di Luca Tonazzini
9 punti in 22 partite, anzi 10 ma 1 tolto per il mancato pagamento dell'Irpef, frutti di 3 vittorie ed 1 pareggio.
Le tre sventurate ad aver perso contro il Parma sono il Chievo, alla terza giornata d'andata, l'Inter alla decima e Fiorentina alla diciassettesima, mentre il pareggio è arrivato alla quindicesima nella gara interna contro il Cagliari, terminata a reti bianche. Come se non bastasse questo catastrofico quadro sportivo ad aggravare la situazione c'è una surreale situazione societaria.
Kodra e la cordata di Taçi hanno già abbandonato la barca, più rapidi di Schettino, chiedendo la simbolica cifra di un euro per appioppare i debiti al neo presidente Manenti.
Del nuovo numero uno si conosce poco, proprietario (al 50%) di una società con sede a Nova Gorica e che ha promesso che entro il prossimo lunedì provvederà a saldare le inadempienze economiche senza far incorrere il Parma in nuove penalizzazioni. Manenti ha inoltre paventato un certo coraggio dichiarando, nella conferenza stampa di presentazione, che Palladino e soci riusciranno a salvarsi superando almeno Cesena, Cagliari e Chievo, vincendo 10 delle prossime 16 partite (la prima contro il Chievo è già stata persa).
La sentenza su Manenti è ancora da emettere, c'è chi lo definisce "discusso", chi elogia il suo coraggio nel raccogliere una sfida tanto difficile come quella parmense, chi lo paragona a Taçi e Kroda temendo per la realtà emiliana un'altra proprietà farlocca intenzionata a farsi un po' di pubblicità nel breve periodo prima di passare la mano a qualcun altro.
L'unica parola che mi sento di pronunciare davanti a tutto questo è "sconforto". Ricordo ancora gli anni in cui il Parma, nella preistorica era Tanzi, contendeva alla Juventus lo Scudetto e le coppe Europee, potendo contare su giocatori straordinari come Buffon, Thuram, Cannavaro, Veron, Crespo, e ancora prima la simpatia provata per la squadra allenata da Scala, con il sindaco Marco Osio, Faustino Asprilla, Pin, Brolin, Apolloni, il brasiliano Taffarel tra i pali, e ancora Benarrivo, Di Chiara e Minotti e tanti altri. Dispiace vedere un'avversaria tanto fiera negli anni passati finire così in disgrazia, perché gli avversari è meglio batterli sul campo, magari dopo sfide epiche come quelle dei primi anni '90.