17 dicembre 2016, allo Stadium di Torino si gioca Juventus-Roma: prima contro seconda, il match che tutta l'Italia attende, e che tutto il mondo osserva attentamente. E' una di quelle partite che hanno fatto la storia delle polemiche arbitrali che tanto piacciono ai tifosi di casa nostra, e che in un certo senso è diventata casistica per i casi di fuorigioco.

Provate ora ad immaginarvi questa scena: minuto 28, punizione sulla trequarti giallorossa a favore dei bianconeri. Batte Pjanic, palla scodellata in mezzo, la sfera vola dalle parti (anche) di Khedira e Dzeko, il tedesco passa dietro al bosniaco partendo da posizione di fuorigioco, l'ex City sgambetta l'avversario, l'arbitro non nota nulla e l'azione prosegue per una cinquantina di secondi, e cioè sino a quando il gioco non si ferma per altra causa. A questo punto all'arbitro in questione, per esempio Daniele Orsato, viene segnalato che è successo qualcosa di particolare nell'area romanista che probabilmente non ha notato: il direttore di gara cincischia, pensa, parla, e dopo altri trenta secondi circa si reca a bordo campo per controllare sul monitor lo svolgimento dell'azione precedente. Qui la decisione: calcio di rigore per la Juve e ammonizione per Dzeko! E' finita qui? Neanche per sogno, perché magari dalle immagini qualcuno fa notare che la posizione di partenza di Khedira era al di là della linea difensiva, dunque in fuorigioco. E' una posizione passiva, ci fanno sapere in fretta e furia per metterci una pezza, Khedira era "impossibilitato a contendere il pallone all'avversario", dunque non è fuorigioco attivo.

Ve lo immaginate quello che potrebbe succedere a questo punto fra tv, radio, siti web, social e bar dello sport vari? Chi vi scrive un po' di terrore solo a pensarci lo prova, sensazione che non è frutto della pazzia del sottoscritto che si è inventato una storiella così perché non aveva nulla da fare, ma perché una situazione del genere ha trovato vita realmente senza fare voli di fantasia appena qualche ora fa durante la semifinale del Mondiale per Club fra Atletico Nacional e Kashima Antlers: si tratta dell'episodio che ha portato all'assegnazione del rigore con il quale i giapponesi sono passati in vantaggio nella sfida poi vinta 3-0. Stiamo parlando del primo episodio nella storia del calcio nella quale viene applicato l'utilizzo ufficiale della VAR, o più comunemente moviola in campo, qualcosa che in tempi non sospetti aveva già destato qualche perplessità evidente, e che evidentemente dà dimostrazione della sua "pericolosità" subito all'esordio, come se ci fosse l'irrefrenabile desiderio di dimostrarne la bontà senza rendersi conto dell'effetto boomerang.

Come lasciato intendere prima quando si immaginava l'ipotetico scenario relativo al match di sabato sera, infatti, la Fifa ha voluto subito prendere posizione sull'accaduto con un comunicato che si ha l'impressione che peggiori le cose anziché renderle più chiare:

"Prima di ciò, l'assistente aveva correttamente applicato la tecnica del "wait & see", relativamente alla posizione di fuorigioco del calciatore che ha subito fallo. Il calciatore è stato giudicato non in fuorigioco, poiché impossibilitato a contendere il pallone all'avversario, e l'arbitro ungherese di conseguenza ha indicato il dischetto del rigore, avendo valutato dal replay che Daigo Nashi era stato sgambettato dentro l'area da Orlando Berrio dell'Atlético Nacional".

Entriamo nei dettagli regolamentari per spiegare il perché la toppa è peggio del buco. Questo quanto riportato nella circolare n.1-2016/2017 dell'AIA:

Un calciatore in posizione di fuorigioco nel momento in cui il pallone viene giocato o toccato da un suo compagno deve essere punito soltanto se prende parte attiva al gioco: (...)

Spiegazione

Si chiarisce che è la posizione del calciatore (in fuorigioco) ad essere individuata nel momento in cui il pallone viene giocato. L’infrazione si verifica dopo che il pallone viene giocato: ad esempio, un calciatore in fuorigioco che segna dopo la parata del portiere commette l’infrazione dopo che il pallone è stato giocato.

Cosa si intende con "prende parte attiva al gioco" ce lo spiega, invece, direttamente il regolamento:

REGOLA 11

Infrazione

Un calciatore in posizione di fuorigioco deve essere punito solo se (...) prende parte attiva al gioco (...) influenzando un avversario (...) impedendogli di giocare o di essere in grado di giocare il pallone (...) contendendogli il pallone

Ancora più precisamente, "contendere il pallone ad un avversario" richiede o l'interferenza fisica, o una distanza di gioco fra attaccante e difendente non superiore ad un metro e mezzo circa (vedi circolare AIA n.1-2013/2014).

Tornando dunque all'episodio specifico, l'errore nell'assegnare quel rigore non può che essere evidente (almeno agli occhi di chi espone) a chiunque: prima dello sgambetto di Berrio, infatti, Daigo parte da posizione di fuorigioco, va a contatto ("contesa del pallone", come da regolamento) con Berrio stesso per prendere posizione migliore sugli sviluppi della punizione, e la palla arriva proprio nella zona del campo nella quale il giocatore dell'Atletico Nacional si sarebbe ritrovato senza il contatto con il giapponese. Morale della favola? Si stava meglio quando si stava peggio, con buona pace del Biscardone nazionale.