Era lo scorso marzo, ma sembra passata una vita da quel Napoli-Roma. Garcia lo inserisce negli ultimi 15’ per provare a rifilare il colpo del ko ai partenopei in una partita dominata con un tridente formato da Bastos, Gervinho e Florenzi. Ma era Callejon all’81’ a beffare i giallorossi. Il Napoli si portava a -3 dal secondo posto, la Roma vedeva allontanarsi ancora di più la Juventus. Sul banco degli imputati del tecnico francese finiva Ljajic, apparso poco determinato e svogliato al momento del suo ingresso in campo in una gara decisiva, colpevole soprattutto sul gol subito: doveva coprire su Ghoulam, autore del cross decisivo per l’attaccante spagnolo.

 

 

Il numero 8 pagava giocando solo 25’ nelle successive sei gare, quattro delle quali viste interamente dalla panchina, mai era stato utilizzato così poco. La prima stagione in giallorosso finiva con 6 gol all’attivo (alcuni di pregevole fattura) in campionato in 28 presenze, solo uno dei quali (contro l’Atalanta) realizzato nel finale di stagione che lo aveva visto protagonista l’anno precedente con la maglia della Fiorentina, sotto la guida di Montella, recentemente definito “l’allenatore più forte di tutti”, quando aveva messo a segno 10 dei suoi 11 gol in campionato nelle ultime 12 partite disputate.

 

Le critiche, le chiacchiere (di mercato e non) si sono sprecate allora e continuano a sprecarsi ora nonostante Ljajic abbia pensato bene di zittirle dopo il gran gol nell’ultima partita contro il Torino. Non basta alla stampa ed alcuni tifosi, ascoltare la fiducia che ripone in lui Garcia che, proprio in quel momento dell’anno scorso in cui lo utilizzava con il contagocce, non mancava di incoraggiare il suo giocatore: “può diventare come Hazard”, arrivò addirittura a dire lo scorso aprile definendolo "diamante grezzo". E, in barba alle voci di una possibile cessione, il serbo è rimasto nella Capitale dopo una stagione che poteva essere sicuramente migliore ed ora ha l’occasione di godere (e far godere i tifosi giallorossi) nel prendersi una bella rivincita, come ha già fatto la scorsa domenica.

 

3 gol in 9 presenze, titolare 6 volte nelle 11 gare di campionato, 524’ giocati, poco meno di Totti (569) e Destro (549), più di Florenzi (487) ed Iturbe (240) con Gervinho ad 806. E ancora gli elogi di Garcia: “Dall'inizio della preparazione è quello che ha fatto meglio. Ha talento, ha un profilo unico in rosa e può essere devastante individualmente e collettivamente. Mi aspetto che la gente capisca che può essere uno di alto, alto, altissimo livello. Ha la mia fiducia al 200%”, alla vigilia del match di fine settembre contro il Parma; attestato di stima ripagato con la firma sul gol del vantaggio. 

 

In questo avvio di stagione si sta ammirando un nuovo Ljajic, che nel frattempo ha perso di nuovo la Nazionale per problemi con il ct Advocaat ma in compenso può essere anche durante la sosta agli ordini del tecnico francese, completamente diverso da quello assente e indolente di quel Napoli-Roma da cui si è voluti partire per rendere meglio il contrasto. Un giocatore che si è rimboccato le maniche e, parole ancora di Garcia, anche nell’ultimo match contro il Torino, oltre a trovare una fantastica realizzazione ed altre pregevoli giocate, ha lavorato con impegno ed abnegazione per la squadra ed “ha corso più di tutti” gli altri. 

E mentre Iturbe è ancora alla ricerca della condizione migliore e tenta di entrare nei meccanismi, l'intoccabile Gervinho deve fare i conti con la Coppa D’Africa che lo vedrà assente tra gennaio e l’inizio di febbraio (già sabato contro l’Atalanta resterà probabilmente a riposo visto che tornerà tardi dagli impegni con la Costa D’Avorio), Florenzi è soprattutto un’arma tattica nelle gare dove bisogna essere meno spregiudicati, e Destro e Totti si dividono il compito al centro dell'attacco (utilizzati pochissimo insieme), attenti a Ljajic che potrebbe guadagnare ulteriori punti. Tornare a brillare. E zittire ancora.

 

Silvestro Giaquinto