Di Monia Bracciali

 

Ehi: lo vuoi conoscere il nuovo Messi? 

Lo chiedono così a bruciapelo, magari con una mail mandata in copia e a random a tutti i procuratori, che hanno l'indirizzo di posta elettronica presente in rete. Sono padri – molto spesso anche madri – convinte di aver generato un campione, sicuramente ancora acerbo, ma sul fatto che arriverà a giocare in Serie A no, non ci sono dubbi. 

E così, dietro le quinte del palco dorato del calcio di alto livello, c'è un sottobosco giovanile e di categorie inferiori dove il procuratore è chiamato a gestire l'esaltazione dei genitori per il figlio che ha più o meno talento, le ambizioni spropositate degli assistiti, la guerra con i colleghi per accaparrarsi l'emergente di stoffa buona, i capricci di presidenti e allenatori. 

 

Luca Vargiu, agente sportivo, ha provato a descrivere le ombre e il sudore di questo universo professionale discusso e sempre discutibile, pubblicando "Procuratore? No, grazie" (Mazzanti Libri). "Nessuno vuole avere a che fare con questa figura – dice l'autore spiegando la scelta del titolo – soprattutto a bordocampo. Poi però siamo i primi ad essere cercati da chi affianca i ragazzi. Per i presidenti, invece, siamo i capri espiatori di scelte impopolari, tipo il trasferimento scomodo di un tesserato. Io per primo dico "No, grazie" con l'ingresso della nuova normativa Fifa per la quale basta essere intermediari. Mi aspettavo un percorso diverso, che portasse a figure più preparate professionalmente e invece si è presa la strada inversa". 

 

Procuratori o intermediari poco cambia perchè le difficoltà per chi lavora soprattutto coi i ragazzi rimangono paradossali.

 

Ecco le dieci situazioni più assurde da gestire raccontate da Luca Vargiu.

 

1 – Strozzati dal vincolo. "A fine stagione, ogni volta, per un ragazzo era la stessa storia. In forza del vincolo sportivo la società di appartenenza gli impediva il trasferimento altrove perchè nessuna delle parti coinvolte voleva rescindere, pagando il prezzo del suo "cartellino". In un nuovo incontro, stavolta il calciatore si è presentato con un registratore e ha memorizzato la discussione. Solo con un contro ricatto gli è stato possibile diventare un giocatore libero".

 

2 – Il provino farsa. "Di recente si è rivolto a me un ragazzo iscritto a "My Best Play" per chiedermi un consiglio. Era stato chiamato a fare un provino in Grecia ma non era mai sceso neppure in campo. Dopo anni questa società gli presenta un contratto per tesserarlo, spiegando che avrebbe solo anticipato le tasse. Credo si tratti di una truffa. Il giocatore ha fatto partire la querela.

Inoltre in Emilia sono stati organizzati dei provini, al costo di 80 euro, per i ragazzi nati a partire dal 1989 fino al 2003. In caso di esito positivo la destinazione è una squadra estera. Mi sembra assurdo visto che si trattano ragazzini di dodici anni. Eppure nessuno si pone il dubbio sulla validità o regolarità della cosa".

 

3 – L'Acconto (tanto per iniziare). "Ci sono agenti che per iniziare a muoversi per conto di un giocatore, chiedono subito 500 euro a titolo di rimborso "spese". Il fatto è che non si sa di preciso cosa faccia. Al primo contatto che trova o dice di aver trovato, vincola il ragazzo e ne chiede altre 700. Non è certo questa la prassi da seguire, non si può legare nessuno con documenti che non rientrano tra quelli previsti dalla Figc".

 

4 – Mamme pronte a tutto. "Il mister me lo lavoro io". Così si mettono in azione alcune madri pur di vedere il figlio tesserato in una squadra professionistica e per questo usano ogni mezzo, corpo compreso, per convincere l'allenatore. Sono donne invadenti con la carriera dei figli e spietate, sono numerose dagli Allievi fino alla Primavera. Pur di agevolare il loro ragazzo usano tutti i mezzi che hanno a disposizione". 

 

4 – Padre consapevole. "I papà ricorrono invece al portafoglio, perchè non hanno altre armi. Il versamento dei loro soldi viene passato come sponsorizzazione ma soprattutto sono consapevoli delle mogli che si "lavorano" l'allenatore o il direttore sportivo". 

 

6 – Giocatori disposti a tutto. "Sono quelli che pagano per giocare. E poi ci sono coloro che dopo una discreta carriera, dove però non hanno mai voluto pensare al futuro, fanno di tutto per rimanere dentro il calcio e "la raccontano", vivacchiano nei club con le chiacchiere, senza competenze e costrutto. Si dovrebbe intervenire anche per educare ad una vita senza pallone". 

 

7 – L'ex calciatore nullafacente. "Riallacciandosi al discorso di prima, di ex calciatori ce ne sono tanti dentro le società professionistiche e non fanno nulla, tanto ci sono altre figure a lavorare per loro. Sono coloro che hanno vissuto di amicizie, quelli che alla prima difficoltà e protesta dei tifosi spariscono e il settore giovanile lo seguono quando si tratta di alzare trofei". 

 

8 – Ti lascio perchè voglio le scarpe di Ronaldo. "Mi mandi pochi sms". Questa è stata la scusa più assurda con la quale un mio assistito ha voluto interrompere il rapporto. Non solo, c'è stato anche chi mi ha detto "Non mi compri le scarpe che vorrei". E' accaduto con un ragazzo. Gli avevo comprato delle scarpe in ottima pelle, comodissime. Ma vogliono quelle col logo, colorate. Ci sono agenti che arrivano ai campi di allenamento, aprono il loro bagaglio ed è il paese dei balocchi. Ai loro giocatori fanno scegliere il tipo di scarpe che vogliono. Il tutto sotto gli occhi dei tuoi ragazzi che ti guardano e dicono muti: E a noi? Tu non porti nulla?". 

 

9 – Hot mail. "Nella posta elettronica i messaggi che vanno per la maggiore sono quelli dove ti vogliono presentare il nuovo Messi. Le madri invece sono le più assidue videomaker dei figli che hanno al massimo 8 anni d'età. E arrivano quasi allo stalking con le mail. La più assurda tuttavia rimane questa: "Ciao, vorrei scopare con i calciatori. Mi puoi aiutare?". 

 

10 – Il nostagico. "Ciao Luca, c'è bisogno di calciatori... Non ci sono più i calciatori di una volta".