Passa per le partite come quella di Cagliari l’educazione alla disillusione. Quello che il Napoli di tanto in tanto dà l’impressione di poter inseguire è solo lo sporadico rinvenimento di un sogno che sembra essere diventato il soggetto-oggetto di un nonsense

Ha il passo della sua proprietà, questo Napoli costantemente a ridosso dell’impresa, con un’eterna tensione alla gloria senza raggiungerla. Sì, perché mentre il suo patron non perde mai occasione di rendere più tiepida un’aria ormai rassegnata a fare i conti più con se stessa che con gli avversari, la squadra sa costruire soltanto grandi rincorse.

Mancano ancora tante partite. Abbastanza per poter dire che tutto può ancora succedere, ma una riflessione di natura aritmetica non può essere estromessa dalla costruzione di un’altra cosa, ancora più insopportabile: il rimpianto. Verona, Empoli e Spezia in casa, Sassuolo (da un 2-0 a metà secondo tempo clamorosamente rimontato dai neroverdi) e Cagliari in trasferta: 3 punti. È anche vero che il Napoli ha affrontato parte di queste sfide senza tanti dei suoi calciatori migliori, ma è altrettanto vero che in assenza degli stessi i partenopei sono stati in grado di fare risultato con avversari di gran lunga superiori e, come con l’Atalanta, di sfoderare prestazioni ben oltre le attese, nonostante le cattive premesse a causa delle numerose assenza.

Non è nel secondo tempo con l’Inter che finiranno i rimpianti, ma è nell’amarezza di certe evidenze che saranno piantate le solite ragioni mascherate dai soliti modi di dire. Inutile girarci intorno. Gli avversari citati, anche per un Napoli rimaneggiato, avrebbero potuto fruttare qualche punto in più. Sarebbe bastato quello che il Cagliari ha messo col Napoli. 

Le domande non mancano. E tutto resta in forma di domanda perché dall’esterno non può essere che così. perché a Cagliari è avvenuto uno snaturamento tattico che, forse, sarebbe stato meglio evitare in una partita così importante? Perché Fabian Ruiz e Osimhen hanno avuto così poco spazio? Il Barcellona imponeva prudenza? E la possibilità di raggiungere il primato, sia pur ipoteticamente provvisorio, in una classifica in cui tutte le altre dirette concorrenti non hanno fatto risultato pieno cosa avrebbe dovuto imporre? Quante volte può capitare di poter prendere punti su tutte in un solo turno? 

E perché ci sono calciatori costantemente alla ricerca di se stessi? C’è chi, come Zielinski, da anni si fa attendere per continuità, nonostante le doti e il talento. C’è chi, come Elmas, del quale non si è ancora ben compreso il ruolo, è un ondivago dai tanti esperimenti e da nessuna identità. Senza parlare di altri calciatori che quando vengono chiamati in causa raramente riescono a dare quello che servirebbe. All’inizio il Napoli sembrava esserci riuscito. Un inganno, dovuto al fatto che ci sono alcuni giocatori indispensabili. Il resto è, almeno in parte, un’ottima funzionalità. 

Eppure, nonostante tutto, tra difficoltà dovute alla sfortuna e responsabilità evidenti, il Napoli è là dove dovrebbe riuscire a trovare grandi stimoli. C’è chi fa trasparire voglia di vincere, di lottare. C’è chi invece pare svolgere il compito da contratto. Il giusto equilibrio per inquadrarsi in traguardi da bilancio e non in quelli di gloria.