Quanti rossoneri hanno storto il naso, se non addirittura tappato direttamente, leggendo il nome di Muntari negli articoli di calciomercato di gennaio del Milan? Alcuni hanno pregato che si trattasse di un bufala, altri hanno pensato al solito obiettivo farlocco per poi arrivare a chissà quale altro giocatore. Invece no. Niente Tevez, e neanche Palombo, andato poi sull’altra sponda del Naviglio, arriva lui, Sulley Muntari.
Sfido chiunque ad essere stato felice dell’arrivo dell’ex centrocampista nerazzurro. Poi vabbè, noi tifosi facciamo pure i "fighi" con gli altri e tiriamo fuori frasi del tipo: "si ok, Muntari non sarà un campione, ma giocava nell’Inter, ora diventa un fenomeno". Ma neanche noi mentre pronunciavamo queste parole potevamo credere che fosse realmente possibile! Onestamente pensavo che Moratti nella sua vita da presidente nerazzurro, mai e poi mai ci avrebbe mai più dato un suo giocatore. Beh, i precedenti non sono certamente a suo favore. Pirlo, Seedorf, per citare quelli che sono stati complici di alcuni degli anni più gloriosi della storia rossonera, ma non dimentichiamo anche Brocchi e Simic che con il Milan hanno vinto tutto quello si poteva vincere. Quindi, tutti abbiamo sperato che questo fosse l’ennesimo regalo dei cugini, l’ennesimo brutto anatroccolo che si trasforma in cigno, l’ennesimo bruco che si trasforma in farfalla. Per ora siamo ancora nella fase in cui si è formata la crisalide, ma alla prima uscita con la maglia rossonera il ghanese ha subito messo a segno un gol facendo ricredere buona parte dei tifosi rossoneri che non credevano fosse possibile la metamorfosi del giocatore.
Certo che parlando di regali, anche il Milan non è stato da meno facendo indossare a Pirlo la casacca bianconera. Rispetto a Muntari ci sono classe e piedi diversi, nessuna metamorfosi in corso, quella si era già compiuta. Andrea aveva bisogno di cambiar aria, trovare nuovi stimoli, ed è bastato poco per diventare di nuovo l’uomo fondamentale per il gioco della squadra che ha la fortuna di averlo in rosa. Questo è Andrea Pirlo, ma di certo la cosa non stupisce. Certo, non eravamo abituati alle gomitate di Andrea (passata inosservata anche agli occhi dei più attenti tifosi bianconeri durante Juventus-Catania), ma il suo piede si che lo ricordavamo, i suoi calci di punizione, i tempi che riesce a dare alla squadra, il suo essere leader assoluto del centrocampo. Capiamo tutto noi tifosi. Capiamo che forse dopo aver vinto tutto, si ha bisogno di cercare nuovi stimoli, capiamo il giocatore, che nonostante il suo essere glaciale, e apparentemente privo di emozioni, lascia in lacrime Milanello, lo capiamo. Non capiamo la dirigenza che dà ai diretti concorrenti per la lotta scudetto il regista, per me, più forte al mondo, sino a quando non appenderà le scarpette al chiodo, lui sarà sempre il migliore. Sabato ci si incontrerà di nuovo nella casa che in tanti anni ha regalato a noi tifosi e a Pirlo mille emozioni, gioie e dolori che nessun cambio di maglia potrà mai cancellare.
Storie di gloria, storie di metamorfosi, storie che si intrecciano. Pirlo, Muntari, storie di regali insomma, storie diverse, ma storie che finiscono sempre con il lieto fine, almeno per loro.
 

Manuela Cinus