Forse in pochi di voi sanno la storia di Mitchell D'Arrigo, l'italo americano balzato agli onori della cronaca, ben prima delle sue prestazioni in vasca, anche se, quest'oggi, ha dimostrato parte del suo valore anche dentro l'acqua.

 

La storia è semplice ed anche di facile lettura per chi non è del campo: nel nuoto, ma, come credo, in tutti gli sport, una partecipazione ad un Campionato italiano o una convocazione in nazionale, sono degli eventi che sono da immortalare, ed allora, per le cosiddette matricole, alla prima convocazione nella squadra azzurra, partono, oltre agli scherzi, ed ai dispetti (ma non venitemi a parlare di bullismo, non è questo, anzi, è l'opposto), sopratutto le "differenziazioni" che vogliono sottolineare, ed anzi evidenziare la qualità di matricola del neo azzurro.

Trattamento unisex è quello di scrivere con pennarelli semiindelebili (ma che rimangono tali solo per 4/5 doccie, non di più, e per chi fa uno sport d'acqua, il disagio risulta minimo) il corpo del neoarrivato, con frasi, dediche e dialoghi "simpatici", a mo di sfotto', ma sempre nel rispetto del compagno di squadra. Per le donne, inoltre, spesso si colorano i capelli con tinte variopinte (anche questo "disagio", rimediabile in pochi giorni, con un passaggio dal parrucchiere di fiducia), mentre per i ragazzi, si tagliano completamente i capelli, rasandoli a zero, con comunque la speranza (non vana per dei diciannovenni o giù di li), di rivedere a breve la capigliatura folta che si preferisce.

 

L'han fatto tutti, dalle semplice meteore, ai Campioni affermati del calibro della Pellegrini, di Magnini, Rosolino, Fioravanti, Brembilla, ecc.... Invece, il romano (che però si allena in Florida, e forse anche per questo è ben fuori dal socializzare con i compagni) non ha voluto pagare pegno, e si è inizialmente rifiutato di subire il trattamento di matricola, facendo infuoriare i compagni (che prima di lui, ci son passati) e permettendo addirittura al genitore di denunciare tale tentativo, condannato come una specie di bullismo e costringendo (per forza di cose), la Federazione, ad aprire un'inchiesta.

 

Ma non si tratta di bullismo, niente di più falso, niente di più lontano dal vero, niente di tutto questo succede in Nazionale e nell'ambiente natatorio (e ve lo dice uno che, seppur non a quei livelli, ne ha fatto parte): non c'è bullismo nel gesto di rasare i capelli ad un ragazzo, non si tratta di nonnismo o sottomissione, ma (per usare le parole di Dotto, in un tweet alquanto polemico contro il compagno di squadra) "un atto di pura goliardia che da il benvenuto ai nuovi atleti della Nazionale maggiore nel nuoto che conta" .

Quindi, al di là della medaglia (argento agli Europei nei 400 stile libero, in attesa della sua gara, quella dei 200), forse il ragazzo deve ancora imparare che, anche in uno sport prettamente individuale, stare in un gruppo coeso, conta, e, a volte, sopratutto nei momenti di difficoltà, aiuta.

Speriamo che l'italoamericano lo capisca, per non sprecare il grande talento che si trova tra le sue braccia.
 

E.C.