L’inizio di stagione di Leonardo Bonucci è stato sin qui da dimenticare: una media voto di 5.28, per una fantamedia, comprensiva di bonus e malus, di 5.06 che lo elegge come terzo peggior difensore della Serie A. Un rendimento ben distante da quello della passata stagione, quando dopo 9 giornate la media di Bonucci si attestava ben al di sopra della sufficienza (media voto di 6.17 e fantamedia di 6.39, ndr). L’espulsione contro il Genoa non è stata che la punta dell’iceberg di un primo quarto di campionato da mettere nel dimenticatoio poiché contraddistinto da una considerevole sfilza di errori individuali che hanno acuito i dubbi sul rendimento del centrale della Nazionale.

(Serie A TIM)

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Le prime due gare sono scivolate via tranquille per Bonucci: contro Crotone (in dieci) e Cagliari non si erano visti affanni particolari, ma alla terza giornata contro la Lazio arriva il primo spaventoso blackout. Già nel primo tempo evidenzia delle difficoltà, come per esempio sul gol del raddoppio di Immobile quando guarda più la palla che l’attaccante partenopeo lasciandogli il tempo per battere al volo, oppure in occasione del quarto gol dei biancocelesti quando - sugli sviluppi di una palla inattiva gestita male dal Milan -, l’ex difensore bianconero si fa trovare completamente fuori posizione regalando un contropiede facile facile ai biancocelesti. Ma il peggio deve ancora arrivare: siamo nelle fasi finali del match con il Milan all’arrembaggio per tentare un’insperata rimonta e Bonucci rimane ultimo baluardo della difesa rossonera; Immobile arriva palla al piede, lanciato in corsa, e salta il difensore scuola Inter con una nonchalance pari a quella di Marcel Hirscher fra i pali stretti dello slalom. Prima sconfitta del Milan e primi pensieri maligni nei confronti del difensore, tant’è che Montella, per metterlo al riparo, passa immantinente alla difesa a 3 che tanto aveva esaltato le caratteristiche di Bonucci negli anni della Juventus.

(Serie A TIM)

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Contro l’Udinese e contro la SPAL, altri due avversari non irresistibili va detto, specialmente alla luce delle ultime giornate di campionato, il Milan non soffre, concede solo un gol alle due compagini e Bonucci si districa egregiamente. Problema risolto, pensano tutti: rimesso nel suo habitat il difensore non desta preoccupazioni e il Milan riprende a vincere. Se non che arriva la trasferta a Marassi contro la Sampdoria di Giampaolo e qui vengono a galla nuovamente le pecche di Bonucci - sebbene sia Zapata a rubargli la scena in negativo -. Minuto 72, il Milan fatica a trovare la quadra di una Sampdoria compatta e molto propositiva e finisce con lo schiacciarsi nella propria area di rigore: dalla trequarti arriva un cross su cui interviene malamente Cristian Zapata (disturbato alle spalle da un attaccante doriano) e Bonucci, pur avendo Duvan Zapata da marcare, si concentra esclusivamente sul pallone lasciandosi sfuggire alle spalle il colombiano che realizzerà il primo dei due gol che condurranno alla vittoria la Sampdoria. Ovviamente, il difensore colombiano del Milan ha buonissima parte delle colpe nel gol in questione, ma un interprete del ruolo con la classe e l’esperienza di Bonucci non può rimanere a guardare il pallone come si guarda la luna in una notte d’estate, deve trovare subito il contatto con l’attaccante per prendere posizione e consentire l’uscita del proprio portiere o - in caso ciò non avvenga - per poter rinviare definitivamente la sfera. Ma così non accade e giù ancora critiche e sarcasmo in merito colui che si è caricato di tutta la pressione di questo mondo in fase di presentazione.

Dopo la gara di Marassi il Milan deve affrontare il Rijeka e anche in questo caso una preoccupante fase difensiva che aveva consentito alla squadra croata di rientrare in partita nonostante il doppio vantaggio rossonero. A consentire il recupero insperato per i giocatori di Kek è, nemmeno a dirlo, ancora Leonardo Bonucci che in un momento di gestione della partita decide di sbagliare un retropassaggio verso Donnarumma servendo così Acsoty per il gol dell’1-2 croato, ma, soprattutto, minando le certezze di una squadra che sin lì stava controllando in scioltezza l’incontro e - di contro - galvanizzando una compagine mai stata in partita sino a quel momento.

(Milan TV)

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Ma questo è nulla in confronto a quanto fatto vedere - purtroppo per i tifosi rossoneri - nel match contro l’Inter. 

