Quando si crea una diatriba, la prima e più semplice cosa da fare è esporre tutte le posizioni in campo e gli interpreti coinvolti. Lo si fa per dovere di cronaca, per rispetto dell'obiettività e per far comprendere appieno la portata dell'accaduto. Discorso valido anche per il caso Keita. L'attaccante senegalese classe 1995 non è stato convocato per la trasferta di Bergamo contro l'Atalanta, primo impegno di campionato della Lazio. Ufficialmente per un problema al ginocchio, ma a sentire le parole di Simone Inzaghi in conferenza stampa in realtà dietro questa sua "finta" indisponibilità si celerebbe il tipico mal di pancia di chi vuol essere ceduto:

"L'ho fatto giocare titolare sette volte, nessuno glielo aveva fatto fare. Ho cercato di stimolarlo, ha alternato momenti positivi e meno. Quello che è successo ieri mi ha lasciato basito. Il ragazzo ha sentito un dolore, l'esame era negativo ma stamattina parlava ancora di dolore. Ne prendo atto, avrei voluto utilizzarlo, soprattutto in questo momento senza il sostituto di Candreva. Vado avanti con chi è felice di stare alla Lazio. Stiamo parlando anche troppo di Keita, gli stiamo dando troppa importanza".

Dichiarazioni pesanti, senza peli sulla lingua, a cui il diretto interessato ha prontamente replicato sulla sua pagina Facebook. Il riferimento al tecnico biancoceleste è pressoché esplicito:

"Non permetto a nessuno di mettere in dubbio la mia parola. Ho un problema al ginocchio e, dopo una visita effettuata per una brutta botta, mi è stato detto di non rischiare contro l'Atalanta. Strano che non lo capisca chi è stato giocatore e ha provato queste sensazioni. Sono un professionista e vivo per giocare. Volevo andare a Bergamo per dimostrarlo. Come ho detto in passato darò sempre il massimo per questa società. Fino all'ultimo secondo della mia avventura o del mio contratto. Anche se, come vedete, cercano di mettermi i bastoni tra le ruote in ogni occasione. A questo punto è chiaro che qualcuno pensa, con questi metodi, di costringermi a fare quello che loro vogliono... Ho già detto più volte come la penso. Pur non condividendo questo modo di fare, darò tutto per la Lazio e per i suoi tifosi. Perché io sono orgoglioso di vestire questa maglia, e gioco per la Lazio non per un progetto o per gli interessi di qualcuno.!!".

Tono su tono, insomma. Finché non è intervenuto Angelo Peruzzi, neo club manager dei capitolini, che ha rincarato la dose, con quel pizzico di ironia e cinico sarcasmo che l'ha sempre contraddistinto:

"Ancora sto cercando la persona che gli abbia detto di non rischiare contro l'Atalanta; capisco benissimo, visto che ho giocato 20 anni, che un forte dolore al ginocchio può indurti a dire cose non tue o che non vorresti. Comunque, sapendo che il ragazzo ha un forte attaccamento alla squadra, alla maglia e ai tifosi, ho subito attivato 5 persone dello staff sanitario per poterlo curare nel pomeriggio, così da recuperarlo il prima possibile. Peccato che non si è presentato, lo comprendo però, perché penso che il dolore al ginocchio era così forte da rimanere e fare i fatti suoi dove più gli piace".

Un giallo acuito ulteriormente dall'emergenza con cui lo stesso Inzaghi deve fare i conti in vista della non facile sfida agli uomini di Gasperini. Candreva non è stato ancora rimpiazzato, Felipe Anderson non è ancora tornato dalla (trionfale) Olimpiade casalinga: con il "forfait diplomatico" di Keita l'unico esterno disponibile in rosa è Kishna. E sull'altra fascia? Bella domanda. Quando in conferenza l'allenatore piacentino ha aperto alla possibilità di un Djordjevic posizionato sulla fascia, più di un brivido sarà corso lungo la schiena dei tifosi laziali. Della serie: non la butta dentro da centravanti puro (15 gol in 59 presenze, media di 0.25 centri a partita), figuriamoci se gioca fuori ruolo. Probabile che comunque alla fine la scelta ricadrà sul giovane Lombardi, che tanto bene ha fatto nelle ultime uscite amichevoli precampionato. 

Ma torniamo al caso Keita. Nel giro di pochissime settimane è già la seconda volta che fa parlare di sé e non per meriti sportivi. Lo scorso 10 luglio ebbe la fantastica idea di non presentarsi nel ritiro di Auronzo di Cadore. Un fulmine a ciel sereno ma anche un primo chiarissimo segnale sulle sue intenzioni bellicose. Erano i traumatici giorni post-Bielsa, un episodio che ha tramortito ulteriormente un ambiente maciullato sotto il profilo emozionale da tempo immemore. A quel punto tutti si sono chiesti: che senso ha evidenziare pubblicamente uno strappo simile e poi aggregarsi al gruppo appena cinque giorni più tardi? Tanto vale lasciare la Lazio alla prima offerta decente che arriva. 

A proposito: com'è che Keita si trova alla Lazio? Sarà anche una testa calda, ma le sue qualità tecniche sono indiscutibili. Possibile che nessuno si sia accorto di lui all'inizio della sua (ancor breve) carriera? Ebbene, forse non tutti sanno che il ragazzo di Arbùcies, cresciuto per ben sei anni nella celeberrima cantera del Barcellona, lasciò la Spagna nel 2010 per un episodio increscioso. Durante una tournée in Qatar fece uno scherzo a un compagno di squadra, infilando nel suo letto dei cubetti di ghiaccio. La cosa non piacque affatto all'allora tecnico blaugrana Guardiola che, di comune accordo con la società, decise di spedirlo al Cornelia, club satellite dei blaugrana. Keita andò su tutte le furie, svuotò il suo armadietto e se ne andò. Il resto è storia recente.

Ora davanti a lui si è aperta una voragine. Nel senso che non sembrano esserci alternative: a queste condizioni, per il bene di tutti, deve dire addio alla Lazio il prima possibile. In tal caso sarebbero due gli esterni da prendere con urgenza sul mercato. Nel frattempo, il Monaco attende segnali da Lotito e Tare: la loro richiesta non scende sotto i 25 milioni, ma dopo la lite con Inzaghi il valore di mercato del classe 1995 inevitabilmente dovrà calare. Non avrebbe infatti alcun senso tenersi stretto un separato in casa. Sarebbe un enorme spreco di talento, oltre che un peccato: gli si precluderebbe la possibilità di crescere (e di maturare, possibilmente) altrove e ci si ritroverebbe con almeno una ventina di milioni in meno nelle proprie casse. 

L'unica certezza assoluta? In casa Lazio i problemi sono già troppi: dallo sciopero della Curva Nord all'ormai annosa rottura club-tifosi, dalla questione barriere dell'Olimpico all'involuzione di un progetto tecnico che non ascolta più la musichetta della Champions ormai da quasi un decennio. Caro Keita, basta teatrini: non ti trincerare più dietro "l'amore per questa maglia e per questi tifosi". O vai via, o resti con la convinzione e la voglia di poter dare davvero una mano a questa squadra. Ma decidi in fretta: quest'ambiente non ha affatto bisogno di altre tensioni.