Di Fabio Groberio

 

Il tifoso per indole è un sognatore, il tifoso può essere grato finchè si vuole al presidente che magari ha salvato la sua squadra del cuore dal baratro ma quando sente parlare di sceicchi o magnati russi gli brillano gli occhi. Il tifoso dimentica i casi del Malaga sedotto e abbandonato da un emiro o quello recentissimo che ci ha raccontato Cagni del pakistano vicino al Brescia, il tifoso sogna e sogna in grande. Spera che lo straniero di turno faccia della sua squadra del cuore un club accalappia-campioni, un qualcosa in stile Chelsea russo o Manchester City e Psg arabo.


Ecco perchè oggi un tifoso pessimista del Parma alla notizia della cessione di Ghirardi ad una cordata russo-cipriota non meglio identificata forse controllata dall'albanese Taci si accontenterebbe di una salvezza finanziaria e sportiva mentre uno più ottimista spera di tornare tra le grandi del calcio italiano una volta che si saranno calmate le acque.
Ed ancora, ecco perchè un tifoso medio del Bologna degli americani Tacopina-Saputo si immagina già in serie A nella prossima stagione e in Europa nel medio/breve periodo.


Ma andrà veramente così? O meglio, quando uno straniero ha acquistato un club italiano l'ha sempre fatto crescere spendendo a più non posso?
Scopriamolo insieme vedendo tutti i precedenti della storia del nostro calcio. Iniziamo:


VICENZA
Il Vicenza è la prima società italiana di calcio ad avere una proprietà straniera. Successe nel 1998, i biancorossi avevano appena vinto una storica Coppa Italia, e la società britannica ENIC, una finanziaria nel campo del petrolio, acquistò la maggioranza del club. Dopo un buon inizio, con la semifinale di Coppa delle Coppe come punto più alto, arrivò la retrocessione nella stagione seguente. Nei successivi 6 anni la squadra tornò solo una volta in serie A, retrocedendo subito, così nel dicembre 2004 il club tornò in mano ad imprenditori locali. Si chiude così, dopo solo sei anni, la prima avventura di imprenditori inglesi nel calcio italiano. Un'avventura iniziata con grandi propositi e terminata con molte più ombre che luci.


PAVIA
Il Pavia Calcio, 102 anni di storia e attualmente impegnato in Lega Pro, dal 4 luglio di quest'anno è la prima società italiana controllata da cinesi. Xiaodong Zhu e Qiangming Wang, tramite la loro società, l'Agenzia per l'Italia, quel giorno acquistarono dall'allora presidente Zanchi il 90,5% del club e il restante 9,5% liquidando tutti i vari soci di minoranza. I due cinesi, che controllano anche il fondo Pingy Shanghai Investment, si sono dimostrati da subito ambiziosi costruendo una squadra da subito in grado di centrare la promozione e grazie agli acquisti di giocatori come Biasi, Abbate, Cesarini, Ferretti e Soncin i fatti gli stanno dando ragione. La loro idea era quella di iniziare dal calcio per creare poi un business italiano a 360° che comprenda anche il turismo (sfruttando anche la vetrina dell'Expo) e lo stadio di proprietà. I tifosi, dopo un minimo di diffidenza iniziale, ora sono entusiasti dei nuovi proprietari e sperano di raggiungere quella serie B che manca dalla stagione 1954/55.


MONZA
Ecco una società che ne ha vista di tutti i colori, a partire dal 2009 quando il club finì per avere Clarence Seedorf come presidente, contestatissimo dai tifosi. All'ex tecnico del Milan subentrò l'anglo-brasiliano Anthony Armstrong Emery che comprò perchè "Monza significa Formula 1, significa Milano, dunque significa moda" e che comunque tra una vicissitudine e l'altra come scandalo finanziario, mancato pagamento di stipendi, lotta al razzismo come sponsor e latitanza a Dubai riuscì incredibilmente a centrare la promozione prima di mettere in mora la squadra. Basta così? Neanche per sogno! Il nuovo proprietario è ora l'inglese Bingham (Mr. Bin per i tifosi che nel frattempo pagano le trasferte ai giocatori) che acquista il Monza per un euro e ha come principale obiettivo quello di coprire i debiti (oltre due milioni) cercando di rateizzarli e riuscire a pagare gli stipendi a giocatori e staff (missione sempre più complicata). Il problema è che con società solo in Oman il tragitto dei soldi non è così comodo.


VENEZIA
Dopo il buon periodo targato Zamparini e il successivo periodo nero fatto di fallimenti, mancate iscrizioni, presidenti in carcere e personaggi iraniani dalla dubbia moralità la storica società lagunare fu costretta a ripartire dalla serie D e, tra l'entusiasmo generale, nel febbraio 2010 passò in mano all'imprenditore e politico russo Yuri Korablin con una cordata italo-russa al suo seguito. L'iniziale entusiasmo fatto di grandi progetti, calcistici e non si spense ben presto. La squadra per due anni mancò la promozione solo ai play off e soprattutto non presentò la documentazione necessaria che avrebbe garantito quella promozione tanto sbandierata. La Lega Pro arrivò comunque l'anno successivo, il primo con il club in mano al solo Korablin, e oggi il Venezia è stabilmente in Prima Divisione (senza obiettivi particolari) rilanciando, piano piano e in modo molto distaccato, il suo progetto calcistico e commerciale con la famosa realizzazione del nuovo stadio su terraferma di cui parla dal suo insediamento.


Le situazioni di ROMA e INTER invece le conoscete tutti: la società capitolina passò dalle mani della famiglia Sensi a quelle dell'americano Di Benedetto supportato dalla stampella Unicredit, poco dopo come concordato tutto il pacchetto passò all'allora socio sempre a stelle e strisce James Pallotta. Il progetto fu chiaro da subito, crescita e business senza spese fossi e dopo due anni così così ora si sta iniziando a raccogliere i primi frutti. L'Inter invece fu acquistata nella scorsa stagione dall'indonesiano Thohir che tra un Fair Play Finanziario e un prestito dalle banche è riuscito comunque a far l acquisto più costoso (Hernanes) dello scorso mercato invernale. Pur essendo lampante che a Milano non è sbarcato uno sceicco riteniamo ancora prematuro dar giudizi definitivi sul tycoon.


Visti e analizzati tutti i precedenti di club italiani gestiti da proprietari stranieri ci sembra doveroso augurare un caloroso in bocca al lupo ai tifosi di Parma e Bologna, ma perchè no, anche a quelli del Brescia.