C'è già chi sospetta che si sia trattato di un invito con secondi fini. D'altronde, De Laurentiis non è uno che sta con le mani in mano: è un uomo di cinema, e se grazie alla tua creatura sportiva riesci a passare un paio di giorni a un tiro di schioppo dal regista premio Oscar simbolo dell'ultima generazione della pellicola italiana, bè, perché non provarci? Si dice che il presidente abbia proposto a Paolo Sorrentino di girare un film sul Napoli. Non semplicissimo convincere il regista, ma tutto sommato agevole la realizzazione, almeno per quanto riguarda il cast, visto che nelle centinaia di pagine di contratto che i giocatori devono firmare prima di vestire la maglia del Napoli ce ne sono molte, dettagliate, che riguardano i diritti d'immagine, ceduti completamente alla società a parte rari casi.
Ecco, voglio pensare che sia andata così: che per convincere Paolo Sorrentino, un grande tifoso che ha parlato di pallone e del Napoli neanche troppo velatamente in diversi suoi film (e non solo), De Laurentiis abbia organizzato il colpo di scena al termine della serata di Madrid. Perché altrimenti, diciamocela tutta, è difficile capirlo.
Ma andiamo con ordine: per chi non lo sapesse (marziani, venusiani, saturniani), ieri il Napoli ha giocato l'andata degli ottavi di finale di Champions League al Bernabeu, contro il Real Madrid. Una partita attesa come nemmeno la mattina di Natale dai bambini. È cominciata con un colpo di classe di Lorenzo Insigne, uno di quei gol di cui, fra vent'anni, parleremo come si fa con gli eventi storici - “dov'eri quando Insigne segnò al Real Madrid?”. Poi è finita come tutto sommato immaginavamo: con la supremazia di Cristiano Ronaldo e compagnia blanca, con l'imbarazzo dei giovani napoletani, ma – e questo non era per niente scontato – con un barlume di speranza per la gara di ritorno, perché al San Paolo il Napoli dovrà segnare due gol e non subirne per passare il turno – non una passeggiata, ma nemmeno una mission impossible.
E poi, e poi, e poi. E poi arriva De Laurentiis, che cambia la sceneggiatura a suo piacimento (dopotutto, è il capo) e decide, colpo di scena, di fermarsi per diversi minuti davanti alle telecamere per prendersela con l'allenatore. Perché va bene tutto, ma perdere 3-1 al Bernabeu contro il Real Madrid proprio no. Perché alla squadra, Insigne escluso, manca la cazzimma, perché lui (che, ricordiamolo ai distratti, prima del 2004 non conosceva le regole del calcio) avrebbe rischiato di più, magari schierando Pavoletti dal primo minuto al posto di un Mertens costretto in un ruolo non suo dagli eventi, un ruolo prigione da cui, ieri, bisognava liberarlo. Perché sarà pur vero che Mertens ha segnato 20 gol stagionali giocando quasi esclusivamente da centravanti, ma alla fine che l'ha comprato a fare, Pavoletti? “A me interessa vedere giocare i calciatori che compro per vedere se le scelte di mercato sono giuste”. Neanche fosse il padrone di un circo che vuole essere sicuro che quel leone che gli hanno venduto come leone sia, appunto, un leone e non un gattone un po' troppo cresciuto. “Non dobbiamo pensare che possiamo battere chiunque giocando con la difesa alta, a volte dobbiamo cambiare”. Certo, poi magari ti ritrovi a prendere cinque gol facendo catenaccio e il giorno dopo si parla di una squadra che è andata a Madrid con timori riverenziali, senza voglia di giocarsela, eccetera eccetera.
Il colpo di scena serve solo ad alzare un polverone di cui Napoli, il Napoli e Maurizio Sarri avrebbero fatto volentieri a meno, soprattutto in un momento così delicato della stagione. Il mister risponde tranquillo che alla fine decide sempre lui, ma che avrebbe preferito discutere di certe cose in privato. Sì, magari sarebbe stato meglio. Confrontarsi, davanti a un caffè, con droni e dvd alla mano, per spiegare la ragione delle scelte a De Laurentiis – scelte che, conoscendo la meticolosità del mister azzurro, non sono nate dalla testardaggine né da chissà quale ripicca, ma dal lavoro e dallo studio. Lavoro e studio che andrebbero rispettati anche in queste cose, lavando i panni sporchi insieme. E sperando che il prossimo colpo di scena non veda un Sarri indispettito fare la valigia e andare via. Proprio come in un film.