Ad inizio stagione, gli occhi di tifosi ed addetti ai lavori erano puntati su questa “strana” coppia assemblata dall’Inter di Mancini: Mauro Icardi e Stevan Jovetic. In tanti avevano espresso, già illo tempore, non poche perplessità circa una coesistenza fra questi due attaccanti, per tutta una serie di aspetti, tecnici e tattici in primis, ma anche caratteriali.
L’andamento del campionato, per lo meno fino a pochi giorni addietro, sembrava aver dato ragione a quanti si erano iscritti al partito dell’impossibilità di convivenza fra l’argentino ed il montenegrino: a suffragio di questa tesi, infatti, le prime gare di campionato, con uno Jovetic sugli scudi e un Icardi a secco di gol, ed un prosieguo di stagione con il lento, ma irrefrenabile, ritorno al gol del bomber argentino e l’eclissi dell’ex Manchester City, condita da qualche infortunio di troppo, ma nemmeno tanto, se si considera lo storico del fantasista.
Il tutto calato in un contesto che ha visto l’Inter sorprendere tutti nella prima parte del campionato, forte di uno schieramento basato su un blocco arretrato molto solido, con il vistoso calo, quasi un crollo, vissuto dalla compagine guidata da Roberto Mancini nei mesi di gennaio e febbraio, con qualche pesante ricaduta anche in marzo ed aprile, nonostante un redivivo Mauro Icardi, ritornato a segnare con la consueta regolarità.
Quando tutto sembrava essere oramai perduto per la banda di Roberto Mancini, ecco che la Roma inizia a perdere qualche punticino, emergono forti i contrasti fra una sponda (Spalletti) e l'altra (Totti) del Tevere e, come per magia, Icardi e Jovetic, scelti da Roberto Mancini per scardinare le difese di Frosinone e Napoli, iniziano a dialogare in campo, a cercarsi, come disse proprio lo stesso mister nerazzurro ad inizio stagione.
Appare evidente come questo principio di dialogo fra le due entità, finora apparse distanti, dell’attacco nerazzurro, possa essere determinante per questo scorcio finale di stagione ma, soprattutto, possa aprire scenari fino ad oggi non ipotizzabili anche per il futuro.
Analizziamone le ragioni, partendo da quelle di natura strettamente tattica: Icardi e Jovetic, in queste ultime due gare, hanno dimostrato di poter coesistere sia in un 4-2-3-1 (Frosinone) che in un 4-3-3, seppur ibrido (Napoli).
Inoltre, proprio nella gara contro i partenopei, Jovetic s’è contraddistinto per un importante spirito di sacrificio, disimpegnandosi in una marcatura a zona su Jorginho in fase di uscita della palla degli uomini di Sarri. Va detto che il montenegrino è parso più efficace e convinto in questo lavoro nei primi 15’-20’ delle due frazioni di gioco, per poi scemare in intensità, ma è pur sempre un dato apprezzabile e che, sicuramente, Mancini avrà colto di buon grado. Se a ciò ci si aggiunge una evidente crescita da parte di Mauro Icardi nella predisposizione a dialogare coi compagni (6 sponde realizzate efficacemente contro il Napoli), oltre ad una inedita propensione alla contesa dei palloni alti contro i difensori avversari, ecco che il discorso potrebbe intrigare non poco sia il tecnico jesino che la dirigenza nerazzurra, anche in vista della costruzione della rosa 2016/17, a prescindere da quella che sarà la dimensione europea che l’Inter raggiungerà in questo finale di stagione.
Passiamo ad un’analisi della compatibilità tecnica fra i due, vero punto di domanda che ha accompagnato la quasi totalità della stagione nerazzurra con riferimento ai due attaccanti. Contro il Napoli, anche per via dell’impostazione scelta da Mancini, volta a colpire la retroguardia di Maurizio Sarri per vie centrali, sfruttando i movimenti di Icardi in profondità, ad allungare la linea difensiva avversaria e quelli di Jovetic a cucire il gioco (si veda il secondo griffato Brozovic, nato esattamente da un’azione di questo tipo), i due attaccanti hanno fornito discrete garanzie di convivenza, anche tecnica. Hanno iniziato a cercarsi, a guardarsi e servirsi reciprocamente. Anche ad abbracciarsi, dopo i gol, ed è sintomatico di una empatia che inizia a materializzarsi.
Le qualità tecniche di Jovetic non sono mai state messe in discussione dallo staff tecnico nerazzurro: nell’attuale serie A ci sono pochi, pochissimi, calciatori ai quali l’ex City possa invidiare bagaglio tecnico e qualità globale.
Al di là di qualche piccolo infortunio, è stato l’atteggiamento palesato dal montenegrino ad estrometterlo dai giochi per gran parte di questo campionato.
Discorso, per certi versi, analogo per Icardi: le sue qualità di bomber d’area di rigore sono sempre state evidentissime. Ciò che potrebbe fargli fare il salto di qualità è la predisposizione a mettersi al servizio dei compagni e della squadra, come iniziato a fare ultimamente.
Insomma, c’è tutto per poter ipotizzare un finale di stagione in crescendo per questa “nuova” coppia a disposizione di Roberto Mancini nel rush finale di campionato ma, come accennato precedentemente, questa rinascita dei due attaccanti potrebbe avere risvolti anche per il futuro.
Seppur con tutti i segnali di miglioramento (singolarmente e di coppia) mostrati da Jovetic ed Icardi nelle ultime due gare, è pacifico che si tratti di due attaccanti che necessitano di essere sollecitati con frequenza dai compagni, altrimenti corrono il rischio di estraniarsi troppo dalla bagarre. Pertanto, è evidente che nell’attuale contesto dell’Inter questo è un passaggio strategico di difficile realizzazione da parte di Roberto Mancini, stante la struttura fisica (molto) e tecnica (poco) della rosa costruita per questa stagione, forse uno dei reali motivi alla base dell’incompatibilità (reale, in minima parte) fra Icardi e Jovetic.
È notorio che l’Inter 2016/2017 potrà beneficiare delle geometria di Banega: pur essendo prestissimo per poter ipotizzarne una collocazione in campo, è evidente che il centrocampista argentino porti in dote qualità, classe, personalità e una buona dose di palleggio. È facile prevedere che una squadra costruita attorno a Banega possa (e, molto probabilmente, debba) giocare con un baricentro più avanzato. Tutti elementi che, per lo meno nelle intenzioni di Mancini, potranno consentire all’Inter di giocare il pallone con più qualità, serenità e tranquillità, sollecitando con maggiore frequenza gli attaccanti, su tutti proprio Jovetic ed Icardi, due che hanno bisogno di essere inclusi e coinvolti in un discorso tecnico-tattico ed emotivo più globale.
A ciò si aggiunga che Jovetic ha un riscatto dall’importo già fissato per poter essere acquistato da parte dell’Inter (circa 13,5 milioni da versare al City) e, pertanto, la domanda nasce spontanea: quale seconda punta, di pari valore, potrebbe portare a casa il DS nerazzurro, Piero Ausilio, con un esborso simile?
Ecco, che, a conti fatti, forse vale la pena spingere sulla costruzione di una rosa che sia in grado di imporre il proprio tasso tecnico per la maggior parte dei minuti di ogni gara, tenendo sempre caldi (anche) Jovetic ed Icardi: due che hanno iniziato a cercarsi.