Il Valencia ha recentemente battuto il Real Madrid, campione d'Europa in carica e attualmente primo in classifica nella Liga, grazie anche a un super gol di Zaza che in Spagna sembra rinato dopo il maledetto rigore europeo e la pessime esperienza al West Ham. La domanda che si fanno gli appassionati di calcio, italiani e non, è una: riuscirà l'ex Juventino a tornare l'attaccante decisivo che abbiamo ammirato da noi o confermerà la maledizione degli attaccanti italiani al Valencia?
Valencia, il Valencia. Per tutti la terza città spagnola per numero di abitanti è famosa e rinomata in tutto il Mondo per i suoi musei e le sue piazze ma soprattutto per essere il paese d'origine della buonissima Paella. Per gli italiani amanti del calcio invece Valencia è celebre per altri due motivi, che poco hanno a che fare con cultura e cucina: il primo sono le due finali di Champions perse consecutive nel 2000 e nel 2001 con l'hombre vertical Hector Cuper in panchina. Il secondo invece sono gli innumerevoli e autentici pacchi che gli spagnoli hanno venduto ai club italiani con Mendieta in primis, venduto alla Lazio per 90 miliardi di lire, e Kily Gonzales e Farinos subito a ruota.
Acclarato questo, sapete come un tifoso del Valencia vede l'Italia? Semplicissimo, noi siamo quelli che vendono a loro attaccanti, celebrati, quotati, reduci da importanti stagioni, parecchio cari e con un'ultima cosa in comune: appena indossano la divisa dei pipistrelli, improvvisamente, non riescono più a trovare la via del gol! Potete immaginarvi quindi lo sconforto dei tifosi alla notizia che il rinforzo numero uno di gennaio, quando la squadra era in piena bagarre retrocessione, sarebbe stato proprio l'italiano Zaza arrivato in prestito con obbligo di riscatto a 16 milioni più 2 di bonus alla decima presenza.
Le prime prestazione poi dell'ex bomber del Sassuolo non hanno fatto che alimentare i dubbi: dopo la passerella iniziale di qualche minuto contro il Villarreal, gara vinta 2 a 0, sono arrivate tre prestazioni negative che hanno portato a due sconfitte e un pareggio (0 a 0) per un desolante totale di 140 minuti, zero gol e un cartellino giallo. Poco prima dell'oblio, la svolta: contro l'Athletic pallone recuperato a metà campo per il gol dell'1 a 0 e prima rete stagionale al 46' per il 2 a 0 definitivo poi, tre giorni dopo, la rete decisiva e bellissima contro il Real Madrid. Dalle stalle alle stelle, ma basterà per rompere la maledizione degli attaccanti italiani al Valencia?
Maledizione che ha inizio nel luglio 1998. Il Valencia, fino a quel momento oasi felice per gli italiani con Ranieri, subentrato a Jorge Valdano nella stagione precedente dopo le prime tre partite di campionato perse e capace di guidare la squadra fino all'Europa, in panchina e Amedeo Carboni sulla fascia sinistra, decise di investire sul mercato per puntare alle posizioni di vertice, arrivarono Canizares dal Real Madrid in porta, Roche e Bjorklund in difesa, Schwarz dalla Fiorentina e Popescu a centrocampo e Ilie e il nostro Cristiano Lucarelli in attacco. La punta livornese, allora ventiduenne, era una delle più grandi promesse del nostro calcio, titolare fisso nell'Under 21 e autore di 32 gol nelle tre stagioni precedenti, 14 e 15 in Serie B con le maglie di Cosenza e Padova e 5 con l'Atalanta nella sua prima stagione in Serie A. L'avventura in terrà iberica iniziò per lui con il piede giusto, subito titolare nella finale Intertoto vinta contro l'odierno RB Salisburgo grazie anche ad un suo gol al ritorno, titolare nella successiva Coppa Uefa e in campionato dove però i minuti iniziano a scendere rapidamente fino all'infortunio alla caviglia, patito quando già era una riserva, che ne chiuderà anzitempo la stagione e l'avventura spagnola. Al Valencia, il nostro, metterà insieme un totale di 13 presenze tra campionato e Coppe e 2 gol (0 in Liga) prima della cessione al Lecce, dove segnerà 27 gol in Serie A in due anni.
Memori dell'esperienza i dirigenti spagnoli non hanno più pescato dal Belpaese fino all'estate del 2004 quando il Valencia, campione di Spagna in carica e fresco vincitore della Coppa Uefa con Benitez in panchina, decide di aprire un nuovo ciclo con Ranieri che si porta con sé i connazionali Fiore, Corradi, Di Vaio e Moretti, solo quest'ultimo, in quanto difensore verrà escluso dalla maledizione. La stagione dei nostri inizia alla grande, in particolare Corradi e Di Vaio sono la coppia d'attacco titolare della Supercoppa Europea vinta per 2 a 1 contro il Porto con rete decisiva proprio di quest'ultimo.
Proprio l'ex Juventus, arrivato come punto di riferimento del nuovo corso e pagato 11 milioni di euro, fu l'unico a farsi valere in un'annata negativa per i pipistrelli culminata con l'esonero del mister romano e un settimo posto finale. Per il buon Marco furono 14 i gol il primo anno che gli fecero guadagnare una riconferma per la stagione successiva. L'inizio della fine per la sua esperienza in bianco. L'anno seguente con Quique Flores arrivarono solamente 5 spezzoni in 6 mesi prima del prestito al Monaco che lo tesserò a costo zero per la stagione successiva. Fecero ancora peggio gli altri due arrivati insieme dalla Lazio in difficoltà economiche per circa 20 milioni complessivi e rimasti, di fatto, in rosa solamente una stagione. Corradi, reduce da 4 anni consecutivi in doppia cifra in Italia, segnò solamente 3 reti in campionato prima di ritornare in prestito in Italia, al Parma, dove fece talmente bene (10 gol e ottime prestazioni) da guadagnarsi la chiamata dell'emergente Manchester City. A Fiore non andò così bene, e neanche al Valencia non andò bene tanto che dopo la prima stagione fatta di 20 presenze e soli 3 gol venne prestato in Italia più e più volte dove fece anche bene tra Fiorentina, Torino e Livorno. Una volta scaduto il contratto il giocatore si accasò al Mantova in Serie B iscrivendo al bilancio degli spagnoli l'ennesima minusvalenza made in Italy.
I pipistrelli, memori delle negative esperienze, decidono che se si dovesse puntare ancora su un numero 9 tricolore non dovrà essere una scommessa ma un'assoluta certezza e l'occasione capita nell'estate 2006 quando, battendo una folta concorrenza, si aggiudicano il vicecapocannoniere della Serie A con 19 gol Francesco Ciccio Tavano per una cifra poco superiore ai 10 milioni di euro. Per rendere l'idea di come andò l'avventura in terra iberica sono sufficienti i numeri, freddi ma spesso significativi: 6 mesi, 11 tribune, due panchine e solamente tre spezzoni per un totale di 43 minuti in Liga più qualche altra apparizione in Coppa senza, ovviamente, trovare la via della rete per la sua prima e unica volta in carriera. A gennaio il prestito alla Roma che decide a fine anno di non riscattarlo, al suo rientro a Valencia si allena con le riserve fino all'ultimo giorno di mercato quando passerà al Livorno per 6 milioni di euro.
Lucarelli, Di Vaio, Fiore, Corradi e Tavano, l'attaccante italiano al Valencia non è certo garanzia di successo... Riuscirà il nostro Zaza a interrompere la maledizione? Ai posteri l'ardua sentenza!