C’è stato un tempo. C’è stato un tempo in cui le cose sembravano perdute. C’è stato un tempo in cui il saltello di Maradona col gagliardetto stretto nella mano sull’ultimo gradino del sottopassaggio non sarebbe stato seguito da nuovi sogni. Altrettanto grandi, altrettanto imprevisti. Tanto quanto siano stati inaspettati in quegli anni. C’è stato un tempo in cui tutto è sembrato perduto.

Quel tempo è cambiato col tempo. Ha seguito da vicino tutto quello che stava cambiando. Lo ha fatto con l’entusiasmo, con le prime vittorie, passando per grandi sconfitte. Lo ha fatto passando per la passione della delusione, per l’amarezza che non lascia scampo. Di quando si crede che non si possa credere più. Di quando si pensa che più niente arriverà. Che il già accaduto non sarà oltrepassato. 

Invece, nella stagione del non si arriverà nemmeno tra le prime quattro, nella stagione del girone non sarà nemmeno superato, nella stagione di chi è questo calciatore e chi è quest’altro, è arrivata la stagione delle stagioni. Una corsa lunga anni ha saputo aspettare il momento meno atteso. Per molti, quello più imprevedibile. L’unica maniera di farlo funzionare, l’imprevedibile. 

Le giocate di Kvara non finiranno, la forza di Osimhen non si arrenderà, l’intelligenza di Spalletti continuerà a pensare, Simeone resterà in campo anche quando le luci si saranno spente, la corsa di Di Lorenzo non rallenterà, Kim non smetterà di sorvegliare gli avversari, Lobotka illuminerà la sua metamorfosi, una squadra intera, una panchina intera, una società, un presidente, un intero gruppo di lavoro continueranno a correre e a sorridere. Adesso che il Napoli è vicino a recuperare una gioia che sembrava perduta e condannata, adesso che questo Napoli, lo stesso Napoli, è ai quarti di Champions League. Per la prima volta nella sua storia tra le prime otto squadre d’Europa. 

E il destino ha voluto che lo fosse con le due squadre italiane più titolate nell’albo d’oro della Champions e con la più titolata di sempre. Storia e abitudine resteranno turbate dalla presenza di chi avanza in silenzio e sa come fare rumore? Vale la regola che qui si accennò mesi fa, quando poco ancora si profilava all’orizzonte. 

Sarà l’avversario più difficile. Qualunque squadra uscirà dall’urna, quella sarà l’avversario più difficile. Lo sarà in quest’attesa sospesa tra una gioia nuova e nulla è ancora accaduto. Tra è stato straordinario e non sappiamo se continuerà, tra l’amara e meravigliosa lucidità del cerchiamo un’illusione in mezzo al non farsi illusioni. Napoli adesso, almeno quello le è consentito, sta vivendo il privilegio dell’ebbrezza dentro lo svolgimento. La felicità dentro la sofferenza. La gioia prima del verdetto. La sofferenza ancora viva, in funzione di quel verdetto.

Tuttavia a ridosso di una primavera alle porte ma non ancora cominciata, questo Napoli ha già scandito i contorni del suo tempo. Di un tempo che quasi nessuno pensava potesse nuovamente arrivare. C’è stato un tempo. Adesso ce n’è uno che si è fermato. Una dolce e vibrante contemplazione a cui sono rivolti gli occhi unici di un popolo e di un gruppo di cui nessuno può contestarne la legittima capacità di rappresentanza. Chi conosce Napoli sa bene che a Napoli basta così. Dentro un tempo che c’è stato e che ci sarà.