E pensare che a Reggio Emilia, in Prima Divisione, ce l’hanno già da più di 15 anni, mentre nella Serie A, solo la Juventus (da quest’anno per giunta) può contare su uno stadio di proprietà.
Ed in effetti lo stadio nato nel lontano 1994 ai bordi della città emiliana rappresenta un’esperienza unica nel panorama nazionale degli impianti sportivi, a differenza dell’Inghilterra, dove è la consuetudine.
E che la Juventus fosse destinata a non far sentire cosi solo lo stadio emiliano era nel destino; la prima gara giocata nello Stadio Giglio (dal nome della principale azienda lattiero-casearia di Reggio Emilia che contribuì alla costruzione dell’impianto) fu proprio un Reggiana-Juventus terminato 2-1 per i bianconeri, alla decima giornata di ritorno del Campionato 94/95, che ha poi visto la squadra di Lippi aggiudicarsi la stagione.
Inoltre, come se non bastasse, nell’unica partita giocata dalla nazionale italiana nello stadio della Reggiana (Italia-Lituania, partita di qualificazione agli europei inglesi del ’96 ) il primo gol del match lo fece proprio Alessandro Del Piero (poi seguito da una tripletta di Zola) bandiera e capitano della Juventus che da quest’anno giocherà nella nuova struttura (inaugurazione ufficiale, l’8 settembre 2011, cosi come si evince dal comunicato del sito ufficiale bianconero).
Ma perché uno stadio di proprietà? Perché non accontentarsi degli attuali stadi comunali?
Bè, in primis c’è da considerare il lato economico: sicuramente non si arriverà per tutti ai 140 milioni che il Manchester United ricava stagionalmente dal suo teatro dei sogni (o forse non ci arriverà nessuno), ma con una gestione può oculata e soprattutto, “privata” dei costi (e dei ricavi) probabilmente qualche cosa si potrà fare.
C’è addirittura chi afferma che il declino del calcio italiano, rispetto a quello inglese o a quello spagnolo, derivi principalmente dalla situazione degli stadi e dalla proprietà degli stessi; in questo caso mi sembra che si stia esagerando, non dando il giusto peso al vertiginoso crollo di investimenti ed al conseguente espatrio di campioni non sostituiti che sta subendo negli anni il nostro calcio, ma ciò che è certo è che, la proprietà del campo di gara, permette di impostare un’economia di marketing molto forte, legata a una rete di vendita di successo, oltre che beneficiare della totalità degli incassi dello stadio (biglietti e abbonamenti in primis). Intorno all’arena di gioco si possono costruire negozi, centri sportivi, centri commerciali, all’interno dello stadio posti privilegiati venduti a prezzi stratosferici che fruttano molto più di un normale biglietto e, come anticipavo, si evitano i costi di locazione della struttura e la quota di incassi da devolvere al comune (tanto per fare un esempio San Siro costa alle milanesi oltre 6,5 mln di solo affitto annuale al comune di Milano, senza considerare le spese di manutenzione e quelle per il personale).
Riguardo alle probabili politiche di marketing possibili con uno stadio di proprietà, si pensi all’idea (per alcuni inutile, ma a mio parere geniale) delle stelle nel nuovo stadio juventino: l’iniziativa “accendi una stella” se ci si riflette un attimo non è altro che un abile escamotage per scaricare il costo di pavimentazione dell’impianto dalla società commissionaria ai tifosi; inoltre facilita la possibilità che anche i sostenitori più pigri della squadra più titolata d’Italia, vadano, almeno una volta a visitare il nuovo impianto (pensate a chi riceve in regalo –anche questa ottima trovata- la placca metallica da un parente o un amico, credete che non andrà, prima o poi, ad osservarla dal “vivo”) ed infine aumenta il tempo medio di permanenza nello stadio: non solo i 90 minuti del match, ma anche il tempo per curiosare tra le migliaia di nomi, per trovare un conoscente un amico o un semplice omonimo (io mi augurerei di trovarne uno, cosi mi risparmio i soldi della stella, ma posso dire di esserci anch’io –tanto mica ci sarà anche la data di nascita, o no?-)
Ah, piccola digressione per chi pensa che sia un’idea inutile, i settori accanto a Del Piero, Platini, Paolo Rossi, Conte, Baggio, Buffon, Bettega, Zidane, Scirea, Boniperti, Tardelli, Trezeguet, Cabrini e Sivori sono già esauriti.
Tornando a noi, oltre al lato economico, non è da trascurare il lato “sentimentale”. Mi spiego meglio, per un tifoso (e badate bene, parlo di veri tifosi non di finti sostenitori di una qualunque squadra di calcio che vanno allo stadio solo per fare baldoria e per trovare il minimo pretesto per usare un po’ di violenza) sapere che lo stadio nel quale va a guardare la partita è di proprietà della sua squadra del cuore, non può far altro che aumentare la sua apprensione nel mantenere e curare l’impianto al meglio, senza sprechi, senza disordini e con una convinzione maggiore di fare il bene della propria squadra andando allo stadio, e non del comune, provincia o regione che sia (per non parlare del controllo sanzionatorio e dell’ordine, che, storicamente in qualsiasi tipologia di struttura privata è sicuramente meglio gestito che in una pubblica).
Infine la normativa vigente, che, in parte indirizza, in altri facilita la realizzazione di stadi di proprietà; relativamente alla politica della sicurezza delle manifestazioni sportive, il ministro dell’interno Maroni ha precisato che: “Ora quasi tutti gli stadi sono di proprietà pubblica e noi vogliamo invece che gli stadi possano essere di proprietà dei club. In questo modo gli impianti sono più vissuti, più controllati e quindi più sicuri. Si tratta di una legge utile oltre che per i bilanci delle società sportive anche per la sicurezza e l’ordine pubblico“.
Forse son di parte, essendo un acceso sostenitore del settore privato nell’economia, influenzato sicuramente da una scuola di pensiero liberista, ma non trovo lati negativi nel progetto di uno stadio di proprietà, per questo dopo i molti “pro” non inserisco i “contro” e mi fermo qui.
Unica perplessità… E se poi non hai possibilità di finanziarti in modo adeguato per costruire un tuo stadio? Che fare? Bè, anche in questo caso ci aiuta l’esempio della Reggiana; il Gigli (sempre nel lontano 1994, lo ricordo) fu costruito anche grazie al contributo dei tifosi che finanziarono la propria squadra tramite degli abbonamenti pluriennali che consentirono alla società di avere quella disponibilità in più che gli permise di concludere il progetto. E pensare che quell’anno la squadra granata retrocesse anche in Serie B…