Quando lo scorso gennaio la dirigenza del Bayern Monaco in gran completo annunciava con sorriso a 32 denti che Pep Guardiola sarebbe stato il futuro allenatore del club più titolato di Germania molti hanno storto il naso.

 

Per il leitung bavarese la ricetta era infallibile: prendi un parco giocatori tra i più forti d'Europa, falli allenare da uno che l'Europa l'ha dominata in lungo e in largo facendo innamorare il mondo e il gioco é il fatto.

 

Per gli storcitori di naso le obiezioni erano invece tante: "Quello non è mai uscito dal recinto di casa sua", dicevano. "Son bravi tutti a dominare con Messi, Xavi e Iniesta", altro coretto. "In Germania sfondano come panzer, non puoi convertirli al tiki taka, non è nella loro natura", filosofeggiavano i tecnici più smaliziati.

 

Poi ci si è messo anche quella vecchia volpe di Jupp Heynckes, il suo predecessore, conquistando il triplete e consegnando alla storia la migliore stagione di sempre del Bayern Monaco prima di godersi la meritata pensione. Guardiola in Germania non può solo vincere, è costretto a stravincere. Tutti lo attendono al varco.

 

E dire che la stagione era iniziata come peggio non poteva: sconfitta per 4 a 2 nel primo trofeo stagionale, la Supercoppa di Germania, contro gli odiati rivali del Borussia Dortmund. Altro club da prendere a modello per gestione monetaria e competitività tecnica.

 

Da quella sera Pep ha aggiustato il tiro e sono cominciati i successi. Prima nella Supercoppa Europea, contro il nemico di sempre José Mourinho. Poi nel Mondiale per Club, in finale contro i marocchini del Raja Casablanca. Nel frattempo gli sturmtruppen bavaresi hanno dismesso gli anfibi per calzare delle più comode ballerine, trasformando l'Allianz Arena, e tutti gli stadi calpestati, in teatri da Sardana

 

 

Non che i calciatori del Bayern mancassero di tecnica purissima, ma Guardiola ha aggiunto quella grazia, quella leggerezza e quella coralità di matrice catalana, conservando la forza d'urto teutonica, in un mix spaventoso di forza, potenza ed estetica. E ieri è arrivato anche il primo trofeo pesante della stagione, un Meisterschale, il numero 24 nella storia del Bayern, torturato con ferocia fin dall'inizio e conquistato con sette turni di anticipo. Record.

 

Meglio dello scorso anno quando i bavaresi si erano imposti sei giornate prima del necessario. Un campionato dai numeri impressionanti che più delle parole descrivono il dominio assoluto: mai sconfitti in 27 turni (solo 2 pareggi), 19 vittorie consecutive (record europeo), 10 vittorie esterne consecutive, 79 gol fatti e 13 subiti, 25 punti dalla seconda. E manca ancora un mese e mezzo.

 

 

Eppure tutto questo rischia di non bastare. Gli uomini di Guardiola sono attesi nelle prossime settimane da una semifinale di Coppa di Germania contro il Kaiserslautern, e probabile finale col Dortmund, e soprattutto da un quarto di Champions dove ad attenderli c'è il Manchester United.

 

I bavaresi vogliono essere la prima squadra a laurearsi Campione d'Europa per due volte di fila e a conquistare due Triplete consecutivi. E' il destino di Pep Guardiola. A lui non basta vincere, deve stravincere. Gli storcitori di naso stanno sempre lì, lo aspettano al varco.

 

Fabio Galluzzo