Premessa: sono un grande, grandissimo estimatore di Walter Mazzarri. Certo, ha dei limiti, ma se ha gli uomini giusti le sue squadre girano una meraviglia. L’esempio perfetto è il suo ultimissimo Napoli, quello della scorsa primavera: difesa a tre, gioco sugli esterni, un mediano di rottura e due mezzali (fu fondamentale l’esplosione di Dzemaili), una punta generosa e una mezza punta fantasiosa. Una macchina perfetta. Non parliamo, poi, della sua capacità sciamaniche di resuscitare i morti – basti ricordare Zuniga tre anni fa, oppure Alvarez e Jonathan lo scorso anno.
 

Ma, dicevamo, anche Walter ha dei limiti. E al di là di quelli tattici (l’integralismo sulla difesa a tre), ne ha uno comune a molti tecnici: non è un grande comunicatore. Chiunque abbia seguito più di una volta le sue dichiarazioni post partita potrebbe scriverle senza nemmeno ascoltarlo. In particolare, ci sono dieci formule che Mazzarri ripete con una certa frequenza: almeno tre-quattro sono sistematicamente presenti ogni volta che si presenta davanti ad una telecamera.
 

1) GIOVENTÙ BRUCIATA
 

Una delle cose per cui non verrà ricordato Walter Mazzarri è la sua propensione a lanciare i giovani. Lui sicuramente ribatterà che ha fatto esordire Lorenzo Insigne, ma a quel punto bisognerebbe ricordargli la situazione: 10 secondi d’orologio in un Livorno – Napoli 0-2, 10 contro 11, con Marchini in porta – insomma, il classico esempio di esordio indimenticabile. 
 

Non è amante dei ragazzi, ma non gliene faremo una colpa. Piuttosto, c’è da capire quando inizia e quando comincia, ‘sta benedetta gioventù: più di una volta Walterone s’è mostrato confuso, sull’argomento.
 

Ma io non capisco perché dite che non faccio giocare i giovani: stasera Cambiasso parte titolare!"
 

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Due giovanissimi giocatori dell'Inter (getty images)


2) CORSA
 

Non ha mai parlato di obiettivi, Walter. Mai. Anche quando alla squadra mancavano una manciata di punti per raggiungere il risultato sperato ad inizio stagione. Mai rapporti con le dirette concorrenti, mai un più che sincero “puntiamo ad arrivare in Champions, per lo scudetto si vedrà”. Niente di tutto questo: il centro dei pensieri è sempre e solo la squadra. 
 

Non guardiamo le altre, facciamo la corsa su noi stessi. Ed ogni partita da qui alla fine è una finale.

 

3) NON PARLO, MA…
 

Nella retorica mazzarriana esiste una categoria denominata “Le cose che non dico”. Fra queste, c’è sicuramente il giudizio sul comportamento di un qualsiasi arbitro durante una qualsiasi partita. Walter partirà sportivo, non ne vorrà parlare. Ma poi…
 

Io non voglio parlare degli arbitri, però quello era rigore.

 

4) EPISODICAMENTE
 

Situazione tipo: partita in casa con una provinciale persa per 0-2. La squadra allenata da Mazzarri ha giocato male, malissimo, ed è stata surclassata dalla neopromossa. Allora lui si presenterà davanti alle telecamere e… ammetterà i suoi errori? Certo!
 

Il calcio è fatto di episodi: stasera siamo stati sfortunati.

 

5) RISPETTO PER L’AVVERSARIO
 

Walter Mazzarri è uno degli indiscussi maestri della nobile arte del “mettere le mani avanti”. In ogni momento, in ogni situazione, lui saprà come pararasi il fondoschiena nel caso in cui una determinata partita non vada come dovrebbe. Ci sono due modi per cautelarsi, che possono essere usati anche in una diabolica combo. Il primo è una sviolinata al collettivo avversario. Esempio: l’anno scorso il Napoli andò a giocare a Pescara, a fine aprile; gli abruzzesi, già promessi alla B, avevano raccolto la bellezza di 2 punti in 15 partite. Uno di questi punti era arrivato la giornata precedente, all’Olimpico, contro la Roma (che, ricordiamo, era la Roma dell’anno scorso, non quella di Garcia). Walter presentò la partita dicendo:
 

Il Pescara è la peggiore squadra da affrontare in questo momento.
 

