C’è stato un tempo in cui lo sport era raccontato e testimoniato col codice dei gentiluomini. Gianfranco De Laurentiis ne era in possesso. Mai un grido, mai una voce alzata per zittire qualcuno, mai una parola fuori posto, mai qualcosa che potesse turbare chi lo stesse ascoltando.

Sin dalle sue prima collaborazioni col Corriere della Sera, occupandosi di costume e spettacolo, al suo ingresso in Rai – una Rai che era ancora in fase di evoluzione – la sua presenza ha caratterizzato con mitezza e signorilità trasmissioni storiche come Eurogol, Domenica Sprint e La domenica sportiva. Insieme a Giorgio Martino, entrambi impegnati soprattutto sul fronte calcistico, la voce di De Laurentiis è stata a lungo la voce delle notti europee, di quel calcio che dentro e fuori i confini nazionali si faceva desiderare in una tv che nelle migliori occasioni mandava in onda le partite con collegamenti che iniziavano con la palla al centro. Spesso, le formazioni venivano mandate in sovrimpressione a partita già cominciata.

Gianfranco De Laurentiis non avrebbe potuto trovare collocazione migliore, e valga per tutti quelli come lui, in quel calcio più bonario ed essenziale. Che poi ne aveva di cose da raccontare e da osservare, ben più intelligente e profondo di quanto oggi questo show business voglia sfoggiarsi. 

Con la cartella in mano e in una posa discreta, con la sua aria riservata e pudica, si comportava da maestro della cronaca e nemmeno se ne accorgeva. Tutti gli appassionati che in quegli anni erano bambini, ragazzini, non possono fare a meno di ricordarlo come una figura empaticamente perfetta, messa lì a restituire tutto quanto utile a comprendere e ad appassionarsi. Sì, perché quello che non andrebbe dimenticato è che le voci del racconto per il calcio, come per ogni altro fenomeno umano, sono determinanti per far sì che le persone possano restarvi affezionate a lungo e senza tentazione d’abbandono.

Ogni tanto, un mezzo sorriso, a volte, uno più largo e compiaciuto, divertito, come di chi amava il proprio lavoro. Sorrisi come quelli di Gianfranco De Laurentiis non se ne vedono più. Presenza come le sue non hanno mai preteso nulla. Reggevano un clima di passione senza nulla a pretendere. Mai servile, mai proteso a fazioni, mai vanesio e arrogante. Solo il garbo. Quel garbo che adesso molti giornalisti che lo hanno conosciuto e che hanno lavorato con lui lo ricordano come il loro maestro. Linea allo studio.