Speriamo che il giorno dopo Real Madrid-Napoli si parli di come sia stato paradossale, curioso, insomma calcistico, che i partenopei abbiano subito i due gol decisivi in pochi minuti, nel momento in cui sembrava che la squadra fosse riuscita ad alzarsi abbastanza per tenere le merengues lontane dall’area di rigore (almeno nei limiti del possibile), invece che della sfuriata di De Laurentiis subito dopo la partita.
Speriamo che il giorno successivo a una sfida così attesa si parli di come Lorenzo Insigne abbia reagito in maniera così autorevole alle critiche che a lungo lo hanno accompagnato in questi mesi. Sarebbe bello se si parlasse del suo gol, realizzato con estrosa imprevedibilità, tanto nella lucidità di avere pensato a quella conclusione, quanto nel coraggio di averla eseguita. Sarebbe bello se si parlasse di lui, della personalità di Diawara, invece che di dedicarsi alla polemica a distanza, con tanto di sponda mediatica, tra Sarri e il patron azzurro.
Sarebbe bello se qualcuno si ricordasse che mentre altrove Barça e Arsenal le hanno prese di santissima ragione al cospetto di grandi avversari, ma non grandi come il Real, il Napoli dalla mediana ventenne e dalla matura spensieratezza è andato a Madrid giocandosela fino in fondo, con tanto di errori e di occasioni, di forza e di debolezza, ma nella dimensione altissima e ambitissima che la Champions richiede in questi frangenti.
Sarebbe bello se si evidenziasse pure che questo Napoli, il cui allenatore, a differenza di certe allusioni, ha posto presto rimedio all’infortunio del suo attaccante titolare reinventandone un altro, è stato sì ingenuo in certi frangenti, ma in altri ha anche saputo far emergere qualche limite di un avversario che l’ha risolta affidandosi più alla grand reserve del suo campionario di individualità, invece che con un assetto tattico irresistibile. Sarebbe bello se si sottolineasse che la partita l’hanno decisa un’azione da qualche centinaia di milioni di euro - l’asse Cristiano Ronaldo Kroos ne vale un po’ - e un goal irripetibile del calciatore meno atteso dal punto di vista della spettacolarità, quel Casemiro tanto sottovalutato, perno inventato da Benitez e adesso molto prezioso per gli equilibri di questo Real tutto sorriso e pragmatismo. Sarebbe bello se si parlasse del fatto che il risultato si è giocato sugli errori, naturalissimi, commessi da ambo le parti, ma ottimizzati, ovviamente, in maniera diversa dalle due squadre. In fondo, Mertens ha avuto il pallone per rimandare tutto il discorso alla gara di ritorno con maggiore incertezza per gli spagnoli e rinvigorito entusiasmo per i napoletani.
Sarebbe bello se si parlasse di questo, invece che del caos ordinato e ordinario di un presidente che ormai pare aver consolidato un protocollo mediatico che ha un po’ il sapore dello strategico, più che dell’arrabbiatura.
Sarebbe bello se si sottolineasse con piacere il ritorno in campo di Milik, potenziale valore aggiunto di questo Napoli che ha la fortuna di avere un allenatore che di valori tecnici sembra intendersene, magari con le sue idee, le sue impostazioni. Eppure, questo Napoli non sarebbe stato così se non avesse avuto gli allenatori dapprima criticati e poi rievocati a mo’ di esempio migliore da De Laurentiis, solo ogni volta che gli fa comodo. Chissà se Sarri un giorno finirà nelle sue rimostranze post gara quando l’allenatore del Napoli sarà un altro.
Sarebbe bello se, invece di usare sistematicamente parole come “cazzimma”, inflazionando una nomenclatura già di per sé abbondante di retoriche e banalità, si pensasse a impiegarle davvero, le parole che contano, laddove, dall’esterno è quello che si percepisce, una società farebbe meglio ad accomodare i momenti di debolezza, piuttosto che inasprirne i risvolti già di per sé severi ed eccessivi.
Sarebbe bello se si potesse fare i conti con la speranza senza necessariamente farle crescere una coda polemica e inopportuna. Si sono affrontati un grande Real e un Napoli con la voglia di diventare grande. Sarebbe bello se qualcuno cercasse di apprezzarlo. Sarebbe bello se, invece di gonfiare gli spazi bui di un horror vacui che ogni due anni preoccupa i tifosi napoletani speranzosi in una crescita perpetua e più duratura, con incursioni che agli avvoltoi di turno fanno subito gridare alla destabilizzazione, che il comando dettasse serenamente di tirare dritto. Sarebbe bello se, anche se è molto difficile, questo Napoli riuscisse a passare il turno.