I nomi che circolano per il mercato dell’Inter riguardano una serie di elementi che, se alla voce “anagrafica” è possibile accomunare tutti sotto la categoria under-25, come “prescritto” dalla nuova linea dirigenziale, è altrettanto evidente che presentano un discriminante che consente di suddividerli in due grandi gruppi: italiani e stranieri. Benché la questione "nazionalista" appassioni poco, pochissimo, chi scrive, è innegabile che al primo gruppo appartengono i vari Berardi, Bernardeschi, con Caprari già preso e lasciato a Pescara per la prossima stagione, senza dimenticare Candreva che, però, va per i 30 anni, mentre al secondo appartengono Joao Mario, Rabiot, Lucas Lima e Gabriel Jesus.

Ciò che appare alquanto anomalo è l’assenza di un nome che, almeno nelle ultime due sessioni di mercato, è stato accostato ai colori nerazzurri: ci riferiamo, ovviamente, a Manolo Gabbiadini, 25 anni il prossimo novembre, attualmente in forza al Napoli.

Italiano, talentuoso, con ancora margini di miglioramento e rientrante fra la categoria degli under-25 che la nuova proprietà pare aver messo come paletto inderogabile nella valutazione dei calciatori sui quali fare investimenti di una certa onerosità.
Il profilo dell’attaccante ex Sampdoria sarebbe perfetto, oltre che per i motivi sopra menzionati, anche per ragioni strettamente tecnico-tattiche.

Ipotizzando che Mancini, per come emerso sia dalla stagione scorsa che, soprattutto, dai movimenti di mercato, sia orientato ad utilizzare principalmente due sistemi di gioco, il 4-2-3-1 ed il 4-3-3, un eventuale arrivo di Gabbiadini troverebbe proprio nella natura di questi due moduli, che richiedono attaccanti esterni in grado di garantire un generoso apporto in fase difensiva, oltre ad una costante pericolosità nell’area avversaria.
Di non minore importanza, anche le qualità tecniche che si richiedono all’esterno offensivo: a Gabbiadini non fanno certo difetto, senza dimenticare la balistica con cui è capace di calciare in porta e che ne fa uno dei migliori attaccanti nel campionato italiano proprio su questo fondamentale.

Senza voler tediare oltre chi legge, snocciolando i numeri, la media-gol e quant’altro offerto dalla statistica, mi limito ad immaginare un tridente Perisic-Icardi-Gabbiadini, supportato da un centrocampo che abbia in Banega e Kondogbia gli elementi imprescindibili, assieme ai quali far ruotare gli altri, magari anche quel Joao Mario che, al di là dell’Europeo tutt’altro che esaltante disputato, non è di certo elemento cui difettano tecnica e visione di gioco.

A Mancini spetterebbe, poi, il compito di far coesistere il tutto, potendo sfruttare Perisic, destro naturale, a sinistra e Gabbiadini, mancino purosangue, a destra, invertendoli di tanto in tanto per creare nuove soluzioni, imprevedibili per l’avversario di turno.
Per chi dovesse storcere il naso al cospetto di una collocazione così defilata tatticamente, seppur centrale nel progetto, di Gabbiadini, mi limito a ricordare che alla Sampdoria giocava proprio così, largo sulla fascia, con Okaka centravanti, libero di sprigionare la propria corsa ed il proprio sinistro.

La sensazione è quella che Gabbiadini possa piacere molto anche a Mancini, attratto da questa tipologia di calciatore, forte fisicamente e bravo tecnicamente, oltre che intelligenti nell’interpretare le varie situazioni di gioco, offensivo e difensivo che, di volta in volta, si presentano. Senza indugiare oltre in merito alla voglia di imporsi che Gabbiadini avrebbe, dopo le tante panchine sotto il Vesuvio.
Gabbiadini, inoltre, sarebbe utilizzabile, all’occorrenza, anche come vice-Icardi: particolare di non poco conto nell’economia di una stagione che si preannuncia piuttosto lunga ed impegnativa, con l’impegno dell’Europa League da onorare al meglio.

Ci sarebbe da convincere De Laurentiis, sempre restio a cedere i propri gioielli alle rivali “nazionali”: un investimento pesante sul cartellino, al pari di quello ipotizzato per Berardi, potrebbe però far vacillare anche i propositi del Presidente partenopeo, magari facendo leva proprio sulla volontà del calciatore, disegnando per lui un ruolo centrale nel progetto Inter.