Non si è ancora placato il polverone mediatico e sui social che è seguito al titolo del QS - Quotidiano Sportivo, “Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico”, riferito alle atlete azzurre finite quarte nella gara di tiro con l’arco alle Olimpiadi di Rio, nonostante il licenziamento del direttore del QS, Giuseppe Tassi, che proprio dal Brasile giungono nuovi spunti per ulteriori considerazioni.

Senza indugiare oltre, è chiaro che la scelta del direttore del QS sia stata infelice, per tutta una serie di ovvie motivazioni: sarebbe bello sapere quanti, sui social ma anche sui mezzi di informazione, sono abituati ad utilizzare un linguaggio ancor più colorito nei confronti di chi ha qualche chiletto in più. Mi si dirà: sì, ma io mica lo pubblico su un quotidiano a tiratura nazionale un eventuale “apprezzamento” di questo tenore. Risposta: poco importa! L’etica è sempre etica, se c’è. A prescindere dalla “potenza” del mezzo di diffusione del messaggio che si vuole trasmettere.

Succede, poi, che Federica Pellegrini, durante la notte precedente a quella di San Lorenzo, gareggi nella finale dei 200 mt stile libero, la “sua” gara. Risultato finale? Un maledetto ed inutile quarto posto, con la Pellegrini “costretta” a giustificarsi già a caldo per il risultato, dovendo schivare alcune osservazioni dei cronisti che, francamente, avrebbero fatto girare le scatole anche ad un samaritano. Figuriamoci ad una atleta che ha preparato questa gara per tanto tempo e con tanti sacrifici, al di là di ogni retorica.

Cosa fa “la rete”? Semplice! Giù badilate virtuali contro l’atleta azzurra, perché, a giudizio del competente pubblico di Facebook e Twitter - gente che ha la collezione di medaglie nella propria stanzetta - la Pellegrini, negli ultimi anni, si è dedicata di più a “fare pubblicità”, allo spettacolo, al business personale, piuttosto che ad allenarsi. E questo nella migliore delle ipotesi. Tralasciamo, per amor di patria, tutto il filone di critiche relativo al fatto che è fidanzata con Filippo Magnini, altro azzurro che ha deluso, con annesse allusioni alla dose di “ginnastica” extra che i due fanno in coppia. Commenti da frustrati: come se “quelle cose” fossero ad esclusivo appannaggio di chi ha una bellezza statuaria, mentre “noi altri” fossimo costretti a vita monacale. Suvvia, mi verrebbe da ridere se non fosse che c’è da piangere.

Se avessi letto una grande quantità di osservazioni tecniche, di critiche alla prestazione sportiva, ai metodi di allenamento e quant’altro di inerente l’attività agonistica di Federica Pellegrini, non avrei assolutamente accennato a proferire verbo. Ma siccome per fare questo genere di osservazioni è necessario essere preparati e documentati e, per farlo, bisogna investire tempo (e parecchio, anche), mi sono ritrovato soltanto a leggere osservazioni superficiali, gratuite e vuote.

Ricapitolando il ragionamento del fruitore medio dei social, siccome Federica Pellegrini è una bellissima ragazza, che sta con un ragazzo altrettanto bello, entrambi hanno (anche) il privilegio di potersi svegliare la mattina e fare “per lavoro” lo sport che amano sin da quando erano bambini, se per caso sbagliano una gara alle Olimpiadi, ho il diritto di dirne di cotte e di crude, di emettere sentenza sulla loro vita privata. Tanto sono belli, cosa vuoi che gli importi se getto, anche io, il mio carico di letame.

Probabilmente è vero, Federica Pellegrini se ne infischia di certi discorsi, conosce bene i rischi di fare questo lavoro: se continui a vincere sei “la Dea”, altrimenti raccogli solo critiche e insulti.
Come se la sensibilità fosse una questione che risponde a canoni estetici, in pochi giorni abbiamo assistito a due comportamenti agli antipodi da parte dell’opinione pubblica: il “dagli all’untore” contro il direttore del QS, reo di aver qualificato, servendosi del loro aspetto fisico, le tre atlete azzurre impegnate nella gara di tiro con l’arco, a cui è seguita la messe di critiche gratuite alla Pellegrini. Tanto lei è alta e bonda, con gli occhi azzurri, cosa vuoi che se ne freghi.

È sin troppo ovvio dire che se una cosa viene scritta dal direttore di una testata a tiratura nazionale ha un peso, mentre se viene affidata ai social da parte del “pinco pallino” di turno, ne ha un altro. Quello di cui si è voluto disquisire, in questa sede, è il feedback dell’opinione pubblica che "assiste" a questi teatrini: se ci si indigna, giustamente, per il “cicciottelle” affibbiato alle atlete del tiro con l'arco, perché ci si serve dei medesimi canoni estetici, utilizzati in contrapposizione al primo caso, per “massacrare” Federica Pellegrini?
Le reazioni a questi “eventi” dovrebbero essere dettate da un metro, non dico uguale e identico, ma quantomeno simile; dovrebbe essere un po’ come una livella, non inclinabile a piacimento, a seconda delle occasioni.

Certo, la stessa Federica Pellegrini si è lasciata trasportare dalle emozioni del momento ed ha regalato ai social (leggi qui) un post all’interno del quale non ha mancato di attingere a piene mani dal cesto delle banalità: la rabbia e la tensione accumulate la giustificano, seppure parzialmente. Cosa che non si può dire di chi, per pressappochismo e superficialità, emette giudizi universali sulla vita di chicchessia, mosso per lo più da invidia.

Troppo facile essere solidali con chi sentiamo a noi più vicino, più simile.

Tu sei bello e ti tirano le pietre.
Tu sei brutto e ti tirano le pietre.
E il giorno che vorrai difenderti vedrai
che tante pietre in faccia prenderai!
Sarà così finché vivrai Sarà così...

(“Antoine” - Pieretti, Ricky Gianco)