Chiariamo subito un concetto: l'idea del 3-5-2 non è così azzardata. Simone Inzaghi ha voluto dare alla Lazio un'impronta personale, contraddicendo chi credeva che questa squadra potesse giocare in una maniera sola. Soprattutto la difesa a tre Bastos - De Vrij - Radu (errori isolati a parte) sembra una base interessante su cui lavorare per il futuro. Da questo punto di vista, coraggio, inventiva e (forse) un po' di tempo in più potranno dargli ragione. Ma in un momento delicato come quello attuale, meglio ridurre all'osso gli esperimenti.

E' vero, degli undici scesi in campo contro Pescara e Milan (cioè le gare in cui è stato adottato il nuovo modulo), Bastos era l'unico volto nuovo rispetto alla scorsa stagione. Per cui i singoli sarebbero anche ben disposti a ricoprire zone di campo leggermente differenti, in funzione di una conoscenza reciproca già consolidata. I risultati non sono stati nemmeno così sconfortanti: 3-0 al Pescara (positivo soprattutto il secondo tempo), 2-0 subìto a Milano (non inganni il punteggio: la trama di gioco tutto sommato non era da buttare). "Allora il problema dov'è?", verrebbe quasi da pensare. Sviscerando situazioni, prestazioni e momenti chiave delle ultime due gare, l'hic et nunc ci suggerisce un'unica strada: questa Lazio deve giocare con il 4-3-3. E le ragioni sono facilmente intuibili:

1) La coppia Djordjevic - Immobile non funziona come vorrebbe il tecnico biancoceleste. La pericolosità offensiva del serbo è notevolmente limitata dal compito che gli è stato cucito addosso, e cioè essere al servizio dell'attaccante partenopeo per creare maggiore densità in area e cercare un fraseggio quanto più possibile negli ultimi 30 metri. Il risultato è che i due finiscono spesso col fare gli stessi movimenti e pestarsi i piedi, motivo per cui Inzaghi è pressoché costretto a togliere l'ex Nantes dopo 45 o 60 minuti per inserire un esterno (Keita) e tornare al tridente classico. Fino a quel momento, 8 volte su 10 la Lazio ha dimostrato di saper attaccare solo in un modo: il lancio lungo alla ricerca della spizzata di Milinkovic Immobile. Alla lunga, questo "giochino" è risultato prevedibile e facilmente disinnescabile;

2) Il primo punto è strettamente collegato al secondo: l'impossibilità di lasciare in panchina Keita. Contro Chievo, Pescara e Milan è sempre entrato a gara in corso, totalizzando 2 assist e tre prestazioni ben oltre la sufficienza. Ha fatto pace con allenatore, società e compagni? Bene, allora è il caso che giochi sempre dal 1'. Sembra strano dirlo, ma proprio l'uomo che pareva destinato a ricoprire la parte del separato in casa almeno fino a gennaio è, ad oggi, l'unico in grado di dare una marcia in più in fase offensiva. Lui a sinistra, Anderson a destra, Immobile al centro: si parte così, poi a seconda dell'avversario e delle dinamiche del match eventualmente si può cambiare;

3) A proposito di Anderson: arretrare il suo raggio d'azione e schierarlo come esterno di centrocampo forse è l'errore più grossolano e da non reiterare. Il brasiliano ha sì fiato e corsa per ricoprire tutta la fascia, ma non (ancora?) l'astuzia e l'intelligenza tattica per eseguire al meglio anche la fase di ripiego, cosa che invece faceva alla grande Candreva fino all'anno scorso. L'ideale, con il 3-5-2, sarebbe mettere Basta e Lulic esterni, ma anche in questo caso si tornerebbe al discorso dello spreco di talento: uno come Anderson, se stimolato e motivato come si deve, deve giocare praticamente sempre e il più vicino possibile all'area di rigore;

4) Ultima riflessione, forse la più importante: l'imprescindibilità di Lucas Biglia. Non è un caso che il cambio di modulo sia arrivato dopo l'infortunio dell'argentino (assente, appunto, contro Pescara e Milan), che comunque ha annunciato che domenica dovrebbe tornare regolarmente a disposizione. A questo punto è d'obbligo porsi un significativo interrogativo: il 3-5-2 è davvero una soluzione voluta da Inzaghi al di là dell'indisponibilità dell'ex Anderlecht? Oppure, in attesa del suo ritorno in campo, è da considerare un semplice palliativo per dare più sostanza a una mediana altrimenti troppo debole con il solo Cataldi in cabina di regia (questo spiegherebbe anche il parallelo - e azzeccato - maggior minutaggio concesso a Milinkovic)? La partita con l'Empoli, al netto di possibili nuovi forfait, cancellerà ogni dubbio.