La distanza evidenziata dalle parole proferite da Mancini (ed il tono con cui sono state accompagnate) in queste prime settimane di ritiro pre-stagionale è sembrata, sin da subito, foriera di cattivi pensieri circa la costruzione e la nascita dell'Inter versione 2016/17, il tutto calato in un contesto di passaggio di proprietà con annessi e connessi nuovi equilibri da instaurarsi in seno al gruppo dirigente, oltre che quello tecnico. Siccome poi all'Inter non ci facciamo mancare mai nulla, ecco il surplus di chiacchiericcio ingenerato dai capricci di Wanda Nara, la quale ha aperto trattative reali attraverso l'utilizzo del mondo virtuale. Praticamente un primato. Ma non è questo, almeno oggi, il punto.

Roberto Mancini, a margine della gara amichevole con il PSG, è tornato nuovamente ad esprimere un concetto già ripetuto: "La situazione è la stessa di due giorni fa. Nei prossimi giorni ci saranno novità". Parole che lasciano preludere a sviluppi, anche clamorosi, e che tracciano un solco che, forse, sarà difficile colmare. Il tecnico nerazzurro ha proseguito: "Se Icardi è incedibile? Dovete chiedere a Thohir. Inter da Champions se non si vende nessuno e arriva Candreva? Anche questa è una domanda per il presidente'', il solito ritornello di un mister che urla al mondo intero di quanto si senta completamente esautorato dalle scelte che verranno poste in essere per migliorare (?) la squadra.

Oramai da oltre una settimana si legge e si scrive di un possibile addio di Mancini, di nomi già pronti alla sua sostituzione, senza che dalla società sia stata spesa una sola parola finalizzata a mettere a tacere queste voci che, trovandoci a meno di un mese dall'inizio ufficiale della prossima stagione, sono abbastanza pesanti. "Poco simpatiche", per dirla alla Moratti.

Fin qui, nulla di nuovo sotto al sole: abbiamo riepilogato una serie di fatti stranoti e che, molto probabilmente, rappresentano soltanto la più classica punta dell'iceberg. Perché è evidente che vi sia dell'altro, altrimenti non si giustificherebbero le parole di Mancini ed il gelo che traspare da queste.

Mi risulta difficile pensare che il tecnico nerazzurro possa manifestare un disagio così evidente "solo" per il mancato arrivo di qualcuno dei suoi pupilli, Yaya Touré su tutti: Mancini è nel calcio da una vita e sa benissimo che non sempre si può avere tutto ciò che si vuole, nonostante la vulgata popolare, alimentata da una oramai consolidata letteratura sul tema, lo dipinga come bambino viziato che fa i capricci se i genitori non gli comprano quello che vuole. Mancini non è assolutamente così e quanti lo raffigurano in questo modo, probabilmente, non hanno capito molto della persona, prima ancora che del professionista.

Percorriamo, poi, la strada tracciata da quanti affermano che vi sia un netto contrasto in merito alla linea da seguire nella costruzione della nuova squadra: Mancini vorrebbe gente d'esperienza, mentre la società sarebbe intenzionata ad acquisire calciatori più futuribili. Questo, in verità, potrebbe essere motivo di dissidio vero, oltre che verosimile. Ma sarebbe in grado di giustificare, da solo, questa presa di posizione che Mancini ostenta ad ogni pie' sospinto? Può bastare "soltanto" questo a parlare di dimissioni? Credo proprio di no. Anche perché Mancini sa benissimo che eventuali sue dimissioni dalla panchina dell'Inter, formulate per di più a ridosso dell'inizio di stagione, minerebbero e non di poco la sua credibilità, sia in Italia che in Europa. In poche parole, Mancini, con una decisione del genere, si giocherebbe gran parte della fama che si è faticosamente conquistato all'Inter, prima, ed al Manchester City, dopo. Sarebbe un brutto colpo per la sua reputazione.

È evidente, quindi, che un gesto del genere, qualora si dovesse arrivare a tanto, nasconda motivazioni ben più profonde e che rappresentano la base dell'iceberg: un conto è avere divergenze sulla strategia di costruzione della squadra, altro discorso è se la società agisce deliberatamente sul mercato senza tener conto, più di tanto, delle indicazioni del tecnico. Il che denoterebbe una completa mancanza di fiducia sull'operato dello stesso, soprattutto in costanza di un rapporto contrattuale che scadrà nel giugno 2017.

Altro discorso ancora - e peggio mi sento - sarebbe se Mancini avesse avuto la percezione che la società stia facendo campagna acquisti in previsione di un altro allenatore, magari già proiettandosi proprio a quel giugno 2017, data fatidica, a questo punto. Questo scenario sì che potrebbe giustificare l'insofferenza palesata da Mancini, così come anche, estremizzando il ragionamento, le sue dimissioni. A mali estremi, estremi rimedi, potrebbe, legittimamente, pensare l'ex manager del City.

In questo quadro a tinte fosche, urge fare chiarezza al più presto. Non tanto a livello mediatico ma, soprattutto, in seno a società e staff tecnico: se Mancini minaccia le dimissioni non può essere per un capriccio. Siamo seri, suvvia! Se l'Inter non spende mezza parola per zittire tutte queste voci vi è, evidentemente, dell'altro. Peccato che, nel frattempo, la nuova stagione stia per iniziare e questo periodo di confusione rischia di comprometterla già prima che sia cominciata.

La nuova società deve dimostrare di avere ben chiara la direzione da seguire: quanto sta accadendo in questi giorni dimostra l'esatto contrario. Non proprio il migliore dei biglietti da visita. Delegare al "povero" Piero Ausilio, che in questo periodo dovrebbe pensare soltanto a vendere e comprare, anche la gestione di queste faccende potrebbe provocare più danni che altro.
Certo, se poi la società interviene per bocca di Javier Zanetti, il quale non fa altro che lanciare messaggi d'amore a Diego Simeone, anche nel bel mezzo di una tempesta come quella di questi giorni (leggi qui), forse il discorso andrebbe ulteriormente rivisto. Ed analizzato a più ampio spettro.
Ed anche la signora Nara, proprio perché non ci facciamo mancare nulla, la quale annuncia trattative in real-time con altri club per un calciatore, fino a prova contraria, contrattualizzato dall'Inter andrebbe messa in riga: Suning, se ci sei, batti un colpo. Anzi, due!