Icardi lo buggera in maniera quasi irrisoria, Bonucci non riesce mai ad arginarlo, come in occasione del primo gol quando si fa beffare alle spalle, ma il peggio arriva in occasione del 2-1 per l’Inter - arrivato nel momento di massima spinta dei rossoneri: Biglia perde palla sulla linea di metà campo, Icardi fa 50 metri palla al piede per poi scaricare su Perisic, finisce la spinta del contropiede e il Milan può risistemarsi con la difesa, affrontando l’Inter in parità numerica; il croato si allarga sul fondo puntando Musacchio e lascia partire un traversone verso il centro dell’area dove Icardi è completamente solo a causa di un errore grossolano e gravissimo di Bonucci il quale si schiaccia troppo verso la linea di porta - senza alcun reale motivo - e, come se non bastasse, guarda solo il pallone dimenticandosi di dover marcare uno degli attaccanti più letali della Serie A. Un errore di concetto al quale il Milan riesce a rimediare, mentre nulla può, per mancanza di tempo e forze, quando nuovamente Bonucci ripete lo stesso errore di posizionamento su Vecino lanciato in velocità fatto con Immobile alla terza giornata, generando così l'angolo dal quale arriverà il rigore del 3-2 decisivo per l'Inter. Tre gol nerazzurri, dunque, e tre errori da parte di quello che doveva essere il cardine, il riferimento della retroguardia del Milan, troppe volte bistrattata la passata stagione e che doveva soltanto beneficiare dall'arrivo del difensore della Nazionale.

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Dopo questo elenco di errori gravi da parte del difensore ex Bari sarebbe facile criticare ancor più aspramente Bonucci, come se avesse perso tutto il talento sull’autostrada Torino-Milano o che fosse solo un uomo protetto dalla forza dilagante dei due ex compagni di reparto al fu Juventus Stadium. Ma la realtà è che Bonucci questa tipologia di errori li ha sempre fatti, anche nel periodo più fulgido della sua carriera, anche con i migliori Barzagli e Chiellini al fianco, anche con Conte, insomma, non è una novità. A dimostrazione di ciò possiamo tornare indietro all’ottobre 2013 quando la Juventus di Conte affrontava il Galatasaray dell’appena arrivato Mancini e Bonucci faceva questa cosa qui:

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La realtà è che Bonucci in questo periodo alla Juventus ha beneficiato delle vittorie della squadra per far passare in secondo piano i propri difetti che si porta dietro sin dai tempi del Bari, specialmente in fase di posizionamento e marcatura. L’altra faccia della medaglia, però, è che questo Bonucci qui che stiamo ammirando al Milan è condizionato palesemente da una fase difensiva non all’altezza: i centrocampisti tornano poco, i compagni di reparto non sono rassicuranti perché molte volte incappano essi stessi in errori individuali, gli esterni fanno poco lavoro di ripiegamento e - ultimo, ma non per importanza - Montella ancora non ha dato una chiara identità alla fase difensiva del Milan. Comprensibile il turnover visti i tanti impegni, ma non c’è mai una partita in cui il Milan schieri una squadra simile a quella precedente: una volta Bonaventura fa la mezzala, poi la seguente diventa esterno; Rodriguez da esterno diventa centrale della difesa a tre; una volta gioca Zapata, l’altra Musacchio e poi Romagnoli; Kessié e Biglia una volta giocano in coppia, la volta dopo si trovano un altro giocatore al loro fianco; la terza mezzala che - talvolta - accompagna Kessié e Biglia non ha mai le stesse caratteristiche, perché una volta è Suso, l’altra Bonaventura, quella dopo è Locatelli o addirittura Calhanoglu, il quale, a sua volta, ha fatto dalla seconda punta alla mezzala nel giro di dodici partite, da quando è iniziato il campionato.

Questo è il vero motivo per cui Bonucci è al centro della critica: perché si è caricato di troppe responsabilità senza fare i conti con l’ambiente e con le condizioni della rosa; il tutto senza ricordarsi di come anche lui non sia esente di sbavature e che parte della sua parabola ascendente sia stata dovuta al sistema all’interno del quale era inserito e non - solo - alle sue abilità. Bonucci può e sa fare di meglio di quanto visto sinora, ma è innegabile che serva l’umiltà per ripartire, sia a lui che al suo allenatore perché adesso 9 punti dalla quarta sono tanti e - soprattutto - non ci sono le basi per poter sperare in un’inversione di rotta a breve termine.