di Ezio Azzollini

 

A Milano, citando un vecchio adagio sempre in voga, c'abbiamo solo la nebbia. Mai come adesso. E' una nebbia che avvolge tutto: programmi, ambizioni, investimenti (?), prospettive. A Milano, nella Milano calcistica, si naviga a vista. Che, con 'sta nebbia, non è troppo raccomandabile.

 

Il Milan: forse vorrebbe cambiare traghettatore, ma non può permettersi il terzo stipendio alla voce allenatore, proprio no. In linea teorica è grottesco che voglia continuare a permettersi 4 milioni a stagione per Hulk-Hogan in difesa, ma questa è un'altra storia. Con il medesimo risultato (pessimo) di chi ha già cambiato. Cambiato traghettatore, ma non marcia.

 

L'Inter: ha cambiato, senza cambiare. O forse, cambiando in peggio. Perché anche in nerazzurro, dove gli psicodrammi in campo non sono mancati, e forse con troppa leggerezza si è pensato di potersi permettere di fare i pedagoghi con Osvaldo, e con molta fantasia ci si illude di poterci rinunciare.

 

Tra rossonerazzurri, è una paradossale sfida a chi sta peggio: sta peggio chi non può investire, o chi investe per investire, compra di tutto, un po' alla 'ndo cojo cojo, uno buono salterà fuori. Il punto non è questo: Shaqiri è buono, Podolski forse, Brozovic certamente, così come Menez è buono, Cerci chissà, e il Bernabeu dice che persino Torres a costo zero, buono, lo pareva eccome. Il problema è quella nebbia, cruccio dolcemente condiviso tra chi ha poco da fare hiphip urrà, e chi con le proprie monete indonesiane hip hip urrà non riesce a farlo, ammesso che voglia, ammesso che sappia come si fa. Nella nebbia, non riesci a fare hip hip urrà: non sai neanche in che direzione orientarti, per farlo. Chi c'è, cosa c'è, dietro quella coltre fumosa fatta di dubbi, di incertezze, di un gigantesco muro di vapore bianco. In un capolavoro di Carpenter, la nebbia anticipava i morti che ritornavano (sinistra metafora che si presterebbe non male). In un racconto tra i migliori di Stephen King, dalla nebbia sbucano mostri di un'altra dimensione. La nebbia del calcio milanese è ancora più terribile: perché, a Milano, dalla nebbia non esce fuori proprio niente. Un drammatico, disarmante, ed avvilente niente.