Un tempo, predendo in prestito un termine coniato dal teorico militare prussiano Carl von Clausewitz, qualcuno parlò di "cul de Sac" alludendo alla fortuna sfacciata che sembrava avere il Milan di Arrigo Sacchi. Erano gli albori degli anni '90, ed il cul de Sac spopolava nel gergo degli invidiosi dell'armata inarrestabile che fu quel Milan. Uno spiritoso doppiosense-nonsense popolare, ma di raffinata ispirazione, che ripopolò le platee pallonare circa un decennio dopo, quando, sempre in rossonero, la "S" divenne "Z". Al posto dello scarsicrinito Mago di Fusignano, nella boutade, era stato sostituito dall'allora mister Zaccheroni, ed il cul de Sac, così, divenne inaspettatamente cul de Zac

 
Oggi Sacchi e Zaccheroni sono due piacevoli ricordi del passato, irrorati dalla pur bella memoria dei tanti trionfi. Ed al loro posto, manco a dirlo, c'è Max
Anche oggi, però - ed è passato un altro decennio - il cul torna, e si veste di cul de Max. Quantomeno tra le sempre odiate e grigie perle dei detrattori. Non è un caso, però, che la fortuna rimanga il nome che, troppo spesso, diamo al successo altrui. 
 
Quello del Milan, certo, non è stato un successo, anzi. E' stata una grossa ammissione di colpe di fronte ad una giuria ferrea e senza scrupoli, e di inferiorità innanzi ad un avversario da cui esser preso a pallate, oggi, è quasi un piacere, tanta è la bellezza dei modi, e l'eleganza dei gesti. 
Masochistica, come scelta dei ruoli. Il Grande e virulento Milan che si lascia sottomettere da una sinuosa donna catalana, talmente sexy da costringere, cosapevomente, il macho italiano alla genuflessione. Ed a prendere in faccia tutta una serie di fiaccanti tacchetti, e sulle terga innumerevoli nerbate. Che però provocano autolesionistici brividi di piacere.
Detto ciò, il Diavolo ha fatto di tutto per meritarselo, quel benedetto cul de Max.  
Perchè più che soffrire, ha dato lezioni sul come soffrire, che è atteggiamento ben diverso, e quasi più meritevole d'elogi del sadico piacere di martellare avversari inermi di fronte al proprio incontrastato potere. I motivi sono presto detti.
 
Il signor Alessandro Nesta ha soffocato nella sua fiaccante morsa il più grande calciatore del globo, che, per inciso, quando il 35enne stopper esordiva in A con la sua Lazio, ancora si faceva allenare dal padre al Grandoli. Pato ha saputo concentrare, in una furente gallopata 
di qualche secondo, l'intero suo dovere. E Thiago Silva, partner che decoroso è illeggitimo definire, ha tenuto botta fino ed oltre al 91', inscenando il più meritevole dei furti a mano armata a tempo ormai esauritosi. 
Ecco perchè, caro Allegri, il tuo cul de Max val bene quello de Sac e de Zac. Anche loro, come te, sapevano intelligentemente come mettersi sulla deliziosa traiettoria della Dea bendata. Che poi, detto tra noi, poi tanto bendata non è.
Perchè, sappiatelo, ad esser cieca non è mica la fortuna, anzi. E' chi non sa afferrarla. 
 
Alfredo De Vuono