La vittoria colta ai danni di una bella Udinese racchiude più significati di quello che potrebbe apparire con una lettura superficiale di quello che il match disputatosi ieri sera al Meazza potrebbe suggerire.

Procediamo con ordine: si tratta della prima affermazione colta in rimonta dai ragazzi di Mancini da inizio stagione. Non era mai accaduto, infatti, che dopo uno svantaggio si riuscisse a completare la rimonta fino ad ottenere il bottino pieno. Ciò rappresenta, ovviamente, un segnale importante e che denota una crescita del gruppo intero e che fa segnare un punto a favore, qualora ce ne fosse bisogno, nella valutazione del lavoro svolto da Roberto Mancini e dal suo staff.

Entriamo adesso fra le pieghe della gara: i tre punti sono arrivati contro una squadra, quella guidata da Gigi De Canio, arrivata al Meazza per giocarsi la partita a viso aperto e che ha denotato una discreta predisposizione ad offendere anche dopo aver siglato il gol (di ottima fattura) del vantaggio. A tal proposito, vale la pena spendere due righe per il tecnico lucano, uno che ha raccolto, in carriera, molto meno di quanto avrebbe meritato per qualità del proprio lavoro, competenza, per idee e per spessore umano. In passato è stato anche vicino alla panchina dell’Inter e ci piacerebbe davvero ritrovarlo su quella dell’Udinese anche nella prossima stagione.
Fra le fila dell’Udinese, si è messo in luce, fra gli altri, quel Widmer che farebbe tanto comodo proprio a Roberto Mancini, alla ricerca di esterni con gamba e qualità. Se n’è già parlato e se ne riparlerà.

Proprio alla voce esterni, registriamo la novità dell’impiego, seppur in corso d’opera, di Biabiany come terzino della difesa disposta a quattro: Mancini ha metabolizzato quella che fu l’intuizione di Donadoni a Parma, quando lo piazzò esterno in un 3-5-2, esasperando il concetto e proponendolo come quarto di difesa. Il francese ha risposto con la solita massiccia dose di corsa, sovrapposizioni e recuperi difensivi, confezionando l’assist per il secondo gol di Jovetic. Potrebbe essere una prova, ben riuscita, di futuro.

Restando ancora sui singoli, merita un elogio particolare Mauro Icardi: grande gara quella del centravanti argentino, finalmente fra i migliori in campo anche senza apporre la propria firma sui gol nerazzurri. La crescita del bomber di Rosario è costante: da attaccante d’area di rigore si sta costruendo – perché è evidente che dietro ci sia tanto lavoro – attaccante completo, moderno, capace sì di attaccare la profondità e fare gol mettendosi in proprio, ma anche di giocare con e per la squadra.
Ne
ha beneficiato Jovetic, autore di una doppietta seppur in una gara giocata non al massimo dei propri standard. Ma per adesso va bene così.
Anche il primo gol di Eder va annoverato fra le notizie positive: l'attaccante ex Samp sarà una risorsa preziosissima nella prossima stagione.

Chiaramente non è il caso di fare voli pindarici in ottica Champions League, perché la situazione in classifica resta sotto gli occhi di tutti. L’obiettivo è quello di chiudere sopra i 70 punti: un traguardo platonico, ma fino ad un certo punto, perché rappresenterebbe comunque una discreta base di ripartenza per il prossimo anno. Senza l’orgoglio di Francesco Totti, forse, staremmo qui a fare calcoli, algoritmi e tabelle ma non è proprio il caso. Purtroppo.

A proposito di “bandiere”: Javier Zanetti ha formalizzato, proprio ieri, il rapporto che lo legherà a vita ai colori nerazzurri. Non che ci fosse la necessità di un notaio per ratificare qualcosa di risaputo e che fa felici quanti lo hanno amato ma, come si dice, prevenire è meglio che curare. Soprattutto se andiamo a guardare il trattamento riservato da altri club, ciascuno ossessionato dal professare l’unicità del proprio “stile”, alle proprie bandiere.

Tornando a Inter-Udinese, ci spostiamo dal campo alle tribune: le telecamere di tutte le emittenti televisive hanno indugiato a lungo sui dirigenti della Suning Commerce Group, appollaiati accanto a Thohir e Zanetti, oltre ad un ulteriore gruppetto che si è accompagnato a Bolingbroke.
Al
di là di quelle che sono le notizie e le indiscrezioni sullo stato e sulla natura della trattativa, il trasporto e l’emozione con cui i dirigenti cinesi hanno esultato ai gol nerazzurri fa proprio pensare che siano in procinto di mettere le mani su una quota più rilevante rispetto a quel 20% di cui si ha notizia, più o meno ufficiale. Magari in una fase differita. Chi vivrà, vedrà.

Quel che è certo, in ogni caso, è che avere alle spalle un gruppo di tale importanza e solidità, nonostante il contesto della forte esposizione debitoria del club, rappresenta una buona garanzia sul futuro.
Con buona pace di chi sta facendo il cosiddetto “giro delle sette chieseper trovare partner credibili, senza riuscirci.