Avremmo voluto raccontarvi la storia di un ragazzino di nome Emanuele che tra una partita all’oratorio con i compagni di scuola e gli allenamenti con i giovanissimi della Panormus, sognava di indossare la maglia rosanero. Un ragazzino che il Torino ha strappato senza troppe difficoltà ad una città che probabilmente non è riuscita a riconoscerne l’indubbio talento, forse perché da noi al Sud non è facile emergere se non conosci qualcuno o forse perché da noi al Sud non si è mai abbastanza pazienti con i giovani virgulti. Il piccolo Emanuele, dopo tutta la trafila con le giovanili granata, ha esordito in Serie A segnando otto minuti dopo il suo ingresso in campo. Dopo aver girovagato tra Terni e Messina, l’approdo al Pescara dove ha lasciato ottimi ricordi. Poi il Napoli e la doppia promozione dalla serie C alla serie A.
A Siena, la consacrazione, dove è diventato arciere, capitano e perfino miglior marcatore di tutti tempi con la maglia bianconera. Ad un certo punto, quando ormai credeva di chiudere la carriera nella città del Palio, è giunta una chiamata che sa tanto di una richiesta d’aiuto da parte della squadra della sua città che è ad un passo da una clamorosa retrocessione. Le sue frecce servono come il pane ad un squadra che ha estrema difficoltà a centrare il bersaglio. Nel frattempo, però, si intromette il carissimo De Laurentiis che, incoraggiato dall’aver piazzato in uscita i colpi Aronica e Dossena, chiede all’arciere di tornare a vestire la maglia azzurra come sostituto di uno che di cognome fa Cavani.
Ci sono alcune storie d’amore che seppur dopo una vita di inseguimenti, rinunce e delusioni, riescono a concretizzarsi ed avere un lieto fine. Come nelle fiabe. Non è questa la storia di Emanuele Calaiò, che ha scelto di tornare al Napoli, lasciando il Palermo al suo destino. Non l’ha fatto per i soldi, questo ve lo possiamo assicurare, dato che l’offerta era identica. Forse l’ha fatto per accontentare la moglie napoletana o forse perché preferisce chiudere la sua carriera come sostituto di Cavani, e aggiungeremmo anche di Insigne e di Pandev. Una cosa è certa. Ha perso la grande occasione della vita, forse la migliore offerta, di tornare a Palermo e lottare per difendere l’orgoglio di una città intera.