Ovviamente l'epilogo fu questo.
 

Il secondo modo per mettere le mani avanti è l’esaltazione delle individualità degli altri. Fu meraviglioso, nella fattispecie, prima di un Napoli – Siena, quando disse:
 

Il Siena ha delle ottime individualità… su tutti, hanno Larrondo.
 

larrondoGiocatori temibili: Larrondo, 41 partite e 4 goal in Serie A (getty images)


6) ASPRO-MONTE 
 

Sempre parlando del “mettere le mani avanti”, nell’ultimo periodo a Napoli Walter ha imparato un nuovo termine: monte ingaggi. Chi ce l’ha più alto è avvantaggiato. È la svolta per la retorica mazzarriana: diventa un nuovo leitmotiv, la grande hit della scorsa primavera.
 

Non dimentichiamo che, per monte ingaggi, questa è una squadra da sesto-settimo posto.

 

7) RITORNO AL FUTURO
 

L’ultimo periodo di Walter a Napoli fu caratterizzato da un vero e proprio tormentone: rimane o se ne va? Mazzarri non ne parlare, perché doveva mantenere la concentrazione nello spogliatoio. E, quando doveva parlarne, diceva quello che dice ogni anno, tutte le domeniche, prima dell’ultima partita di campionato.
 

Del futuro parlo a fine stagione.

 

8) TIRI A SALVE
 

Discorso a parte andrebbe fatto sulle statistiche di WM. Sì, perché sono una cosa personalissima, che conosce solo lui: conti fatti tramite strane equazioni che considerano anche i movimenti di Plutone e l’ascendente del mister avversario. Capita, così, che alla fine di una partita persa 5-0 contro una diretta avversaria, Walter il Mago parlerà degli episodi, ma dirà anche:
 

Stasera s’è dominato: abbiamo creato almeno settantanove palle goal nitide.


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Mazzarri si cruccia dopo trenta palle goal non sfruttate (getty images)

 

9) MERCATO? NO, GRAZIE
 

Nei suoi quattro anni a Napoli, ricordo solo una volta in cui Mazzarri abbia parlato esplicitamente di mercato. Era l’inizio della stagione 2011/2012, prima che cominciasse il campionato, e Walter disse, un po’ polemicamente: “Avevo chiesto tre giocatori: Criscito, Vucinic e Vidal. Non è arrivato nessuno”. Per il resto, è una continua delega. Ed anche se un giocatore è chiaramente sul mercato, a sentire Walter pare che rimanga al cento per cento. 
 

Voi lo sapete, io non parlo di mercato: di quello si occupa il ds. Se arriverà qualcuno, bene; altrimenti, io sto già bene così.

 

10) PERFECT!
 

Quando ero piccolo non c’era ancora l’ampia diffusione dei videogiochi calcistici, quindi si ripiegava su quelli di combattimento: su tutti, Street Fighter. Vincere uno scontro a Street Fighter era già di per sé un elemento per pavoneggiarsi; se poi lo si vinceva col PERFECT (cioè senza che l’avversario riuscisse a dare nemmeno un cazzotto) partiva l’automatico sfottò. 

Ecco, Mazzarri è uno dei pochi allenatori che può vantare un PERFECT: mai stato esonerato. E lui, che non è un vanitoso, lo ricorda solo se gli viene espressamente chiesto. 

Sì, certo.
 

Mister, cosa ci dice di Guarin?
Posso dirvi che per il momento lo allena uno che non è mai stato esonerato. Solo questo.

 

Antonio Cristiano