“Adesso il Milan non sarà costretto a cedere nessuno dei suoi campioni”, disse Adriano Galliani mentre Ibrahimovic e Thiago Silva erano sul volo per Parigi. Non che la dichiarazione non venne presa con un certo distacco e ironia da molti, noi compresi, al commento di “ah, bene, ora siamo molto più sereni. D’altronde, dopo Thiago, Ibra, Cassano, pur volendo, cosa vorrebbero vendersi, i divani?”. Non è questo il punto, l’appropriatezza o meno della dichiarazione. Il punto è che la dichiarazione fu fatta.
Il Milan ha appena venduto, per 15 milioni, Pato al Corinthians. Se Pato sarà immediatamente disponibile, scendendo in campo, agile e scattante, riprendendo a segnare, questa eventualità sarà argomento per diversi articoli a venire. Né si dibatte sulla realizzazione o meno da giocatore dell’ ex n. 7 rossonero, se egli cioè ricada sotto l’egida di “campione”. Fatto sta che nelle intenzioni il Milan non doveva più vendere, e lo ha fatto, nel giro di tre giorni dalla riapertura del mercato.
I milioni di Thiago e Ibra servirono per il bilancio, si disse. Dunque, dell’utilizzo di quelle risorse per ragioni non di bilancio, non è dato sapere. E il catastrofico, grottesco e inqualificabile mercato estivo sta lì a dimostrarlo. Ma tant’è, su quelle risorse non si poteva contare.
Se non altro, Galliani che disse “il Milan non è più costretto a cedere nessuno”, porta a rigor di logica ad una conclusione: non è più necessario vendere per questioni di bilancio.
Quindi, i 15 milioni di Pato sono denaro effettivo, vera moneta, moneta sonante. Come e se questa moneta verrà reinvestita, volendo logica che l’alibi del bilancio non reggerà più, lo dirà il tempo. Lo diranno i prossimi venti giorni. Le parole non troveranno più spazio. Staranno a zero.
Ezio Azzollini