Di Fabio Groberio

 

 

 

Il 20 febbraio 1986, esattamente 30 anni fa, cambiava per sempre la storia del calcio italiano e mondiale, Silvio Berlusconi aveva appena acquistato il Milan da Giuseppe Farina e come prima operazione ripiano i debiti salvando la squadra dal fallimento prima di renderlo il club più titolato al mondo.

 

Sarebbe troppo facile celebrare questo storico giorno elogiando il Cavaliere per le sue intuizioni sugli allenatori, dall’inesperto Sacchi che prima del Milan aveva allenato solo in Serie B, al perdente di lusso Ancelotti, o per i suoi 28 trofei conquistati tra cui ben 13 internazionali. Sarebbe troppo facile, veramente troppo facile parlare di 8 scudetti, 5 Champions League, 3 Intercontinentali o Mondiali per Club e tanto altro. Oppure, più facile ancora, sarebbe troppo scontato celebrarlo per i grandissimi campioni portati a Milanello come il trio degli olandesi o come i Palloni d’Oro Weah, Kaka e Shevchenko, troppo facile. Facile e scontato. Ecco perchè noi scegliamo una strada alternativa per festeggiare questa incredibile ricorrenza.

 

Ecco quindi i peggiori 11 calciatori che hanno vestito la maglia del Milan durante il trentennio targato Silvio Berlusconi. Iniziamo:

 

PORTIERI: Nonostante l’agguerrita concorrenza che risponde al nome di Pagotto, Taibi e Agazzi, presi e nel giro di un’amichevole degradati al ruolo di terzo portiere, la maglia numero 1 va a chi aveva portato con se un maggior carico di aspettative: il tedesco Jens Lehmann. Arrivato nel 1998 con la vittoria ai rigori della precedente Coppa Uefa battendo l’Inter ai rigori come biglietto da visita e strappato allo Schake per oltre 4 milioni la sua avventura italiana è durata solo 5 partite. Giusto il tempo di incontrare sulla sua strada Batistuta, addormentarsi su un suo tiro centrale e raccogliere di mano un retropassaggio di Costacurta subendo poi gol su punizione. Risse, espulsioni, bisogni naturali e dribbling falliti sono solo il contorno di quello che è stato forse il peggior portiere dell’era Berlusconi.

 

TERZINO DESTRO: In attesa dell’esplosione delle eterne giovani promesse Mattioni e Montelongo assegnamo la maglia da titolare all’olandese Michael Reiziger. Arrivato dall’Ajax con la quale poco prima aveva vinto una Champions proprio ai danni del Milan, è riuscito in pochissimo tempo a convincere ogni singolo tifoso. Purtroppo ha convinto tutti di essere un bidone pazzesco. Sbarcato a Milano nell’affare Davids, vi è rimasto una stagione scendendo in campo in dieci occasioni che sono costate 6 sconfitte, con annessi 6 gol dalla Juventus, 3 dal Verona, dalla Lazio e dalla Sampdoria, e 3 pareggi.

 

DIFENSORI CENTRALI: Concorrenza folta, foltissima anche se una delle due maglie è facile da assegnare. E’ quella di Winston Bogarde, facente parte anche lui del trio di bidoni olandesi (con Kluivert) prima giustiziere del Milan con l’Ajax e poi bidone in rossonero. La parentesi del centrale in Italia fu da brividi, sei mesi e tre spezzoni: entra contro la Lazio e i biancocelesti pareggiano, entra contro l’Udinese e serve a Bierhoff (allora un avversario, è bene ricordarlo) il pallone che costerà poi la sconfitta ed entra contro il Lecce per quella che sarà la sua ultima apparizione. Più difficile assegnare la seconda maglia con competitor quali Senderos, Beloufa, Smoje, Digao (detto anche “la tassa per Kaka”), Julio Cesar, Ayala (pagato 18 miliardi per 24 presenze in due anni), Onyewu, nonno West e Cruz. Scegliamo quest’ultimo per l’aggravante che per tesserarlo il Milan ha rischiato una battaglia diplomatica con l’Inter con cui il brasiliano aveva firmato un preaccordo, Berlusconi per “risarcire” i nerazzurri fu costretto quasi a regalargli Moriero. Tutto questo casino per 13, tristi e deludenti, presenze in due anni condite anche da un gol, quello del 2 a 2 finale contro l’Inter che tanto lo voleva. Ingrato!

 

TERZINO SINISTRO: La logica direbbe che è dura trovare un bidone in un ruolo occupato per così tanto tempo dalla leggenda Paolo Maldini. Vero anche se il problema sono proprio i suoi eredi. Da Taiwo a Mesbah passando per le giovani promesse Didac Vilà e Grimi. Il prescelto però è il tedescone Christian Ziege arrivato, e non se ne capisce il motivo, dal Bayern per oltre 10 miliardi quando in rosa c’era ancora al massimo della forma il Paolino nazionale. Squilli di tromba e titoloni iniziali per quello che era un nazionale tedesco capace di segnare 6 gol nella precedente Bundesliga lasciano ben presto spazio a dubbi e perplessità. Perchè investire così tanto in quel ruolo? E perchè investire in uno che raccoglie 5 inutili ammonizioni nelle sue prime 6 gare, tra l’altro giocando anche male? Due anni dopo venne regalato al Middlesbrough dove continuò la sua carriera sui buoni livelli pre-Italia. In mezzo a questi anche il cameriere Esajas faceva la sua porca figura.

