Ogni anno arriva puntuale quel momento nella stagione dell’Inter in cui si mette sotto la lente di ingrandimento il rendimento di Mauro Icardi e puntualmente in mondo interista si divide in due fazioni contrastanti: coloro i quali ritengono che il problema sia relativo ai compagni di Icardi e quelli che ritengono che il problema sia causato principalmente dall’attaccante argentino. Ovviamente ognuna delle due parti ha delle motivazioni forti a supporto della propria tesi, ma la realtà dei fatti è che - come sempre - la verità sta nel mezzo, vale a dire che ognuna delle due fazioni ragione, ma che entrambe hanno torto.

La gara dei nerazzurri contro il Bologna è stata la peggiore sin qui in stagione, poco da obiettare in merito: è stata una gara in cui gli uomini di Spalletti hanno giocato male e sotto ritmo consentendo al Bologna di andare al doppio della velocità diventando praticamente padrone del campo lasciando all’Inter le briciole. Se a questo si aggiunge come la sfida del Dall’Ara venga dopo un’altra prestazione deludente come quella dello Scida di Crotone si capisce benissimo come il mondo interista sia preoccupato e inizi a mostrare titubanze in merito alla propria rosa, rea di essere poco profonda e poco imprevedibile a livello sia di undici titolare che di sostituti. Ed ecco dunque che si parte con la consueta caccia alle streghe di casa Inter: c’è chi accusa Candreva, chi Borja Valero, chi Joao Mario e chi - appunto - Mauro Icardi. La realtà è che il vero e unico problema di questa squadra - mostrato sia contro il Crotone che contro il Bologna - è la mancanza di movimenti corali, il tutto a partire dalla troppa staticità di chi è il terminale offensivo nerazzurro.

La sua marcatura su rigore è servita ai nerazzurri per agguantare un pari insperato (Getty Images)

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Icardi è sicuramente uno dei centravanti più rapaci in area di rigore, uno dei più freddi sotto porta, ma a livello di movimenti ancora può e deve crescere tanto perché da lui dipendono le sorti della squadra nerazzurra. Attenzione, non si sta dicendo che l’Inter non ha fatto risultato a Bologna perché Icardi ha giocato male, sarebbe una bugia enorme perché a giocare male è stata la quasi totalità dei nerazzurri, ma si sta dicendo che se Icardi gioca bene anche le sorti della squadra migliorano e ne sono esempio le gare contro Fiorentina e Roma di inizio stagione quando tutti hanno reso al meglio senza mostrare affanni particolari.

Ma quali sono questi movimenti che incidono così tanto e che mancano a questa squadra? Quelli a muovere la difesa avversaria lontana dalla porta. Se si analizza la gara contro i felsinei si può notare come il quartetto offensivo nerazzurro fosse statico, non creasse spazio né per gli inserimenti di Vecino, né per le sovrapposizioni dei terzini, né per facilitare i passaggi a Borja Valero. Questo è stato un limite di Icardi, ma anche di Perisic, di Candreva e Joao Mario: questa staticità ha sempre concesso alla linea difensiva del Bologna di rimanere sempre molto alta e - soprattutto - unita al resto della squadra non lasciando alcuno spazio libero agli avversari creando un 4-1-4-1 che è risultato essere molto più stretto e corto in campo rispetto all’Inter. 

Questa la prima occasione per i nerazzurri: Icardi attacca la porta creando lo spazio alle spalle per Joao Mario, che sbaglierà la conclusione. (Youtube)

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Le conseguenze di questo modo di giocare da parte degli uomini di Donadoni poi si sono viste: 22 palloni recuperati nella propria metà campo e 6 fra ripartenze e contropiedi. Il tutto per il poco movimento della squadra nella metà campo avversaria. Movimento che non è arrivato da parte di Icardi, così come non c’è stato da parte di Perisic o è stato sbagliato da parte di Joao Mario.

Adesso - però - è inutile piangere sul latte versato in casa nerazzurra e bisogna porsi l’annosa domanda: come può l’Inter migliorare contro squadre che giocheranno allo stesso modo del Bologna, vale a dire arroccata dietro e sempre pronta a pressare? La soluzione è unica: muovendo la difesa avversaria. E questo è il compito principale che si chiede a Mauro Icardi, ancor prima che al trio alle sue spalle. Servono suoi scatti sia in profondità per allungare la difesa avversaria, sia in contro per creare lo spazio alle sue spalle per gli inserimenti; occorre che si muova in diagonale cercando di magari andare a giocare alle spalle dei terzini avversari per lasciare lo spazio centrale agli inserimenti. E a supporto di questo discorso ci sono anche delle azioni estrapolate dai match precedenti: si pensi al rigore procurato da Joao Mario contro la SPAL, frutto di un taglio centrale del portoghese in un buco creato da Icardi; si pensi al gol di Vecino contro la Roma che arriva perché Icardi sceglie di presidiare il centro dell’area di rigore lasciando all’uruguaiano lo spazio necessario per insaccare alle spalle di Allison.

La prossima gara a San Siro per l'inter sarà un banco di prova (Getty Images)

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Contro il Genoa si attende la reazione dei nerazzurri per dare una scossa a questo periodo difficile in cui comunque sono arrivati 4 dei sei punti disponibili, ma ancora più importante sarà l’approccio mentale del capitano nerazzurro che sa benissimo di essere sempre al centro delle analisi di tutti quanti: se riuscirà a dimostrare con una buona continuità che lui è in grado di fare questo tipo di lavoro a servizio della squadra allora anche il peso dei suoi gol assumerà un valore diverso. E poco importerà se qualche volta non andrà sul tabellino dei marcatori, perché se i movimenti arriveranno anche i risultati dei nerazzurri non potranno che essere migliori.