Una delle curiose dimenticanze della regia spagnola, prodiga di replay ai tiqui-taqua, ai dribbling di Messi, e alle reti del Barça, riguarda il convulso minuto 38 del primo tempo.
Nel giro di sessanta secondi, il palo di Niang (serebbe stato l’1-1), un braccio sospetto di Pique su successivo traversone di Boateng, ma soprattutto, nel momento che di fatto spezza le gambe e l’umore ai rossoneri e spacca la storia della qualificazione definitivamente, l’ultimo passaggio di Iniesta per Messi, che infilerà il 2-0. Su questo passaggio, cala il silenzio radio (ma sarebbe più corretto dire silenzio video) della regia spagnola. Tutto bello, tutto spettacolare, Barcellona strabordante, remuntada compiuta, e tutti a casa.
Il piccolo (non tanto piccolo) particolare è in quel minuto 38, che riscrive la storia della qualificazione. Una casistica a cui i catalani non sono nuovi. Talmente non tanto piccolo, da contenere non un solo “ma”, ma tre ma diversi. E’ successo anche questo, nella notte perfetta del Barcellona. Il piccolo, triplice particolare di cui non sta parlando nessuno, come spesso capita. Perché tra i requiem al progetto-Milan (da parte degli stessi che poche ore prima parlavano di passaggio di consegne, addirittura), le ironie sul “club più remontado” al mondo, c’è anche la storia che non racconta nessuno, quella di un gol, con mezzo metro di fuorigioco, un attimo dopo un palo che voleva dire parità (e tre gol da realizzare in un tempo per il Barca), e un episodio sospetto in area. Le imprese da tramandare ai posteri nascono anche così.
Ezio Azzollini