 

CENTROCAMPISTI: Dispiace inserire in mezzo a questi elementi da film horror un calciatore della tecnica e della classe di Redondo ma investimento, oltre 25 milioni di euro per un trentenne, e sfortuna fanno di lui uno dei più grandi pacchi dell’era berlusconiana. Arrivato a Milano dopo una Champions vinta da protagonista l’argentino si infortuna su un tapis-roulant durante la preparazione e resterà fuori per ben due stagioni prima di raccogliere 16 spezzoni, fuori condizione e a ritmi che neanche il peggior Montolivo, nelle successive due. A sua difesa, oltre la sopracitata sfortuna, va detto anche nel suo periodo di inattività forzata si auto-sospese lo stipendio nella speranza di tornare presto ad essere il miglior regista del panorama mondiale. Ai suoi due che da integri erano più scarsi dell’ex Real Madrid infortunato: Pablo Garcia e Emerson. Il primo arriva a titolo gratuito dalla seconda squadra dell’Atletico Madrid e dopo 5 pessime presenze finirà con lo stesso esborso prima in prestito al Venezia (retrocedendo) e poi all’Osasuna. I misteri del calcio lo porteranno poi al Real Madrid prima di ritirarsi in Grecia. Il secondo invece dopo una grande carriera spesa con le maglie di Selecao, Roma, Juventus e proprio Real Madrid arrivò stanco, logoro e infortunato a trent’anni compiuti per ben 5 milioni e un contratto pesante. Uno degli investimenti più assurdi degli ultimi anni rossoneri. Stesso discorso sarebbe valido per Essien mentre piange il cuore non poter inserire i vari Traorè, Dhorasoo, Donati, Cardacio e Umit Davala. Discorso a parte va fatto per Ba che in campo non ha mai reso molto ma a) portava fortuna e b) si riscattò poi a suon di 9 in pagella nelle partitelle con Vieri.

 

TREQUARTISTA: Luglio 2002, Berlusconi finalmente riesce a realizzare uno dei suoi sogni: portare a San Siro il trentenne Rivaldo, Pallone d’Oro 1999 e fresco Campione del Mondo. Titoloni sui giornali e feste nelle piazze avevano nascosto che 34 gol li aveva fatti due anni prima e che nella stagione appena conclusa si era fermato a 11. Niente da fare, il popolo milanista e il suo Presidente erano in estasi, il triennale da 4 milioni netti di ingaggio annuo era solo il piccolo pegno da pagare per avere l’Extraterrestre. Poi purtroppo prese la parola il campo. Il Milan viaggiava a meraviglia e vinse Champions e Coppa Italia ma i trascinatori erano Shevchenko, Inzaghi, Seedorf, Pirlo e Rui Costa. A Rivaldo solo le briciole, poi arrivò Kaka a portarsi via anche quelle fino all’inevitabile rescissione, 40 partite e 8 gol dopo.

 

ATTACCANTI: Qua c’è solo l’imbarazzo della scelta, dai vecchi Kluivert, Futre, Oliveira e Dugarry fino ai contemporanei Cerci, Torres e Matri passando per gli spagnoli Javi Moreno e Josè Mari, gli italiani Graffiedi e Comandini e gli africani Aliyu e Adiyiah. I prescelti, in mezzo a cotanto materiale sono non i più scarsi ma quelli che forse più di tutti hanno deluso rispetto alle attese: Kluivert e Fernando Torres. Il primo arrivò a 20 anni, con già 52 gol segnati con la maglia dell’Ajax, uno dei quali fece piangere il Milan in finale di Champions, nella faraonica campagna acquisti del ’97 e si portava con se un carico incredibile di aspettative. Aspettative non ripagate, l’olandese si trasformò in un fantasma. I suoi sei gol nell’unica stagione in Serie A addirittura sono troppi rispetto a quanto realmente fatto. Il secondo invece arrivò come colpaccio last minute del Condor Galliani che a costo zero e pagando solo l’imponente stipendio riuscì ad acquistare un giocatore che il Chelsea solo qualche anno prima pagò quasi 60 milioni. Solo che il Torres blues era ormai un solo lontano parente di quello che deliziava con Liverpool e Atletico e solo il Milan non se ne accorse. Alla prima da titolare contro l’Empoli da 7 in pagella, con tanto di bel gol, seguirono altre 8 prestazioni da spettatore non pagante prima di essere rispedito in Spagna in cambio di Cerci. Quando si dice dalla padella alla brace.

 

 

Ecco la Flop 11 schierata: 

 

YoMI - Football tactics and formations

 

 

Egregio Cavalier Berlusconi, non è vero che esaltare il tuo successi sarebbe stato troppo banale, cos' come fare la tua Top 11 sarebbe stato troppo semplice. La verità è che schierarne solamente 11 sarebbe stato impossibile. Non se la prenda.