L'ultima vittoria della Juventus di Allegri risale al 31 di agosto, quasi venti giorni fa, un periodo che non sembrerebbe lunghissimo in questo periodo dell'anno durante una stagione "normale". Invece dopo la vittoria interna contro lo Spezia la squadra bianconera ha già giocato altre quattro partite rimediando due pareggi (Fiorentina e Salernitana) ed altrettante sconfitte (PSG e Benfica). 

In campionato la distanza che separa Vlahovic e compagni dalla vetta non è certamente insormontabile, solamente quattro punti, ed oggi potrebbe essere ulteriormente accorciata vista la serie di scontri diretti che ci sarà tra le squadre che la precedono. In Champions League invece la situazione è già decisamente complicata con francesi e portoghesi a punteggio pieno, mentre i bianconeri restano ancorati a quota zero in compagnia degli israeliani del Maccabi.

Al di là delle situazioni di classifica e dei risultati delle singole partite quello che preoccupa maggiormente tutto l'ambiente bianconero sono le prestazioni della squadra. In questo avvio di stagione c'è solo un aspetto di cui si può dire soddisfatti: l'approccio alla gara. In quasi tutte le partite gli uomini di Allegri sono partiti con il piede sull'acceleratore, dimostrando di avere le capacità per mettere in difficoltà gli avversari a partire da un pressing altissimo sui primi portatori di palla. Poi non appena le distanze iniziano ad allungarsi, intorno ai venti minuti del primo tempo, la squadra capitanata da Leonardo Bonucci esce praticamente dal campo, indipendentemente dall'avversario che si ha di fronte.

Sotto tutti gli altri punti di vista la Juventus sta offrendo prestazioni altamente insufficienti, ben peggiori di quello che raccontano i meri risultati delle partite. Il primo e forse più evidente problema è quello atletico: i bianconeri sembrano aver benzina nelle gambe solamente per i primi quindici-venti minuti di gioco. Al netto della stagione "particolare" che vedrà una pausa importante verso fine anno, la squadra juventina sembra essere atleticamente più impreparata rispetto a tutte le altre avversarie, dalle più blasonate a quelle più modeste. Ogni tanto si vede qualche reazione alle situazioni di difficoltà, ma più che a livello fisico è una risposta mentale e psicologica che poi si scioglie, anch'essa, visto che le gambe non girano a dovere.

A livello emotivo e psicologico la squadra sembra essere molto fragile e appena le cose non iniziano ad andare come sperato i giocatori sembrano farsi prendere da una sorta di panico che gli toglie quel briciolo di tranquillità necessaria per poter anche solamente pensare di imbastire qualche azione pericolosa. La conseguenza più ovvia è che qualsiasi accenno di pressing degli avversari riesca a mandare in difficoltà i portatori di palla bianconeri che di rimando commettono errori banali anche per giocatori di Lega Pro. 

Infine il più grave problema è quello dell'identità tattica di questa squadra. Passati i primi venti minuti di gioco si ha la sensazione che gli juventini non abbiano idea di cosa fare con il pallone tra i piedi, come se Massimiliano Allegri non gli avesse impartito alcun dettame da rispettare, né a livello di trama di gioco, né tanto meno sui movimenti da fare. Così ci si ritrova, quasi impotenti, ad osservare un giro palla che porta la sfera da un esterno all'altro senza mai tentare una verticalizzazione offensiva che possa innescare la ferocia agonistica di Vlahovic. Al massimo Bonucci può provare a sventagliare verso gli esterni offensivi, nella speranza che i difensori avversari siano abbastanza lontani da poter permettere ai suoi compagni di controllare la sfera e tentare un attacco dal fondo.

Ad aggiungere ulteriore pepe alla difficile situazione della Juventus ci si è poi messo addirittura lo stesso allenatore che, dopo aver dichiarato di dover "stare zitti e lavorare", si è lasciato andare ad una chiacchierata con l'amico e giornalista Mario Sconcerti. Durante questo dialogo il tecnico livornese ha toccato diversi punti, alcuni condivisibili, altri meno, ma che hanno lasciato la sensazione che Allegri abbia un po' perso il sacro fuoco che gli ardeva internamente fino a qualche anno fa, l'appellarsi agli errori arbitrali o alle assenze non è mai stato molto nel suo stile, invece durante questo colloquio il mister juventino ha voluto battere anche su questi tasti.

La sfida di oggi contro il Monza di Palladino ha il sapore un po' di ultima spiaggia. Se non si dovesse vedere nessun progresso non ci stupiremmo più di tanto se la dirigenza della Juve facesse un enorme "mea culpa" sollevando Allegri dall'incarico nella speranza di poter salvare una stagione nata nel peggiore dei modi.