“Come ha avvolto la palla. È un goal alla Maradona. Stavolta possiamo scomodare il paragone con il più grande.”
Luciano Spalletti sul goal di Kvara contro l’Atalanta

 

Osimhen serve Kvara che proviene dalla diagonale sinistra. Dall’esterno verso l’interno, come si muovono i grandi giocatori. Movimento molto simile al goal contro la Juventus. 
Il georgiano riceve palla e si accentra verso il dischetto dell’area di rigore. È solo in mezzo a sette avversari. Tre davanti, quattro gli arrivano alle spalle. Due di questi lo affiancano lateralmente. Ma a lui basta sì e no un quarto di metro.

Uno spazio piccolissimo su cui muovere la sua meccanica di calciatore di ogni tempo. Freddo, calmo, sereno, abile, scaltro, imprevedibile ed essenziale. I tre davanti vanno giù dopo la prima finta, per poi riaversi troppo tardi rispetto a quella successiva, quando anche il portiere sembra aver ceduto alla costruzione di quell’equilibrio ingannevole. 

Kvara è fermo e il luogo geometrico della sua azione si muove intorno a lui. Un gol kvaracentrico, per una dinamica mai perturbata dai marcatori che gli si moltiplicano attorno. Fino alla conclusione che sfila in mezzo a due difensori prima che questi riescano a contrastarlo. A guardarlo bene, quel goal è un superamento del tempo. Tutto in anticipo sul senso di reazione. Un gesto che crea l’irresistibilità. Un lì per cui non c’è modo di opporgli un genere di distrazione. Una maniera di pensare e agire secondo una connessione tra pensiero ed esecuzione per cui la riflessione coincide con la conclusione. 

Il paragone di Spalletti, oltre ogni elogio, ha un fondo di verità. Argomentabile, dimostrabile. Ed è tutto affidato a quella frazione di tempo in cui Kvara lo batte, il tempo. Quando la sua lucidità collega il pensare il gesto alla sua realizzazione con una velocità ulteriore. Era una delle qualità impareggiabili proprio di Maradona. Fino a porlo sotto osservazione come un fenomeno cerebrale. La rapidità di esecuzione rispetto alla contemplazione della soluzione. C’è qualcosa che fa eccezione. È il gesto del genio.

Quello di Kvara è uno scivolamento della forza dentro il suo stesso controllo. Sprigionato e comandato al tempo stesso. La sua traiettoria sul terreno di gioco rispecchia frazione di spazio dopo frazione di spazio una soluzione disegnata al momento. Un congegno all’impronta che, viste le qualità ampiamente espresse da questo calciatore, ne scongiura ogni casualità consacrandone la volontarietà. 

Nessuno può dire cosa sia ancora in grado di fare questo calciatore. Sarebbe retorico parlare anche di maturazione, visto che si muove e pensa come un veterano del calcio. La destinazione è nel congegno che il suo talento si porta dentro. Animato e custodito dentro se stesso, ma brilla ogni volta di più.