Prima c’erano Albertosi, Zoff, Zenga ed altri. Roba grossa, portieri straordinari. Eppure, nessuno è mai riuscito ad arrivare ai livelli di Buffon, il miglior numero uno che l’Italia abbia mai avuto e, per alcuni, il più grande di tutti i tempi. Da anni, ormai, ci si chiede cosa succederà quando l’azzurro dell’Italia sarà orfano di tanta classe, di tanta sicurezza. E ce lo si chiede insistentemente, perché il tempo batte i rintocchi senza fregarsene di nessuno: gli anni passano, i riflessi si annebbiano, la reattività non è più quella di una volta, ed il momento di decidere chi sarà l’erede di Buffon si avvicina, ogni minuto di più. E forse è più vicino di quanto si pensava anche solo qualche ora fa. Prima della rifinitura, prima di quel dolore alla caviglia, prima degli accertamenti dei medici che hanno sentenziato l’assenza di portiere juventino nella prima azzurra al mondiale brasiliano.
Per la Nazionale potrebbe essere arrivato ora, quel momento. Un momento che ci si aspettava arrivasse alla fine della spedizione sudamericana (la quinta di Gigi, record assoluto diviso con Carbajal e Matthäus) e che, invece, bisognerà anticipare. A subito. A stasera. Il sentimento generale è di sconforto, perché Buffon, anche a 36 anni, è sempre Buffon. E, soprattutto, si ricorda con terrore le sudafricane di Marchetti, che quattro anni fa si ritrovò da erede designato a vittima delle circostanze.
Oggi la spada di Damocle balla su Salvatore Sirigu, sardo, 27 anni, scuola Palermo. Pure lui militante del gruppo “Eredi di Buffon”, una vera e propria categoria del calcio italiano che da anni viene rimpinzata di giovani (e non più giovani) portieri. Lui, però, è l’unico che erede di Buffon potrebbe esserlo per davvero. Certo, più del povero Marchetti. Perché lui, dopo aver dimostrato di saperci fare in patria, è andato a Parigi, proprio mentre veniva costruita la squadra galattica prima di Ancelotti, poi di Blanc. Ed a Parigi Sirigu è migliorato, ha giocato con continuità, ha vinto, ha difeso la porta del Saint Germain in Champions League senza mai sfigurare, facendo sembrare spiccioli quei quattro milioni che Zamparini incasso nell’estate del 2011. A poche ore dall’inizio del mondiale, la sensazione è che il secondo di Buffon sia un giocatore su cui poter fare affidamento, che sa gestire la pressione, e che è in formissima (ne diede già prova contro l’Irlanda). Ci si può approcciare alla partita contro l’Inghilterra con qualche sicurezza in più, rispetto a quattro anni fa. Anzi: ci si può approcciare con qualche sicurezza in più al mondiale intero, se Buffon (come si intuisce) dovesse saltarlo completamente.
Inutile ricordare quanto la fiducia nel proprio portiere sia fondamentale per tutta la squadra e soprattutto per una difesa come la nostra, apparsa poco brillante nelle ultime uscite. Sirigu non è più il ragazzino che ha lasciato Palermo: adesso è pronto, degno della fiducia dei compagni, abbastanza forte da sostenere il peso di un esordio mondiale. Adesso è pronto, Sirigu. Ed è degno della fiducia di tutta l'Italia.
Antonio Cristiano
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