Filantropia o razzismo? Certi della risposta, ribattiamo: "Un bianco si offende se chiamato, appunto, bianco"? Un nero, un rom, un sinti, un han, si offende se identificato con ciò che la sua razza lo connota?
Soffermandomi al titolo o a queste banali, e con piena coscienza, demagogiche affermazioni (provocazioni!), anche io ingiurierei me stesso, ma del resto, se così fosse Lev Tolstoj potrebbe essere considerato un giocherellone abusatore di antinomia.
L'argomento del giorno in tutti gli approfondimenti sportivi è la questione legata al (non) saluto tra Evra e Suarez. "Fucking black cunt", si sarebbe sentito dire la parte offesa, o forse a dirlo era Terry, poco importa, fa notizia. Basta questo.
Il razzismo è orrendo, è l'infima realtà umana, quella che porta un uomo spalle al muro ad aggrapparsi a ciò che la sociale cultura millenaria gli ha inculcato. Utilizzare il razzismo per far notizia, però è "splendido".
Proprio per questo motivo l'abitudinaria realtà sociale (quella millenaria di prima, ricordate?) propina a intervalli regolari, il solito copione di sdegno dinanzi a quello che -e qui non si scherza- è l'unico episodio annuale degno di nota.
Il tutto -e qui si sottolinea marcando più che mai- quando nello stesso giorno, si paragona il playmaker, eroe NBA dei New York Knicks Jeremy Lin, al centro Yao Ming.
Tempo. Qui qualcosa non torna! Perché un cestista californiano è paragonato a un pari ruolo cinese? L'asiatico è alto 35cm più del primo, ruoli diversi, storia diversa, squadre differenti, otto anni di differenza, nessuna affinità di gioco, alcuna similarità di linguaggio, neppure alcun parallelismo di carriera. Vuoi vedere che i paragoni che arrivano da chi oggi s'inorridisce e converte a filantropo son dovuti al fatto che Lin, da Palo Alto, sia di origini asiatiche?
Malpensanti cinici, noi che subito abbiam fatto quella che molti definiscono una semplice addizione.
Questo non è razzismo? E' sufficiente fermarci a pensare come i nostri principi di libertà e uguaglianza siano solo l'eccezione nella nostra storia per capire quanto razzismo è sinonimo d'ignoranza. Più della chiara, limpida, offesa.
Anni che la regola "europea" obbliga l'interruzione di un match per episodio razzista, ultimo il calcio rispetto ad altri sport. Match interrotti: da contare sulle dita di una mano. Provvedimenti presi in serie inferiori: da contare come gli anelli sulle dita della stessa mano.
Archiviato Zoro, si punta su Eto'o, passando per Balotelli, Ferdinand ed Evra. Tutto fa notizia e porta sdegno, poco o nulla intende le ragioni dello stesso.
Che sia possibile attuare una gerarchia di valore che annoveri al suo interno delle classi distinguibili in fisionomie, tratti o lingue è una convinzione preconcetta appartenente ad altro, non al nostro intelletto.
Di falsi moralismi, "scandali" e posizioni di virtù ne abbiamo a sufficienza; ciò che si chiede è un sospiro profondo, prima, di proferir parola.
Fabio Guzzo