Alcuni lo chiamano il nuovo Aguero, altri il nuovo Pastore; c’è chi dice che ricordi Montella nelle movenze. Stiamo parlando di Paulo Dybala, neo acquisto del Palermo targato Zamparini.
In punta di piedi e con la faccia pulita si è presentato ai compagni in ritiro in Val Venosta. È del 1993, diciannove anni il prossimo 15 novembre, quattordici anni in meno di Fabrizio Miccoli. A guardarlo allenarsi insieme ai veterani sembra un ragazzino delle giovanili che viene chiamato per la partitella, solo per fare numero; un occasione per mettersi in mostra, per convincere l’allenatore a chiamarti anche per la prossima partitella, solo per poter provare l’ebbrezza di scambiare una battuta con Miccoli, ricevere una pacca sulla spalla da Migliaccio, dettare un passaggio a Barreto, e, perché no, provare ad impallinare Ujkani con una semirovesciata da fuori area. A fine allenamento ti accorgi che quel ragazzino in realtà non è lì per caso. Voluto fortemente dall’entourage rosanero e pagato la bellezza di dodici milioni di euro, che con i tempi che corrono sono tanti bei soldini, Dybala è chiamato a diventare la nuova stella che brilla sotto Monte Pellegrino. Proviene dalla serie b argentina, ma nessuno ha dubbi sul suo talento, tant’è che era inseguito da mezza Europa.
Ha scelto di indossare la maglia numero 9, che fu di Luca Toni. Un’eredità pesante che nemmeno Abel Hernandez la scorsa stagione è riuscito a sobbarcare. A testa alta e senza fronzoli nella prima conferenza stampa ha fatto capire di ambire ad un posto da titolare, promettendo molti goal ai tifosi. È bastato un allenamento per mettere da parte il pudore reverenziale da ragazzino e mostrare, per ora solo a parole, di avere la stoffa del campione.
In città ha riacceso l’entusiasmo di una tifoseria che ha visto andare e venire da Palermo una sfilza infinita di eccellenti giocatori, ma che ancora si lecca le ferite per la dipartita di Javier Pastore, il talento più puro e sconfinato che abbia mai indossato la maglia rosanero.
Zamparini è pronto a sfregarsi le mani; noi tifosi, non curanti di quanto la storia sia magistra vitae, siamo pronti a sognare.
Basta poco che ce vò.
Giovanni Migliore