Il parapiglia di Lecce mi ha ricordato un po’ quello ancora più triste di un Avellino-Napoli di qualche anno fa, quando l’attuale società di De Laurentiis il produttore cinematografico ancora non lo conosceva, e la squadra navigava in brutte acque, in una serie B deprimente e addirittura col rischio della retrocessione, senza una lira e con una tifoseria divisa tra nostalgici dei tempi d’oro e un manipolo di teppisti non bene identificati, poi, invece, molto bene identificati.

 

In quell’Avellino-Napoli, durante l’invasione dei tifosi in campo, i disordini e le aggressioni, col tentativo, anche allora di entrare negli spogliatoi per chissà quale ragione, Sergio Ercolano perse la vita, perché, pare, caduto nel fossato divisorio durante una fuga, e perché, così si è scoperto dopo, l’ambulanza giunse troppo tardi per soccorrerlo.

 

Allora, tutta la fazione violenta di una tifoseria allo sbando, di una squadra allo sbando, di una società allo sbando, mostrò la sua parte peggiore, manifestando, ammesso che si possa usare la parola, il malumore per un andazzo spiacevole, inammissibile per un pubblico abituato a una squadra in A, spesso pure in zone alte della classifica.

 

Ma si sa che certi avvenimenti non dipendono soltanto dalla delusione del risultato, anche se clamoroso, anche se inatteso. C’è qualcosa che si muove dietro, che spinge la delusione a diventare qualcosa che in quel momento deve agire come agisce, col semplice e inqualificabile risultato della brutta figura.
E allora diventa difficile pensare a qualcosa di intelligente, al buio di quella suddetta desolazione che un po’ fa stare in silenzio, e pure con un po’ di vergogna.

 

E pensare che in Brasile gli studenti, e non solo, hanno assediato la capitale e le altre città per protestare contro gli aumenti dei trasporti pubblici. È bastato alzare il prezzo dei biglietti per scatenare la rivolta, con tanto di furiosa incazzatura che ha messo alle corde forze dell’ordine e autorità, a tal punto da mettere in imbarazzo il presidente brasiliano, la guerrigliera costretta ad ammettere le ragioni dei dimostranti.

 

Sono i colori del meridione, globalmente inteso, che bolle ad alta temperatura, dentro un brodo dove qualcosa sale e qualcos’altro scende.
Il sud pallonaro italiano non se la passa benissimo, tra il Palermo in B, il Lecce in preda al panico, il Bari stravolto dagli scandali e la solita, infinita difficoltà della provincia.
E quel che è peggio, ancora una volta, è che per l’ennesima occasione attraverso il più stupido dei pretesti, s’è data l’ennesima dimostrazione per meritarsi tanta disistima.

 

Furia frivola e pericolosa, e altrove è ancora umanità. Fortunato chi ne vede ancora traccia.


 

Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka