È finita con una pioggia di goal, la stagione del Napoli. Cinque, all’odiato Verona, in un San Paolo pieno di bambini. Le indicazioni date dal campo questa sera lasciano il tempo che trovano, certo, ma hanno messo in luce, ancora una volta, una squadra che sa il fatto suo. Una squadra che gioca a calcio, che fa girare palla, che ha un potenziale offensivo come poche altre in Europa. Ma soprattutto una squadra, ecco.
Forse è questo quello che è mancato al Napoli nei momenti bui di questa stagione, così lunga e così altalenante perché così piena di insidie: l’essere squadra, fino in fondo. E non parlo dello spogliatoio, ma dello stare in campo insieme, del muoversi come un corpo unico sulla strada della vittoria. Troppo brutti per essere veri in certe occasioni, poco cinici per i tre punti in troppe occasioni. Le mancanze sono state sempre sotto gli occhi di tutti: una rivoluzione difensiva non subito assimilata, i problemi a centrocampo, ed anche l’eccessiva anarchia di alcuni componenti dell’attacco. Ed alcuni uomini, quelli sì, a volte, poco all’altezza.
Roma non è stata costruita in un giorno, e nemmeno i grandi cicli: il primo anno di Ferguson sulla panchina del Manchester United fu il peggiore del decennio precedente dei Red Devils, eppure Sir Alex è riuscito a creare un’invidiabile e raramente riproducibile esempio di favola calcistica, fatta di vittorie e campioni. Benitez, a differenza del baronetto, è partito con un terzo posto, una Coppa Italia ed un’eliminazione senza precedenti dalla Champions League: il tutto continuando a seguire le proprie idee, e guardando molto, molto al di là del suo rubicondo naso.
Per essere la prima, solo la prima, non è affatto male. E, soprattutto, c’è una base importante da cui poter ripartire. I grugniti di disappunto che hanno accolto alcuni acquisti estivi sono diventati in poco tempo applausi scroscianti, ed oggi si dice nemmeno troppo sottovoce che, in fondo in fondo, pure Zapata non è poi così male. Se a questo aggiungiamo che alcuni (Insigne) hanno raggiunto una maturità invidiabile ed hanno ampi margini di miglioramento, che altri (Henrique) sono i jolly che tutti vorrebbero e che pochi hanno, che praticamente tutti (Callejon, Mertens, Hamsik, Jorginho, ed ovviamente Higuain) non hanno alcuna intenzione di andare via, e che il Napoli è finanziariamente società sana, e che gli acquisti giusti sono già nell’aria, bè, sommando tutto c’è da stare allegri.
Questa stagione è finita, e la Napoli calcistica se ne va a dormire con la consapevolezza che il 19 o 20 agosto si ritornerà in campo per la prima partita ufficiale della nuova annata con sulla faccia il sorriso di chi sa di potercela fare, comunque e dovunque. E che, al risveglio, ci sarà il sole. Eccome.
Antonio Cristiano
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