Angelo Voiello lo aveva detto: “Il Napoli vincerà qualcosa”. Parlando al suo migliore amico, Girolamo, Il cardinale dei cardinali, prima di essere costretto dall’esclamazione di dolore di Don Mimmo all’amara scoperta della morte del giovane amico, suo confidente durante l’evolversi delle vicende di The Young Pope e di The New Pope, gli dice, con aria fiduciosa e sognante, che dall’incontro col redivivo Lenny Belardo ne è uscito più speranzoso in vista della possibilità che il suo Napoli possa raggiungere un successo in qualche competizione. Ed è proprio il cardinale tifoso dei partenopei, interpretato da Silvio Orlando, a chiedere a Pio XIII se durante il coma sia riuscito a vedere se il Napoli vincerà qualcosa. L’espressione del giovane papa lascia presagire qualcosa che non conferma, ma che neppure nega. 

“Lo scudetto? La Champions League? O l’Europa League?”. Nella curiosità di Angelo Voiello, paradossalmente, è assente un trofeo. La Coppa Italia. Quello del periodo in cui è stata mandata in onda la seconda stagione della serie di Paolo Sorrentino è ancora il Napoli di Carlo Ancelotti, diviso tra aspettative deluse e rivolte intestine. Chissà cosa ne avrebbe pensato e detto quell’Angelo Voiello che nella narrazione dei doppi scritta e diretta dal regista campano, anch’egli notoriamente grande sostenitore del Napoli. 

Angelo Voiello, protagonista dai risvolti imprevedibili, probabilmente ne avrebbe sofferto tanto quanto le difficoltà della politica in Vaticano, dei complotti orditi contro di lui e contro i papi, tanto quanto la messa in discussione della sua proverbiale e ironica vanità. Ma tra gli amori del Segretario di Stato ci sono il suo amico Girolamo, al quale, subito dopo la sua morte, dedicherà un’omelia struggente col Vaticano al completo a rendergli omaggio in una Basilica di San Pietro gremita e commossa, e il suo Napoli, la squadra dell’unica fede che pure un uomo potente e sottile come un cardinale così potente può affiancare al credo cristiano della sua missione sacerdotale. Il Napoli come religione, Maradona come profeta assoluto e la gioia e i dolori dell’esistenza scanditi e condizionati dai risultati sportivi di una squadra di calcio.

Niente di nuovo sotto il sole. Quello che accade presso certi luoghi dove si sa che il sacro e il profano hanno da secoli trovato un accordo, un compromesso, alla maniera di Voiello, re delle trattative di Stato e maestro manovratore solo apparentemente cinico, ma, in realtà, votato a un bene che per realizzarsi deve perseguire strade inizialmente incomprensibili.

La tensione profana e tenerissima di Voiello si conforta un istante prima dell’addio al suo migliore amico, quella creatura delicata e silenziosa che per anni lo ha ascoltato al buio delle sue misteriose confessioni. “Secondo me, il papa mi ha voluto dire che il Napoli vincerà qualcosa. Tu che dici, eh Girolamo?”. Nessuno saprà mai se Girolamo abbia avuto il tempo di ascoltare le sue parole, anche queste. Eppure, Angelo Voiello lo aveva preventivato che il Napoli avrebbe vinto qualcosa. Chissà se Paolo Sorrentino rivendicherà il merito del pronostico in una stagione successiva.