Probabilmente non basterebbe un trattato per toccare, anche solo sommariamente, tutte le questioni che sono emerse nelle ultime 24 ore in seno all’Inter. A tal punto che la sconfitta interna subìta contro il Cagliari, sembra quasi un’inezia al cospetto del carico di esplosivo che è deflagrato nel pre-partita.
Senza troppo dilungarmi, dico brevemente la mia sulla vicenda Icardi-ultras:
- Mi sfugge il senso di scrivere un’autobiografia a soli 23 anni, neanche avessi fatto il giro del mondo in ottanta giorni o avessi ambizioni da Leopardi. Quando ne avrai 40, caro Icardi, cosa farai? Darai disposizioni per il testamento?
- Non capisco perché ritornare su un episodio, increscioso e poco edificante per tutti, a prescindere da come sia realmente andato, verificatosi due anni fa e che sarebbe stato meglio lasciare nel dimenticatoio. Forse l’autobiografia non era abbastanza interessante, senza infarcirla con particolari “scabrosi”?
- In società, nessuno ha pensato di dare una veloce lettura all’opera di Mauro Icardi prima che fosse data alle stampe?
- Non era, forse, prevedibile la qualità ed il tenore della risposta che gli ultras avrebbero riservato? Cosa si aspettava Icardi? Una lettera aperta, come replica?
- Che senso ha, da parte degli ultras, uscirsene con un comunicato nel cuore della notte, a poche ore da una partita importante e poi con uno striscione finalizzato a spaccare l’ambiente?
- Come mai Zanetti, dieci minuti prima dell’inizio di questa importante partita, non ha pensato a niente di meglio che presentarsi davanti le telecamere per esprimere una bocciatura verso Icardi, prefigurando un abbassamento dei galloni da capitano per il centravanti di Rosario, schierandosi apertamente con gli ultras e, di fatto, autorizzandoli a fare carne di porco durante gli imminenti 90’?
- Quanto è edificante, per una società come l'Inter, schierarsi apertamente con gli ultras e mostrando una certa deferenza verso questi, come dimostrano le parole di Zanetti ed Ausilio, attaccando pubblicamente un proprio tesserato? Giusto o sbagliato che sia il comportamento dello stesso. Non sarebbe stato meglio mostrarsi equidistanti?
- Nonostante questa succosa anteprima, non credo che leggerò l’opera omnia di Mauro Icardi.
In poche parole, da questa vicenda miserevole, tutti i soggetti coinvolti personalmente ne escono malissimo ed anche l’Inter, nel suo complesso ha subìto una bella botta: gestione della vicenda ai limiti del dilettantismo e che, necessariamente, dà l’idea di una certa approssimazione con la quale vengono gestite talune vicende.
Passiamo al campo: in uno stadio che era già allestito come un seggio elettorale per il referendum pro o contro Icardi, l’Inter era chiamata a battere un Cagliari fino ad ora tutt’altro che entusiasmante lontano dall’isola, oltre a mostrare qualche segnale di miglioramento. Come troppo spesso sta accadendo, i nerazzurri non hanno raggiunto né il primo e nemmeno il secondo obiettivo.
Nel primo tempo l’Inter ha giochicchiato – giocare è un’altra cosa – intessendo una tela fatta di tanti passaggi, quasi tutti in orizzontale, approfittando anche di un certo timore reverenziale dei sardi. Vado a memoria, ma in una frazione di gioco in cui l’Inter ha avuto un buon 70% del possesso palla è riuscita a calciare verso la porta di Storari una volta soltanto, senza sfruttare nemmeno il calcio di rigore che, ovviamente, nessuno ha pensato di non far calciare a Icardi, il quale era già pronto ad andare ad esultare, sfidando la folla, in caso di realizzazione, in un clima di Icardi contro tutti assolutamente poco edificante.
Quella dei primi 45’ è una squadra che mostra tutte le contraddizioni derivanti dalla sua composizione e struttura: vorrebbe giocare palla a terra ma non ha un centravanti che venga a dialogare coi mediani o che si offra per un triangolo con gli esterni; vorrebbe sfondare sulle fasce ma ha due ali che giocano solo e soltanto in verticale, senza mai variazioni tecniche o tattiche, ostruendo lo spazio per le sovrapposizioni dei terzini; vorrebbe cingere d’assedio l’avversario ma in alcuni elementi ha delle lacune tecniche così evidenti che, al rivale di turno, basta organizzare un pressing mirato su questi elementi per rubare palla e far vedere i sorci verdi. Una squadra che vorrebbe dominare il campo ma ancora non riesce a domare le proprie paure. Un inno del “vorrei, ma non posso”. Ed allora è necessario che De Boer capisca queste cose e vi ponga rimedio, urgentemente.
Nel secondo tempo non s’è visto nemmeno quell’alone di possesso palla che può ingannare: il Cagliari ha sfruttato tutti i limiti dell’Inter e, anche con un po’ di fortuna – leggasi primo gol da annullare – è passato alla cassa, portandosi a casa l’intera posta in palio. Nerazzurri che palesano evidenti limiti nella gestione del vantaggio, anche perché le mosse che sono state prese in panchina non hanno aiutato a mascherare i limiti tecnici, tattici e di personalità della squadra. Forse li hanno accentuati, addirittura.
Scellerate le scelte di De Boer che, per continuare la personale sfida “a chi ce l’ha più lungo” con Brozovic, decide di mandare in campo Gnoukouri in un momento bollente della partita: va bene essere duri e puri, caro Frank, ma occhio a non tirare troppo, ché poi anche le cose più dure finiscono per spezzarsi. Magari è il caso di essere più malleabili e pensare al bene della squadra.
Per esempio, potrebbe essere una buona idea quella di sedersi con Banega e spiegargli che in Italia è preferibile passare la palla dopo massimo due tocchi e che tenere il pallone fra i piedi è concesso solo se la giocata è finalizzata a verticalizzare per un compagno, altrimenti diventa tutto inutile. Esattamente come questi primi due mesi di campionato: ripartire, adesso, appare complicatissimo e sarà necessario che l’ex Ajax attinga a tutta la propria esperienza, senza lasciarsi condizionare dal dover lasciare di sé l’immagine del sergente di ferro.
E dovrà farlo da solo, o quasi, anche perché in società saranno impegnati a leggersi il capolavoro letterario di Mauro Icardi. Hai visto mai che mister “se mi arrivano i palloni, faccio gol” abbia scritto qualcosa contro gli Usa o la Russia e, dall’oggi al domani, ci troviamo di fronte ad un conflitto internazionale. Milano chiama, Nanchino risponde?