Piotr Zieliński come Ernesto Nemecsek. L’eroe silenzioso e incompreso de I ragazzi della via Paal. Un velo spessissimo di timidezza sopra una sensibilità muta e tante volte in affanno rispetto alle attese sul suo talento che la sorte gli ha dato in dote senza che nemmeno lui se ne sia mai accorto. Un personaggio pomeridiano, di quelle domeniche invernali ricolme di sospiri e interrogativi. Fredde e rintanate dentro una ritrosia piena di sfoggi e occasioni mancati. Uno più vicino alla realtà quotidiana che a quello star system dal quale non pochi calciatori di questo Napoli sono riusciti a restare lontani.

Fino a un paio di anni fa in pochi avrebbero scommesso sulla sua permanenza. Quasi nessuno che nell’annata della storia sarebbe risultato tra gli uomini decisivi. Secondo nella classifica assist dietro il compagno Kvara e insieme a pochi altri giocatori in grado di pareggiare la sua preziosa statistica. E non solo. Tutto dentro una meccanica grintosa e cosciente che a Napoli era rimasta dentro la fiducia di chi aveva visto in lui un grande giocatore, ma non ancora una personalità forte abbastanza per crollare al suolo soltanto per il sollievo finale della presa, quella vera e definitiva, di Torino che ha scritto la parola fine alla corsa scudetto. Stavolta con la cifra assoluta della felicità.

L’annata di Zieliński è stata indomita e risoluta, finalmente, come nemmeno lui avrebbe pensato ai tempi dello Zagłębie Lubin, prima che l’Udinese lo prelevasse per portarlo nel paese dove avrebbe trovato la gloria suggellata da un murale che a Quarto hanno dedicato a uno dei calciatori storici della gestione del dopo fallimento. Centinaia di presenze, tanti goal, assist e giocate da grande calciatore per un atleta che è stato il protagonista di un romanzo di formazione in cui il suo personaggio è cresciuto al pari della grande storia a cui lo stesso Napoli è andato incontro.

L’esplosione definitiva del polacco è coincisa con quella di una squadra che ha saputo conservare la sua storia passata scegliendo con cura chi avrebbe scritto quella nuova. E il centrocampista di Ząbkowice Śląskie ha trovato posto senza turbamento alcuno, se non quello della strada interiore che lo ha condotto a conquistare chi non gli aveva dato fiducia e a non tradire chi aveva continuato a credere in lui.

Ernesto Nemecsek, promosso capitano “per meriti di guerra”. Nella sorpresa e nell’invidia generali. Piotr Sebastian Zieliński, promosso dalla storia per meriti che il suo sguardo incantato verso quel mural sa con orgoglio che li deve a se stesso.