"Il vero top player dell'Inter è Luciano Spalletti". Frase ripetuta come un mantra da parte degli osservatori di casa Inter e dai tifosi nerazzurri sin da quando le prime amichevoli hanno iniziato a dare dei segnali confortanti. Questa è una frase vera, un'affermazione corretta e sottoscrivibile da chiunque con un minimo di senso logico e di corretta analisi del gioco del pallone, ma non è un'affermazione che rende pieno merito a tutte le parti in causa o che comunque sia in grado di analizzare nella sua completezza quanto accaduto in casa Inter sino a questo momento.
L'Inter di quest'anno è cambiata poco rispetto alla scorsa stagione, l'ossatura è la medesima praticamente, ma c'è un qualcosa di profondamente rivoluzionato: l'asse centrale del campo, la cosiddetta spina dorsale di una squadra. Davanti ad Handanovic rispetto ai 2 difensori centrali, ai 2 mediani, al trequartista e al centravanti che iniziarono l'anno con Frank de Boer sono rimasti soltanto Joao Miranda e Mauro Icardi: gli altri 4 interpreti sono stati rivoluzionati per merito di un ottimo lavoro sul mercato - anche se talvolta esso è stato aspramente criticato -. Gli arrivi di Borja Valero, Matias Vecino e Milan Skriniar erano stati accolti fra lo scetticismo delle folle, c'era chi criticava le scelte delle operazioni e chi se li faceva andare bene solo nell'attesa che arrivasse il vero botto, ma con il passare del tempo ci si è resi conto - numeri alla mano - che quanto operato nel bimestre luglio-agosto dalla dirigenza nerazzurra non è poi così negativo.

Questo, però, non vuol dire che sia totalmente positivo.
Se da un lato non si può non elogiare la condotta per quanto riguarda l'arrivo dei tre provenienti dalla Serie A, quello che concerne gli acquisti dall'estero lasciano a dir poco perplessi. Tre gli acquisti, tutti e tre nella seconda metà di agosto e tutti e tre ancora con molte difficoltà a vedere il campo - l'unico ad aver giocato più di 90' complessivi è Dalbert -. Oltre al terzino proveniente dal Nizza, anche Cancelo e Karamoh hanno visto pochissimo il campo e in questo momento non sembrano nemmeno essere prossimi al debutto da titolari aprendo spazio a molteplici interpretazioni: si passa dal sempre distruttivo "sono acquisti inutili" all'inguaribile ottimismo del "serve loro tempo". La realtà è diversa dalle due opzioni prospettate sinora.
Il mercato dell'Inter è a due facce: ci sono tre acquisti dal sicuro impatto sulla rosa, di livello per la Serie A e - in quanto tali - meglio inseribili all'interno delle rotazioni, altri tre provenienti da campionati esteri, dal livello assoluto forse non così elevato e che devono confrontarsi con compagni di squadra già abituati al ritmo italiano e che adesso possono avvalersi delle metodologie di allenamento di Spalletti: un bel bonus rispetto a Karamoh, Dalbert e Cancelo. Ovviamente agli occhi di tutti se all'esoso terzino sinistro del Nizza è stato preferito nell'ultima gara Santon sembra che i nerazzurri si siano già pentiti del suo acquisto, idem dicasi per il fatto che a Karamoh come alternativa di Candreva vengano preferiti Brozovic e Joao Mario sebbene entrambi non stiano vivendo il loro miglior momento o per il fatto che pur di non utilizzare Cancelo si ricorra all'iper-utilizzo di D'Ambrosio. Ma in realtà tutte queste situazioni che si palesano agli occhi di tutti, non sono che una conseguenza della calma con cui Spalletti può lavorare su questi tre nuovi acquisti in particolare: andando le cose nel verso giusto non serve accelerare il loro processo di inserimento in rosa e si può lavorare con tranquillità e serenità al fine di includerli nelle rotazioni al momento opportuno, ovvero quando avranno dimostrato di padroneggiare i dettami tattici richiesti dal tecnico di Certaldo. Se così non fosse stato - cosa già successa in casa Inter innumerevoli altre volte - i giocatori sarebbero stati buttati allo sbaraglio e sarebbero stati rigettati dal pubblico del Meazza.

Spalletti è sì un top player di questa squadra, un allenatore in grado di tirare fuori il meglio da chiunque, ma è anche stato messo nelle condizioni di poter lavorare con un gruppo qualitativamente buono (al di là dei risultati della scorsa stagione) rinforzato da un mercato oculato in alcuni ruoli, ma più lacunoso - almeno in questo momento - per altri reparti: per giudicare a pieno il lavoro di Sabatini e Ausilio (che comunque viaggiano ampiamente al di sopra della sufficienza) bisognerà aspettare in prima battuta la fine del 2017 e valutare come si saranno inseriti ad allora tutti i nuovi acquisti e non solo i 3 provenienti dalla Serie A; in seconda battuta occorrerà aspettare marzo/aprile per capire se i rinforzi - qualora arrivassero - del mercato di riparazione si saranno resi utili alla causa e se si saranno inseriti adeguatamente nelle rotazioni di Spalletti. Solo ad allora si potrà capire se il lavoro svolto dai due diesse sarà positivo a prescindere da quello che Spalletti fa singolarmente sui giocatori per tirare fuori l'impossibile da essi: il mercato dell'Inter adesso è classificabile sotto la categoria "luci e ombre", ma non potrà rimanere così in eterno se si vuole puntare a qualcosa non raggiungibile solo con qualche luce e qualche ombra.