Italia, quando al San Paolo proprio lui, Gonzalo Higuain, segna una doppietta ai suoi ex tifosi e si rende protagonista di un’esultanza polemica: alza il dito, indica il presidente seduto in tribuna autorità ed esclama sibillino “Es tu colpa”, "E' colpa tua". Dopo settimane di silenzio è finalmente arrivata la risposta del patron azzurro, affidata ai microfoni del portale Bein Sport:  

"Higuain mi indica col dito per assolversi davanti ai tifosi? Loro non sono stupidi, capiscono perfettamente. E comunque, se tu sei una persona di buon gusto e che conosce la storia, non puoi tradire la squadra dove hai giocato e dove ti sei affermato, per andare all'acerrima nemica di sempre, che è la Juve. Credo che sia una caduta di gusto, dove non c'entra più né il presidente né il fratello del giocatore, c'entra soltanto la sua cultura, che ha dimostrato di essere piccola".

Caduta di gusto o no, soldi o progetto vincente. Chi abbia realmente ragione importa poco. Il punto vero è che De Laurentiis è un amante ferito. Intendiamoci: sapeva che potesse andar via (essendoci una clausola rescissoria), ma sperava in uno sceicco con una bella valigetta piena di euro, per un Lavezzi o Cavani bis. Bene, la valigetta è arrivata, ma non da Parigi, Manchester o Londra, bensì da Torino, dal gruppo Exor, con tanto di sorriso a 32 denti di Andrea Agnelli.

Il resto è storia nota: ogni gol in bianconero una pugnalata al cuore. E allora come guarire da questo amore tradito? Ci vorrà tempo, ci vorrà un nuovo amore. Io, invece, al presidente lancio le parole del filosofo russo Vasilij Rozanov: “Dai grandi tradimenti hanno inizio i grandi rinnovamenti”. MaksimovicZielinski, Rog, Diawara, Milik, non sono male come rinascita, buoni sia per il presente che per il futuro.
E allora presidente “scurdammec o passat” e guardiamo avanti. 

Almeno fino alla prossima clausola rescissoria…