Verdi ha fatto bene a restare al Bologna. E non per chissà quale motivo nostalgico come l'appartenenza o la riconoscenza, ma perché era la cosa più giusta da fare dal punto di vista professionale. Sicuramente ai tifosi del Napoli rifiuto fa male, è una brutta botta da digerire perché per settimane non si è fatto altro che parlare del possibile impatto del ragazzo scuola Milan nel gioco di Sarri, ma la realtà, analizzata dal punto di vista del giocatore, porta ad affermare che forse è meglio così, che è meglio per Verdi essere rimasto alla corte di Donadoni.

Si diceva in principio che l'appartenenza alla maglia o la riconoscenza al Bologna sono l'ultimo dei motivi a supporto di questa decisione, infatti ci sono altre motivazioni ben più importanti che esulano da questi sentimenti: primo fra tutti la consapevolezza dei propri mezzi da parte dell'esterno rossoblù. Può sembrare strano da leggere così, ma con un po' di pazienza proveremo ad esporlo in maniera adeguata. Per buona parte della propria carriera Verdi è sempre stato un potenziale talento, uno di quelli su cui puntare, ma non troppo, buono a ricoprire dei buchi per poi essere sacrificato in presenza di qualcun altro ritenuto migliore, proprio come avvenne ad Empoli - quello di Sarri - quando gli venne preferito il figliol prodigo Saponara nonostante il ragazzo di Buoni per 16 partite su 19 avesse fatto egregiamente la sua parte: dal ritorno di Saponara una sola presenza da titolare e poi tanta, tanta panchina che lo portò poi ad emigrare in Spagna, all'Eibar al fine di ritrovarsi per poi ricominciare dal Carpi. 

Dalla Primavera del Milan - in cui era ritenuto il talento più interessante - alla terzultima di Serie A: questo avrebbe fatto vacillare la consapevolezza di chiunque, ma non quella di Verdi che ha approfittato dei mesi a Carpi per trasferirsi a Bologna per ripartire e mostrare a tutti che la consapevolezza che ha lui nei propri mezzi non era frutto della follia o di qualsivoglia visione distorta della realtà. Il "no" al Napoli è proprio frutto di questo suo essere conscio di se stesso: perché dover approdare in una grande squadra con pochi sbocchi - momentaneamente - quando può ancora far vedere molto e molto altro al mondo del calcio italiano? Nessuno. Non si tratta di codardia - come può essere codardo uno che va a giocare nell'Eibar o al Carpi per amore del gioco? -, ma solo di un'analisi attenta delle proprie potenzialità: rimanendo a Bologna, anche solo sei mesi in più può far vedere ancora tante cose di sé.

Verdi esulta al San Paolo con la maglia dell'Empoli, guidato da Sarri (Getty Images)

Questa prima analisi conduce immediatamente al secondo motivo per cui la decisione presa da Verdi è corretta: l'ambizione. I nostalgici alla lettura staranno inveendo contro lo schermo, ma è la realtà dei fatti. Senza ambizione nel calcio non si va da nessuna parte. Attenzione, non si sta dicendo che Verdi possa ambire a squadre migliori del Napoli, anche perché in Italia una sola ce n'è momentaneamente, ma dal punto di vista personale si può pretendere di più. Col rinnovo di contratto Verdi percepisce a Bologna una cifra attorno ai 6/700 mila euro annui - pochissimi visto quanto ha fatto nella prima metà di stagione - e allora perché accontentarsi di un aumento "solo" del 100% quando in giro ci sono delle cifre ben più folli per giocatori che hanno fatto meno di lui in questo lasso temporale? Non c'è motivo e allora è giusto restare a Bologna per usare questa vetrina importantissima in vista del futuro.

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Un conto sarebbe stato se il Napoli avesse offerto il triplo dell'ingaggio attuale a Verdi, ma panchina per panchina, perché non attendere l'estate e aspirare ad un conguaglio migliore che gratifichi maggiormente di quello proposto dal Napoli? È inutile tentare di nascondere il sole con un dito, è abbastanza evidente, visto lo storico di Sarri, che i rinforzi invernali al tecnico ex Empoli non vanno particolarmente a genio e verosimilmente anche Verdi avrebbe fatto la stessa fine, pertanto perché lasciare Bologna a gennaio quando magari in estate le chance sarebbero di più e potrebbero fruttare di più o economicamente o dal punto di vista tecnico? Questo discorso può sembrare banale e figlio della superficialità, ma i giocatori sono professionisti ed è inutile pensare che Verdi avrebbe dovuto accettare il Napoli per una cifra così bassa solo per provare il salto di qualità andando a fare panchina lì quando non ha ancora 26 anni. Nella sua miglior stagione della carriera, quando tutti finalmente ne stanno apprezzando le doti e le qualità, andare al Napoli - la squadra meno elastica dal punto di vista del turnover - avrebbe rotto l'incantesimo di cui sta beneficiando il ragazzo in questa stagione, avrebbe interrotto il suo momentum e questo avrebbe potuto comportare qualcosa di molto negativo in vista del prosieguo della carriera.

Per il salto di qualità ci sarà tempo e questi altri sei mesi a Bologna non possono che agevolare il futuro professionale del giocatore che, a conti fatti, ha fatto bene a rifiutare il Napoli in questa sessione di mercato perché non gli avrebbe fatto bene, sotto nessun aspetto professionale. Le occasioni per andare in un club di primo livello non tarderanno ad arrivare, lo stesso Napoli potrebbe riprovarci per il ragazzo perché il "no" non va letto come un rifiuto verso il club, ma come un tentativo di migliorare ancora e ancora per dimostrare che quanto si diceva su di lui all'epoca della Primavera del Milan era vero. Tutto questo con buona pace di chi, in queste ore, sta riversando su di lui tutta la rabbia per il mancato colpo in entrata invece che prendersela con chi doveva evitare di arrivare ad una situazione simile facendo valere la propria forza e il proprio appeal.