Partiamo da qualche, doverosa, premessa: personalmente ritengo Felipe Melo un calciatore normale, daun punto di vista prettamente tecnico non è nulla di trascendentale e nemmeno si tratta di un soggetto che brilla per sagacia tattica nella lettura delle varie fasi del gioco. Per dirla tutta: non lo inserirei mai in un mio "undici tipo", forse nemmeno fra le riserve.
Spesso gioca al limite del regolamento, andando a ricercare il contatto fisico, il contrasto – che è un gesto tecnico che fa parte del calcio, giova ricordarlo – ad ogni costo, ingaggiando una personalissima partita con il direttore di gara di turno, oltre che con i rivali sul campo. E non di rado contro uno stadio intero. Giusto per non farsi mancare nulla.
Molto probabilmente, nella propria testa, Felipe Melo si immagina come un gladiatore che sta combattendo contro l’intera arena. Uno per uno: tutti avversari da mettere a tacere. Più verosimilmente e, purtroppo per l’Inter, finisce che Melo si trasforma in un toro, all’interno di una corrida nella quale sarà sempre destinato a soccombere. Dopo aver visto il rosso, ça va sans dire.
Il centrocampista brasiliano non brilla per razionalità né sangue freddo. Diciamolo: lui non fa nulla per aiutarsi né per aiutare gli arbitri ad una serena valutazione del suo stare in campo.
Tuttavia, è altrettanto vero che le “giacchette nere” non si sottraggono al " singolar tenzone" che Felipe Melo vorrebbe estendere anche nei loro confronti, ma ne prendono parte, qualcuno credo anche con un malcelato gusto: quello di essere l’ennesimo direttore di gara che sventola un cartellino rosso in faccia ad un calciatore che, agli occhi di tutti, fondamentalmente se l’è cercata. Tripudio della folla. Applausi. Sipario. Fine.
Quanto accaduto nella gara di domenica è sintomatico proprio in questo senso: Di Bello, durante il corso della gara ha evitato di sanzionare un paio di interventi, da giallo “pieno”, ad opera di Pellegrini proprio su Felipe Melo, con quest’ultimo che ha fatto notare, puntualmente, al direttore di gara che sarebbe stato il caso di sventolare un cartellino. Per questo motivo il centrocampista brasiliano ha giocato gran parte della gara sotto le salve dei “buuh” dei tifosi del Sassuolo. Non è una scusante, ma un dato di fatto.
Nel prosieguo dell’incontro, arriva il primo, immancabile e sacrosanto cartellino giallo per Felipe Melo. Facile prevedere che, se avesse avuto un altro centrocampista “posizionale” da piazzare davanti la difesa, Pioli lo avrebbe sostituito pochi minuti dopo il primo provvedimento disciplinare. Ma non è stato possibile.
Ecco, quindi, che sul finire di gara, Di Bello coglie l’occasione per espellere Melo, sanzionando con un altro giallo un intervento del brasiliano. Provvedimento che definire fiscale è un eufemismo.
Ma il pubblico ha gradito, s’è sciolto in un collettivo apprezzamento per la decisione del direttore di gara. L’orco cattivo è stato mandato via e la favola può celebrare il proprio lieto fine.
Finale della fiaba che ha avuto uno strascico: la squalifica per due giornate, citiamo testualmente “per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; per avere inoltre, al 48° del secondo tempo, all'atto della notifica del provvedimento di espulsione, tenuto un atteggiamento irrispettoso nei confronti del Direttore di gara”. Che un po’, forse, se l’era segnata. A pensar male si fa peccato, però spesso…
Lungi da chi scrive il voler far passare Felipe Melo come una vittima indifesa, perché sarebbe assurdo anche solo pensare una cosa del genere, è necessario rilevare uno strano clima che si viene a creare, puntualmente, fra il centrocampista brasiliano – ingenuo più che vittima – ed il direttore di gara di turno. Sembra quasi che il fischietto non veda l’ora di tirare fuori il cartellino giallo per Felipe Melo: una cavalleria rusticana, poco cavalleresca e molto rustica. Contenzioso che, come nel caso analizzato, finisce anche oltre il 90’ di gioco: vedasi motivazione per le due giornate di squalifica.
Sarebbe il caso – anzi, è già tardi – che qualcuno dell’Inter si faccia sentire in questo senso, soprattutto dopo giornate di campionato come l’ultima andata in scena, con provvedimenti disciplinari (su altri campi) cui sono seguite decisioni da parte del Giudice Sportivo non commisurabili con quella presa sul centrocampista dell’Inter.
Ma in fondo, non so perché, Melo aspettavo…